La gazza ladra

Coruzzi alla Lucarelli: «Cara Selvaggia, non ci vergogniamo»

Mauro Coruzzi

Cara Selvaggia, anzi carissima, immagino che poco ti adombri l’ennesima mia, ma il tuo «vergognatevi» rivolto al mio quotidiano, la Gazzetta di Parma, (dico mio perché ho cominciato nel ’74 a fare il traghettino in redazione …) , mi ha profondamente deluso. So che non te ne tange manco di striscio, ma ci sono rimasto male, anzi malissimo, per via che avrei preferito un «vergognati» rivolto a me e non al giornale intero, che semmai ha la «colpa» o il «merito» di aver ritenuto pubblicabile ciò che ho scritto relativo alla vicenda di Matteo Mariotti sulla quale tu hai semplicemente richiesto «trasparenza» ed io, guarda che coraggio , mi sono rivolto alle tue richieste, ritenendole inopportune e fuori luogo, parere motivato da una raccolta fondi non obbligatoria e platealmente volontaria da parte degli amici di Matteo, sulla quale non vedo il motivo di chiedere un «approfondimento». Insieme alle mie non certo illuminanti considerazioni, mi pare di capire che t’abbia fatto disturbato l’elenco, quasi un allegato al pezzo, in cui mi sono dedicato con perizia che tu sai essere veritiera, di come il tuo modo di metterti in luce, peculiarità che hai come nessuna, sia soggetto ad una serie di comportamenti reiterati, in cui il tuo essere permalosa e competitiva ti metta nella condizione di «social addicted», insomma devi avercela con qualcuno, possibilmente ogni giorno e su qualsiasi sia l’argomento o la persona individuata come «bersaglio». Si, è stata una dose bella carica di cattiveria, la mia, ma non mi sono inventato nulla.

La tua onniscienza non pare prevedere nemmeno una seppur minima imperfezione sull’ignorato o male assortito tra i temi che tirano, secondo te, più di altri. Il giornale per cui scrivo, da ben cinquant’anni, compreso questo appena iniziato, non ha da vergognarsi di nulla, e la prossima volta se ci sarà di un contenzioso, prenditela con me: io non ho paura del tuo approccio né ti temo, perché sono un tuo fan, leggo da tempo immemore ciò che scrivi ( tu manco ricorderai di quanto ti fossi stupita quando ti dissi di un tuo post , che mi piacque moltissimo, nel quale descrivevi come a tavola, riempivi il piatto di pasta col formaggio in busta, che più che grattugiato, se ne usciva a tocchetti), ma non puoi pretendere devozione assoluta o «trasparenza», quelle le riservo solo a Mina, come da protocollo di un anziano e malandato cultore di un divismo tale perché come tale si manifesta anche nell’assenza.

Sentitamente tuo,

Mauro Coruzzi