Diario dei fiori

Mauro Coruzzi: «Nonno Eros “batte” un imbolsito Gladiatore»

Mauro Coruzzi

Ci mancava solo il maxi tamponamento sulla A 12 di ieri mattina: ok che s’è verificato tra Rapallo e Chiavari, direzione Livorno (anche se, si sa, la rima lo pretende «A Levante o a Ponente succede di frequente») con i trattori nei dintorni di Sanremo per dar voce alla protesta degli agricoltori, ma allora tanto che s’era in trattative, perché non mettere in scaletta di serata un «L’uva fogarina» del Duo di Piadena (uno dei due non c’è più, purtroppo...) ma semmai si poteva ricorrere a farli diventare «Tali & Quali» Cirilli e Paolantoni, oppure invitare Louiselle, canterina che dalla sua ha ben tre brani a tema: «La vigna», «Il cacciatore», con l’inciso indimenticabile «la colpa è del tordo, il tordo che tarda…» e l’imperitura «Andiamo a mietere il grano». Chissà se John Travolta, simpatico come uno schiaffo al buio che non sai a chi ridarlo, ha mai sentito questo motivetto italico, certo è che l’ha messo in pratica visto che la sua falce ha tranciato via dal bilancio del Festival 200.000 cartoni, per carità, per 10 minuti, Qua Qua Dance compreso (avesse saputo che la figlia del grande attore Tyron Power l’ha cantata con un «agricolo» ora ottantenne di nome Albano non avrebbe acconsentito), salvo poi non firmare la liberatoria per poter far poi rivedere lo sketch (ci pensiamo noi a farlo John, tranquillo Tony Manero di una volta...) senza dire delle scarpe, in realtà assai ordinarie, con il sospetto che metterle corrispondesse ad un’astuta manovra promozionale (bisogna dare al Travoltone delle info sulle vicende Chiara Ferragni coi social l’anno scorso e poi tutto quello che è venuto fuori dopo, tra pandori, uova di Pasqua, biscotti, bibite gassate, lui a confronto è un principiante).

Mentre Teresa Mannino, «co-co» di Ama, dà dello «sfigato» al quinquennale direttore artistico e conduttore, (ma «povero» Ama, già che c’ha cornetti antisfiga ovunque) al quale noi che «Siamo ragazzi di oggi, pensiamo sempre all’America» va invece rivolto un peana di gaudio per averci riportato in Italia Eros Ramazzotti quarant’anni dopo il semi-coatto di allora, quello di «Terra promessa». 1984: sono a Sanremo, accompagno un amico, il grande Luciano Tallarini, editor, ideatore delle fantastiche copertine dei vinili di Mina, Vanoni, Pravo, e, in quel caso, consigliere di stile e immagine per quel giovanottone alle prime armi ma belloccio assai. Ha addosso una t-shirt bianca, niente di che, ma Tallarini ha un’ideona di quelle geniali che vengono una volta e poi mai più: «Ma se gli aprissimo un po' la maglietta gli togliamo un po' di tessuto sul collo, così lo rendiamo ancor di più Eros con un po’ di visibile pelo sul petto virile, quanto basta...». E che Eros sia un gran figo anche oggi che ha dribblato i 60 e che è pure nonno, lo abbiamo visto ieri sera, molto ma molto più attraente di quell’imbolsito Russel Crowe, che più dello «Scatenate un inferno» dovrebbe pregare «Scatenate un anti colesterolo»!!!