POVERTA'

Emporio solidale, sempre di più le famiglie che chiedono aiuto

Antonio Bertoncini

Il supermarket della solidarietà ha vissuto in prima linea le festività natalizie per rispondere ai bisogni primari delle quasi duemila famiglie che sono clienti fissi dell’Emporio Solidale, dove alla cassa non entrano soldi né carte di credito, ma solo i punti della tessera.

E quelli che bussano alla porta sono in continuo aumento: «Non mi piace usare la parola “povertà” – esordisce il presidente Maurizio De Vitis – preferisco parlare di bisogno, di fragilità, di difficoltà perché evocano il diritto ad una risposta».

«Non abbiamo ancora la misura degli effetti che potrebbero derivare dalle scelte politiche di mutamento dei meccanismi di aiuto, ma quel che è certo è che le famiglie che vengono da noi sono in continuo aumento», dice De Vitis.

Ne sono riprova le cifre snocciolate dallo stesso De Vitis: «Nel 2023 – spiega – il numero delle famiglie sostenute dall’Emporio ha oscillato fra le 1680 e le 1830, con una tendenza in aumento nel secondo semestre. Purtroppo è lunga anche la lista di attesa, che ora raggiunge le 300 famiglie nuove richiedenti, ma non possiamo in alcun modo sforare i 2000 accessi, altrimenti faremmo un cattivo servizio. Quello appena trascorso – aggiunge il presidente – è stato un Natale molto impegnativo, ma ricco di soddisfazioni anche per i volontari. Grazie alla risposta positiva delle aziende del territorio e di privati cittadini abbiamo avuto gli scaffali pieni, e siamo riusciti a fare fronte ad una pacifica invasione che è durata fino a Capodanno. La settimana prenatalizia ha registrato un migliaio di accessi. In sostanza abbiamo assicurato colazione, pranzo e cena a 350 persone».

I numeri si dilatano se si leggono su una scala più ampia: l’Emporio serve seimila persone, che effettuano 45.000 spese all’anno; consumano 180.000 colazioni e 360.000 pasti al mese, anche se per fortuna non tutti vivono a carico del supermarket solidale.

Per parte di loro l'Emporio è l’integrazione ad una base di parziale autonomia. A questo – puntualizza il presidente – si aggiungono un migliaio di pacchi alimentari consegnati a domicilio l’anno scorso a persone impossibilitate a venire: è un bisogno che si è manifestato all’epoca del Covid attraverso il portale di emergenza del Comune e che trova risposta grazie alla collaborazione spontanea di Ancescao ed altre associazioni.

C’è poi il capitolo dei profughi ucraini: sono ora un centinaio le famiglie che entrano in Emporio, meno della metà di inizio guerra.

«Nel 2022 – spiega ancora De Vitis – grazie ad una rete sempre più ampia di aziende produttive del territorio e alle donazioni pervenute, abbiamo erogato generi alimentari per un valore di circa sei milioni di euro, e nel 2023, stimiamo una crescita fra il 10 e il 15%. L’Emporio è oggi capofila di un progetto con il Centro Agro Alimentare, che porta 200 tonnellate di frutta e verdura, che in parte arrivano sui nostri scaffali, e in parte vengono distribuiti ad altre associazioni che operano a favore delle famiglie».

I volontari attivi che fanno funzionare la struttura regalando il loro tempo libero sono 150, con una presenza media giornaliera di 35 persone in servizio fra trasporto, confezionamento, allestimento degli scaffali, cassa a punti, accoglienza e addetti al tesseramento, operazione delicata svolta con molto rigore per selezionare le famiglie aventi diritto.

E De Vitis guarda anche al futuro prossimo: «Contiamo molto sulla prevista apertura di un tavolo fra istituzioni e associazioni per rispondere in modo integrato a chi è in difficoltà. Inoltre - continua - promuoveremo una raccolta fondi per l’acquisto di una sede per l’Emporio, soluzione economicamente vantaggiosa per l’intera comunità e, grazie al contributo della Cena dei Mille, allestiremo una nuova cella frigorifera che si aggiungerà a quella esistente e ci consentirà di attuare una più efficace lotta allo spreco, che rientra nella nostra missione».

«Tutto questo – conclude il presidente dell'Emporio – non sarebbe possibile se non avessimo tanti volontari, le istituzioni al nostro fianco, e soprattutto i contributi determinanti di Fondazione Cariparma e delle aziende del territorio, che ci aiutano sempre con molta generosità».

Antonio Bertoncini

Samira: «Senza questo aiuto non vivremmo»

Samira (il nome è di fantasia) è una signora di circa 50 anni che viene dalla Tunisia, vive da anni a Parma con il marito, che ha dei problemi, e due ragazze che frequentano il liceo.

Con il carrello pieno e munita di tessera si avvicina alla cassa dell’Emporio Solidale tenendo in mano un barattolo di sottaceti: «Quanto costa?», chiede. «Due punti», risponde il cassiere. «Allora lo rimetto sulla scaffale - dice ancora Samira - perché non me lo posso permettere».

Al cassiere, che lo fa passare lo stesso, la donna spiega il perché: vivono a Parma in quattro, pagano un affitto da 500 euro come e quando possono, non hanno più luce e gas. Samira aspetta sempre una chiamata per un lavoro saltuario che arriva sempre meno spesso, il marito lavoro non riesce a trovarne, e le figlie studiano con ottimi risultati, vivendo delle fotocopie dei libri dei compagni. Ma piangono perché sanno che dopo il liceo ci sarà solo un lavoro qualunque.

La famiglia fatica ad andare avanti: «Non possiamo che dire grazie all’Emporio – spiega la donna al cassiere – io sono già entrata e uscita quando abbiamo conquistato un po’ di autonomia, ma oggi viviamo solo di questo e i punti mensili vanno per forza centellinati. Ecco perché anche un barattolo di giardiniera fa la differenza».

A.B.