Allarme furti

Il racconto di un'altra degente: «Anch'io derubata in Urologia»

Michele Ceparano

Quando sulla Gazzetta di lunedì ha letto il racconto della donna di 55 anni derubata di oltre duemila euro nel reparto di Urologia del Maggiore, la rabbia è tornata a salire. Una 48enne ha perciò contattato il nostro giornale per raccontare di essere stata anche lei vittima di un furto, nello stesso reparto, a metà dicembre. Nella disavventura la 48enne è stata, però, più fortunata e anche più rapida ad accorgersi di essere rimasta vittima del malvivente. Ha, infatti, bloccato subito le carte che le sono state portate via e, malgrado abbia perso i documenti, è stata alleggerita «solo» di sessanta euro in contanti che aveva nel portafoglio. Un bilancio che non edulcora, comunque, la gravità dell'episodio.

«Entrata nel pomeriggio, sono stata messa in una stanza con un'altra paziente che, intorno alle 19, ha ricevuto la visita di sua sorella - racconta -. Io, invece, sono uscita dalla stanza qualche minuto per chiedere un'informazione al personale. Al mio rientro mi hanno detto che un uomo - descritto come non giovane, basso, corpulento e con la pelle olivastra («identikit» simile a quello dell'autore del furto successivo, ndr) - era venuto a farmi visita». La 48enne perciò chiama subito suo fratello per chiedergli se, se per caso, fosse passato lui. Alla risposta negativa, «ho avuto un brutto presentimento e ho aperto l'armadietto dove tenevo la borsa - continua -. Dentro non c'era più il portafoglio, in cui avevo sessanta euro e varie carte di credito». Bloccate subito queste riuscendo a limitare i danni, la 48enne, che ha sporto denuncia al posto di polizia dell'ospedale, si chiede perché «la porta anticendio, tra l'altro vicinissima alla mia stanza, sia sempre stata aperta o accostata» e se «la telecamera prima dell'ingresso funziona». Nonostante la disavventura (in cui, come ha detto, «ho potuto comunque apprezzare la professionalità della caposala») non perde il senso dell'umorismo, anche se la sua battuta ha un retrogusto amaro. «Siccome il giorno dopo non mi hanno potuto operare per lo sciopero degli anestesisti e sono stata dimessa - conclude -, diciamo che sono stata ricoverata qualche ora solo per farmi rubare il portafoglio».

Interviene l'ospedale

Interpellato sull'episodio il direttore dell'Azienda ospedaliero-universitaria Massimo Fabi, stigmatizzando quanto successo e aggiungendo che verranno aumentati i controlli e fatte le dovute verifiche, ha ricordato che «l'attenzione alla sicurezza di operatori e pazienti in tutti gli ospedali e strutture della nostra provincia è sempre molto alta». Fabi aggiunge che «le presenze di pazienti ricoverati ogni giorno arrivano quasi a 900 persone, senza contare i familiari e i visitatori, in un periodo di allentamento del distanziamento legato alla pandemia. Ogni giorno sono dunque migliaia le persone che gravitano qui».

Ha, inoltre, spiegato che «solo per gli investimenti (convenzione con istituti di vigilanza, telecamere e sistemi di allarme) spendiamo circa un milione all'anno». Al termine da Fabi anche un invito ai pazienti: «Non portate con voi molto denaro».