La polemica

Martorano vuole il bus: «Troppi migranti in strada, servono luci e marciapiedi»

Pierluigi Dallapina

Arrabbiati e nelle ultime ore anche delusi dall'ultima proposta del Comune: niente collegamento bus con la città, costerebbe troppo, ma al suo posto abbonamenti per i richiedenti asilo che così potranno muoversi liberamente. Abbonamenti a prezzo ridotto che il Comune pagherà a Tep e poi distribuirà gratuitamente ai migranti. «Scelta incomprensibile, i migranti per prendere il bus dovranno continuare a percorrere una strada pericolosa, poco illuminata», si lamenta un abitante.

Non sono tanti i residenti di Martorano, ma ciò nonostante hanno intenzione di tornare a far sentire la loro voce. Per dire cosa? Di non abbandonare la loro piccola frazione, rimasta senza quei servizi chiesti, anzi, pretendono da decenni (bus in primis e poi marciapiedi e illuminazione stradale).

Ma c'è anche dell'altro: chiudere quel centro di accoglienza aperto oltre cinque mesi fa in via temporanea che sempre più ha tutta l'aria di diventare un presidio fisso. «Abbiamo paura», confessa una coppia di residenti che si è rivolta alla Gazzetta. «Abbiamo sentito delle urla».

Lunedì mattina un paio di parlamentari Pd, Ilenia Malavasi e Matteo Mauri, si sono presentati a Martorano, insieme ai rappresentanti del «Tavolo asilo e immigrazione». La loro richiesta al Governo è secca e semplice: chiudere il centro, perché si tratta di una struttura inadeguata.

Strada pericolosa

Enrico Cavalca, residente da 23 anni a Martorano, torna a battere su un punto: «Alla frazione manca un collegamento autobus con la città. Sono anni che lo chiediamo eppure non è mai stato fatto nulla». Lunedì, in consiglio comunale, l'assessore alla Mobilità, Gianluca Borghi, ha spiegato perché Martorano non avrà il bus: «Due coppie di corse giornaliere, per 300 giorni, costerebbero 120mila euro più Iva». Troppo. Quindi meglio sottoscrivere abbonamenti calmierati con Tep e poi distribuirli ai migranti.

Ma così, dicono i residenti, il problema rimane. «Dal centro di accoglienza alla fermata del bus, che è in via Emilia, i migranti devono percorrere diversi chilometri lungo una strada senza marciapiedi e non illuminata. Ci sono troppe persone che camminano lungo questa strada in cui le auto sfrecciano. Spesso camminano mettendosi uno di fianco all'altro, ma così il rischio di un incidente è altissimo. Soprattutto di notte e quando c'è nebbia».

Anche Novella Verti, altra residente di Martorano, si concentra sulla pericolosità della strada provinciale. «Più di una volta ho incrociato macchine che hanno sbandato per non investire i migranti diretti in via Emilia per prendere il bus. Se la frazione fosse collegata alla città dall'autobus saremmo tutti più contenti. In caso contrario, si proceda almeno a mettere in sicurezza la strada che raggiunge la via Emilia. Servono marciapiedi e illuminazione».

Maria Federica Ubaldi (Civiltà parmigiana), lunedì in consiglio aveva sollevato il tema della mancanza del bus e della lontananza della fermata della linea 23: «Dalla frazione è necessario camminare 28 minuti lungo una strada extraurbana». Non proprio due passi.

Le urla nella notte

«Abbiamo sentito urla molto forti, spaventose, purtroppo non è la prima volta», racconta un residente che preferisce rimanere anonimo. «Siamo persone oneste - continua la moglie in tono concitato - che si sono costruiti la casa con tanti sacrifici. Non ci meritiamo di vivere nella paura. Qua si fa accoglienza sulla pelle degli altri». Le urla nella notte fra lunedì e martedì però sarebbero più che altro i rumori legati all'arrivo a Martorano di cinque migranti sbarcati a Genova.

Rosalino Cirri, combattivo presidente del comitato Gruppo unito anno uno (Guau), è drastico: «Il centro di accoglienza va chiuso, perché lì non si fa un'accoglienza degna di questo nome».