Intervista
Riccarda Casadei: «Così mio padre inventò “Romagna mia”»
Secondo Casadei e un inno alla sua terra: così «Romagna mia» celebra nel 2024 i «primi» settant’anni. E saranno tante le iniziative per festeggiare questa canzone che è conosciuta in tutto il mondo: proprio per questo abbiamo intervistato Riccarda Casadei, figlia di Secondo e paladina della divulgazione della musica da ballo romagnola.
Come è nata «Romagna mia», la canzone scritta da suo padre?”
«È nata casualmente: mio padre si recava due volte all’anno con la sua orchestra a Milano per le incisioni alla Voce del Padrone e Columbia, dove incidevano ogni volta 12 brani per i 33 giri di allora. Nel 1954, dovendo completare l’album, visto che il dodicesimo brano non riusciva bene poiché il solista di sax aveva dei problemi alla gola, avendo sempre con sé due o tre brani di riserva, per l’occasione, tirò fuori quel valzer che teneva già da qualche tempo nel cassetto, per ogni evenienza: “Casetta mia”, dedicata alla sua adorata, modesta villetta di Gatteo Mare. Il direttore artistico Dino Olivieri ascoltò il motivo: gli piacque e suggerì di dargli un titolo di più largo respiro, “Romagna mia”, sapendo quanto era grande l’amore di Secondo Casadei per la sua terra. Mio padre fu subito d’accordo, comprendendo l’importanza del suggerimento ed entusiasta la incise con le voci di Fred Mariani, che la interpretò insieme ad Arte Tamburini con grande sentimento.
Quando fu eseguita per la prima volta?
«Certamente fu eseguita in orchestra, in una delle tantissime serate nelle varie balere, nei giorni seguenti. Da allora entrò a fare parte del repertorio come brano fisso, perché era sempre richiestissima, addirittura più volte in una stessa serata».
Qualche aneddoto legato al suo successo?
«Il babbo Secondo, poco dopo l’uscita del brano, raccontava di essersi reso conto della popolarità della canzone sentendola cantare dal garzone del lattaio, dal muratore sull’impalcatura, dagli studenti che prendevano il treno. La gente l’ha amata spontaneamente fin da subito, portandola in giro per il mondo e facendola propria, ognuno dedicandola alla sua terra d’origine. Anche la popolarissima Radio Capodistria diede una bella spinta a “Romagna mia”, inserendola nei suoi programmi e trasmettendola più volte al giorno. Le diverse orchestre la inserirono nel loro repertorio, portandola in giro per tutta la penisola, e l’arrivo contemporaneamente dei juke-box completò il suo lancio. Tutti i turisti italiani e stranieri che soggiornavano sulla Riviera romagnola non mancavano di acquistarne il disco e di metterlo in valigia, così come chi si trasferiva all’estero. Nel tempo è stata interpretata ed incisa da tantissimi cantanti e artisti, e chi viene in Romagna non manca mai di farle un omaggio, come il nostro caro amico Jovanotti, ammiratore di mio padre e della sua musica, che ci regala ogni volta la sua versione cantandola e ballandola nei suoi megaconcerti nella nostra terra. Anche Papa Giovanni Paolo II aveva una grande simpatia per questa canzone e non solo si univa al coro dei gruppi alle udienze in San Pietro (facendo cantare “Polonia mia, Polonia in fiore!”), ma come aveva dichiarato in alcune sue interviste sui giornali, la “canticchiava” anche da solo nei momenti meno impegnativi.
Perché è diventato, negli anni, l’inno della Romagna?
«Non sappiamo esattamente quali siano gli ingredienti del suo grande successo e popolarità. È una canzone che fa breccia subito, entra nel cuore della gente di qualsiasi età e luogo, poiché ognuno la fa sua come se parlasse della propria terra. Io e la mia famiglia siamo rimasti veramente commossi da questo immenso e spontaneo tributo di affetto della gente colpita dall’alluvione nel maggio scorso, orgogliosi che “Romagna mia”, incisa nel 1954, sia diventata non solo un modo per sottolineare lo spirito indomito che caratterizza da sempre la nostra terra, ma anche un inno alla speranza. In quella nostalgia, in quella voglia di tornare a casa, c’è tutto il sentimento della gente che vuole tornare alla normalità degli affetti, alla sicurezza delle sue abitazioni. Il grande Ennio Morricone una volta ci disse che “Romagna mia” nella sua semplicità è un piccolo gioiello: ammirava Secondo Casadei perché era un compositore spontaneo, uno spirito libero, che catturava le note che erano nell’aria e che provenivano da tutto il mondo concentrandole nelle sue creazioni. Questo per me fu un grandissimo onore».
La canzone è finita nel repertorio di tanti artisti italiani e stranieri.
«Dopo mio padre, che la suonava con il suo violino in orchestra, la eseguirono fin da subito le orchestre che prima di allora l’avevano deriso poiché nell’immediato dopoguerra era l’unico a suonare la musica tradizionale romagnola, affrontando un durissimo periodo in cui grazie alla sua tenacia e forza fu l’unico a tenere duro e a riportare nel cuore della sua gente l’amore per la nostra musica e per questo fu chiamato “l’uomo che sconfisse il boogie”. Poi la misero in repertorio tanti artisti e cantanti, da Claudio Villa a Raffaella Carrà, e l’hanno cantata Fabrizio De André, Francesco Guccini, Iva Zanicchi, Fiorello, Gianni Morandi, Laura Pausini, Renzo Arbore, i Nomadi, solo per fare qualche nome. E tra le interpretazioni ricordo anche Gloria Gaynor, i Deep Purple e il grande Luciano Pavarotti la cantava con gli amici durante le cene. In seguito, dopo la sua scomparsa, l’orchestra lanciatissima dall’ormai famoso nipote Raoul, ne fece il suo fiore all’occhiello.
Per i 70 anni quali sono gli eventi in programma?
«Anche se dobbiamo ancora avere delle conferme, possiamo anticipare che ci saranno tanti eventi in Romagna e non solo. C’è già stato un meraviglioso concerto a Cesena che ha coinvolto la grande orchestra del Conservatorio Maderna/Lettimi, dove “Romagna mia” e altri brani sono stati suonati in chiave sinfonica in un’emozionante performance con 40 giovani allievi. Certamente le sarà dedicata più di una festa a Gatteo Mare, capitale del liscio, paese in cui è nata questa canzone, in cui nell’arco di tutta l’estate si può ascoltare la nostra musica dal vivo, con le migliori orchestre ed i più validi solisti. La “Notte del Liscio” certamente farà il suo omaggio a “Romagna mia”, insieme quest’anno alla Notte Rosa, dedicata ai festeggiamenti di questa canzone e del liscio. E poi un grande evento a Savignano sul Rubicone, paese in cui mio padre si è stabilito dal dopoguerra in poi (e dove noi siamo rimasti), una serata al prestigioso “Ravenna Festival”, un altro evento a Bertinoro in luglio, a Forlì una grande kermesse in settembre, e poi ancora tante sorprese. Sarebbe nostro desiderio che tutta la Romagna, e non solo, festeggiasse l’eccezionale compleanno di una canzone che è l’ambasciatrice positiva della nostra terra nel mondo».