TERREMOTO
Il geologo Storti: “Scosse frequenti ma non intense, niente allarmismo”
Immaginate un mazzo di carte.
Se lo spostiamo sopra un tavolo, la carta alla base, che ne consente la traslazione, è assimilabile alla faglia principale. Tuttavia, durante il movimento, anche alcune carte all’interno del mazzo potranno scorrere l’una sull'altra. Più o meno così funziona l'attività sismica che si sta verificando nel nostro territorio. Non è, infatti, possibile attribuire ad una singola faglia la genesi dello sciame sismico in atto, perché - proprio come le carte del mazzo - quando nel sottosuolo sono presenti più faglie ravvicinate, se ne muove, tipicamente, più di una.
A spiegarlo è Fabrizio Storti, docente di Geologia strutturale all'Università di Parma, intervistato dalla «Gazzetta di Parma» per comprendere meglio i movimenti sismici e ciò che sta accadendo nelle ultime ore dal punto di vista geologico.
Cosa sta succedendo a Parma e provincia in questi giorni?
«Per un geologo non sta succedendo niente di strano. Le scosse che si stanno verificando sono le testimonianze che l'Appennino è una catena attiva e viva. Si tratta della dimostrazione della sua vitalità, che si manifesta ciclicamente in attività sismica. Quindi in rilasci di energia sismica, terremoti e sciami sismici che possono durare qualche giorno e anche più. Fortunatamente, in questo caso non abbiamo avuto grandi rilasci di energia, ma tanti piccoli terremoti, che si localizzano tutti in un'area piuttosto ristretta».
Niente di nuovo per il nostro territorio, giusto?
«Abbiamo uno storico legato alla documentazione, come i registri delle chiese, per esempio, che raccontano di terremoti che sono accaduti in passato. Poi c'è uno storico geologico che va indietro di milioni di anni. Sappiamo che l'Appennino cresce alle spese del mare Adriatico. La città di Parma è sul fronte dell'Appennino, quindi sotto la città la catena finisce. Nel tempo, le ghiaie e le sabbie portate dal Po e dai suoi affluenti hanno ricoperto le strutture più esterne. Se togliessimo queste ghiaie sotto vedremmo una pila di scaglie tettoniche. È normale, dunque, che queste faglie “scricchiolino” un po'».
In tutti questi anni, i terremoti sono cambiati?
«Nel 2020, per esempio, abbiamo avuto una crisi sismica tra Collecchio e Montecchio in una fascia più vicina alla città, adesso, nel 2024, tra Langhirano e Fornovo in una fascia più interna. Significa che è cambiata la posizione degli epicentri, cioè si è attivato un settore diverso nel sottosuolo. Quelli degli ultimi giorni sono terremoti con faglie che si spostano con un movimento inverso, quindi si tratta di quello che, tecnicamente, viene definito un sovrascorrimento. Si sta muovendo, in sostanza, la base dell'Appennino, la faglia più profonda. Le faglie inverse causano l’impilarsi scaglie crostali fin sotto la città, con formazione di pieghe che sono mascherate dai depositi più recenti della Pianura Padana.
Per capire meglio cosa sta succedendo, immaginiamo un mazzo di carte, se lo spostiamo sopra un tavolo, la carta alla base, che ne consente la traslazione, è assimilabile alla faglia principale. Tuttavia, durante il movimento, anche alcune carte all’interno del mazzo potranno scorrere l’una sull'altra. Più o meno così funziona l'attività sismica che si sta verificando nel nostro territorio. Nella lunigiana, per esempio, i terremoti hanno una cinematica opposta a questa, perché le faglie abbassano la crosta. Nel nostro territorio, quindi, la catena cresce, mentre sul Tirreno scompare».
Alla luce di queste trasformazioni, in base alla sua esperienza e seguendo la storia del nostro territorio, è possibile fare pronostici e capire cosa accadrà?
«La peculiarità del geologo è quella di sapere dove possono avvenire i terremoti, ma sfortunatamente non quando. Siamo riusciti a capire i criteri delle strutture geologiche, abbiamo capito perchè si generano le faglie, qual è il contesto grazie alla tettonica delle placche, ma non siamo in grado di fare delle previsioni per sapere “quando accadrà”. Siamo, quindi, inermi rispetto a quando verrà il terremoto. Dalle analisi storiche, però, le magnitudo che hanno caratterizzato gli eventi sismici di questo territorio e queste faglie non sono così drammatiche. Abbiamo avuto terremoti significativi, ma sempre nell'ambito del “moderato” e questa è una fortuna. Andando a guardare il passato, quindi, speriamo che tutto vada a scemare».
130 scosse in tre giorni, però, non sono tante?
«Sono tante ma piccole. Finché sono di questa entità significa che sono le faglie che ci stanno “parlando”. Ci comunicano che si stanno muovendo, delicatamente. Delicatamente perché nel territorio di Parma e provincia le faglie si muovono con una velocità piuttosto bassa, circa un millimetro e poco più all'anno, verso direzione nord-est. Questo ci dice perchè i terremoti avvengono, per fortuna, con periodi di rilascio molto lunghi. E poi, sono meglio tante scosse piccole che una molto forte, che potrebbe mette in difficoltà il territorio e i suoi edifici».
A proposito di edifici, quelli di Parma e provincia come reagirebbero a una forte scossa di terremoto?
«Patrimoni storici di grande valore come la città di Parma hanno una vulnerabilità maggiore negli edifici. Quindi magnitudo importanti creerebbero anche danni importanti. Siamo inermi davanti dal punto di vista dell'attesa del terremoto. Però possiamo contrastare gli effetti costruendo in maniera antisismica. Che significa spendere di più e capire dove è più conveniente costruire o meno per gli effetti di sito. Sul ciclo sismico non è possibile intervenire, ma possiamo costruire le nostre infrastrutture, come strade, edifici, dighe, ponti, in modo tale da non essere messe in crisi da un evento sismico. Fino alle magnitudo massime che conosciamo, per ogni settore del nostro Appennino. Pensiamo agli edifici del Giappone, con magnitudo 9.1 i grattacieli di Tokyo hanno sì ondeggiato, ma sono rimasti in piedi. Nella nostra vita, avremo a che fare spesso con i terremoti, dobbiamo sapere come comportarci quando accadono».
Ecco, allora: ci troviamo all'interno di un edificio e sentiamo il terremoto. Quali sono i consigli pratici che può dare su come comportarsi adeguatamente e in modo sicuro?
«In caso di terremoto è importante non farsi prendere dal panico e agire, il più possibile, con tranquillità. Anche se sappiamo tutti che è più facile a dirsi che a farsi. A livello pratico, ad esempio, se quando sentiamo la scossa siamo in casa, è bene ripararsi sotto qualcosa di robusto, come un tavolo o una trave portante. Non bisogna precipitarsi verso le scale e non si deve usare l'ascensore. Certo, quando ci troviamo nel bel mezzo di un terremoto non è sempre semplice agire lucidamente, per questo è importante, nelle scuole o nei luoghi di lavoro, svolgere alcune prove di evacuazione, per avere bene in mente qual è la procedura di sicurezza e attuarla nel momento di emergenza, in maniera corretta.
Quindi, in sostanza, sta dicendo che dobbiamo imparare a convivere con i terremoti?
«Sì, dobbiamo sviluppare una cultura della convivenza con il terremoto in un territorio, come il nostro, che sta crescendo. La nostra catena montuosa è giovane geologicamente parlando, cresce e continuerà a farlo a una velocità di qualche millimetro all'anno. Per cui a noi sembra di vivere in un mondo statico, più o meno il panorama che vedremo nel corso della nostra vita sarà sempre lo stesso. Però, quando la scala del tempo si dilata e diventa geologica. Il paesaggio, invece, cambia eccome. Questa variabilità, il clima che cambia, i terremoti, le eruzioni vulcaniche fanno parte della vita del Pianeta, delle sue dinamiche interne, delle sue relazioni con il Sistema solare».
Ritorniamo a quanto sta accadendo nel nostro territorio: bisogna preoccuparsi?
«È legittimo preoccuparsi perchè il terremoto è un evento improvviso, che l'essere umano sente di non poter controllare, gli sfugge. La tettonica ci spiega come funziona questo fenomeno, ma non ci permette di fare previsioni. Ad esempio, il recente terremoto di magnitudo 4.2 è moderato, ma si percepisce e quindi è chiaro che è fonte di preoccupazione.
Anche tutte le procedure attivate dopo questi ultimi sciami sismici hanno carattere preventivo, cioè sono in preparazione a una eventuale futura scossa. Gli effetti delle ultime scosse sono stati nulli e, ribadisco, lo storico geologico di questo territorio mostra terremoti moderati, con magnitudo che superano di poco i 5 gradi della scala Richter.
Speriamo, quindi, che tutto prosegua il suo corso e vada scemando. Se l'attività sismica rispecchia l'andamento del passato, con scosse sì frequenti, ma di bassa intensità, allora questo recente sciame sismico non deve destare alcun allarme».
Anna Pinazzi