Intervista
La comicità di Paola Minaccioni a Parma: «Monologo “senza veli” per cuori coraggiosi»
È diretta Paola Minaccioni: è «felice, felicissima di venire a Parma» dove sa che il pubblico del teatro, sempre «folle e affamato», ben conosce la Compagnia Orfeo che firma lo spettacolo «Stupida Show! Paola Minaccioni Special» (domenica ore 21 Teatro al Parco).
Signora Minaccioni, conosciamo Carrozzeria Orfeo dalla comicità irriverente, fa ridere ma intanto ti graffia. Ci domandiamo come sia nato questo vostro connubio.
«Sono sempre andata a vedere tutti gli spettacoli di Carrozzeria Orfeo, da “Thanks for vaselina”, sono una loro fan. Quando Gabriele Di Luca mi ha proposto il monologo, ho pensato che poteva essere molto bello per me ingenerare nel pubblico la sensazione di divertimento e di catarsi che si creava in me da spettatrice. Da lì, si è costruito insieme il progetto».
Un progetto condiviso, dunque.
«Gabriele ha scritto questo monologo di “Stand up comedy”, poi ci siamo confrontati sulle mie esigenze. Chiaramente io stessa ho un'identità comica, un certo tipo di esperienza teatrale e quindi dovevamo trovare una via di mezzo tra il mio stare in scena e il linguaggio, la comicità di Gabriele. Penso che l'abbiamo trovata, posso dirlo ora che siamo alla ventesima replica, se non di più».
Come è lei in scena?
«Parlo in prima persona, sposo il racconto di Gabriele in cui vi sono molti punti di vista, molte situazioni che mi calzano a pennello, anche a livello emotivo. Diciamo che io ero lo strumento giusto per questo racconto che tratta “senza veli” il tempo che passa, la menopausa, i rapporti uomo-donna, la difficoltà ad accettare di non avere figli oppure la difficoltà ad averne; le persone con cui ti devi confrontare, i luoghi comuni, i social, il femminismo, la solitudine, la morte... Sono tutti temi di cui parlo, come in un flusso di coscienza».
Sono temi nella vita di tutti. Il pubblico si identifica, ride?
«Allora, il pubblico all'inizio si sorprende. Poi si libera e, quando capisce che queste sono le regole del gioco, ride, si diverte tantissimo, si identifica anche tanto. Nell'arco narrativo del testo c'è anche un momento molto emotivo: ebbene, le dico che alcuni spettatori sono venuti commossi a ringraziarmi che li avevo fatti piangere... che alla fine di uno spettacolo comico è buffo. Ma pure bello».
Lei ha una carriera lunga e ricca. Spesso ci ha fatto ridere. Cos'è che fa ridere lei, invece?
«Intanto i grandi comici mi fanno ridere: Peter Sellers e Ricky Gervais, i nostri Checco Zalone, Ficarra e Picone, Lundini e la Fanelli, ovviamente Paola Cortellesi. Ma mi fa ridere molto l'essere umano: osservare le contraddizioni e le complessità degli esseri umani offre spunti in continuazione. Quindi questo è il mio teatro preferito».
Si definirebbe una persona allegra nella vita?
«Non so se sono allegra. Sono molto solare, sono positiva. Allegra non lo so. Però sono fiduciosa. L'allegria, come la felicità, è un momento passeggero. Mentre l'atteggiamento nei confronti della vita è una costruzione di sé, quindi un punto d'arrivo. Insomma, è una cosa complicata!».
A proposito di quel che si vuole nella vita, di recente ha espresso un bel pensiero: vorrebbe che fosse più facile adottare i bambini.
«Sì, è un'esperienza che abbiamo vissuto in famiglia, con l'arrivo di una nipote, che ora è una ragazzina e poi è arrivato anche il fratello. Sono stata travolta dalla potenza e ricchezza di emozioni che ci ha portato. Da lì ho pensato a quanti bambini avrebbero bisogno di essere salvati - e vediamo la situazione internazionale! - a quanti bambini si potrebbe dare una famiglia, un futuro, lo studio. Invece è tutto così complicato. Bisognerebbe mettere in primo piano i bambini».
Lei adotterebbe, se potesse?
«No, ma solo perché sono grande di età. Però intendo in futuro contribuire in modo più concreto a questa riflessione».
Intanto qui lo abbiamo fatto. Invece, un messaggio al pubblico di Parma?
«Allora: preparatevi perché questo è uno spettacolo - come dice il nostro autore - per cuori coraggiosi. Credo che il teatro sia uno dei posti più vivi e veri in cui possiamo sentirci complici di un'esperienza, quindi non vedo l'ora di condividere insieme a voi un'ora e mezzo di risate, di vita, di riflessioni».
Mara Pedrabissi