INTERVISTA

Musica, Cassi: «Debutto al San Carlo di Napoli»

Giulio A. Bocchi

Tra le figure musicali indispensabili a portare in scena un'opera, alla quale poi, però, non partecipano, almeno in modo diretto (salvo qualche eccezione), quella del Maestro del Coro è probabilmente la più rilevante.

Parma, con i suoi talenti, ha dato una considerevole impronta in questo settore e il bussetano Fabrizio Cassi si inserisce bene in questa tradizione.

Dopo sette anni e mezzo al Teatro Petruzzelli di Bari, Cassi è stato chiamato al San Carlo di Napoli, dove proprio oggi parteciperà alla sua prima prova, per poi rappresentare «I vespri siciliani» di Giuseppe Verdi il 21 gennaio, con la regia di Emma Dante e la direzione dell'ungherese Henrik Nánási.

Maestro Cassi, com'è stata l'esperienza a Bari?

«Dopo sette anni e mezzo chiudo una parentesi meravigliosa della mia vita in un teatro che è cresciuto in una città fantastica con della gente accogliente che ha riconosciuto l'impegno del mio lavoro. Un ringraziamento va al sovrintendente Massimo Biscardi e a tutti i suoi collaboratori e soprattutto al Coro per la serietà del lavoro e per la qualità delle persone che lo compongono. Abbiamo affrontato tutti i repertori, dalla musica contemporanea, con dei pezzi scritti appositamente in prima esecuzione, alla lirica e alla sinfonica più disparate».

In questi sette anni com'è evoluto il rapporto con il Petruzelli?

«È stato un teatro che ha percorso alcune vicissitudini e abbiamo avuto molte modifiche in corso: si è sempre cercato di mantenere un'identità e un colore del suono del Coro che tutti stanno riconoscendo. Spero che questo rimanga».

E il rapporto con il Coro?

«Sicuramente è stato importante il feeling che si è instaurato tra il Coro e me. Ci sono persone di grande cultura musicale che mi hanno dato un ottimo feedback che ci ha permesso di affrontare difficili brani di musica contemporanea anche con pochissimi giorni di prova. La loro qualità ha permesso di ottenere dei bei risultati. L'organico ha avuto delle trasformazioni in base a quelle che sono le questioni ministeriali, ma sono riuscito ad avere un Coro giovane e questo ci ha permesso di affrontare il lavoro con un grande entusiasmo. È una Fondazione lirica giovane e si è beneficiato di questo entusiasmo in tutti i reparti del teatro».

E adesso?

«Mi aspetta un "teatrone" di grande tradizione. Il Petruzzelli dopo l'incendio si era un po' fermato, il San Carlo è sempre stato un teatro che ha funzionato. Questa nuova avventura è un po' una sorpresa, ma vado in un teatro e in una città di grande tradizione musicale, dove transitano grandi cantanti. Cercherò di portare l'entusiasmo che ho avuto in tutti questi anni a Bari».

Come sarà iniziare proprio con Verdi?

«Entrerò in gioco con "Peppino", è un segno del destino. Credo di essere il secondo maestro del coro parmigiano, dopo Marco Faelli, ad andare al San Carlo».