Verso Como-Parma
Il doppio ex Marco Parolo «gioca» per noi il big match del Sinigaglia: «Crociati, affidatevi alle ripartenze. E occhio a Strefezza»
La costante di un Parma che segna (e spesso vince) oltre il novantesimo propizia un dolcissimo flashback: lo sguardo fisso sul pallone di Marco Parolo e un missile scagliato su punizione che l'estremo difensore del Milan, Gabriel, non vede partire e nemmeno arrivare. E il Tardini che, per quell'entusiasmante 3-2, rischia quasi di venire giù. Un'emozione che in Parolo non è mai svanita. «Qualche mese fa, proprio in occasione della ricorrenza dei dieci anni di quella partita, mi hanno girato il video del gol con tanto di telecronaca: incredibile, se penso al boato dello stadio sento ancora i brividi addosso» rivela alla «Gazzetta di Parma» quello che, peraltro, è il doppio ex del big match Como-Parma.
Due squadre che hanno segnato altrettante tappe importanti per la sua carriera: Como, gli inizi e l'apprendistato; Parma, il momento della consacrazione dopo l'esplosione» a Cesena.
«Due club e due piazze che mi sono rimaste nel cuore. E sono contento di vedere entrambe ai vertici del campionato cadetto. Una, il Parma, credo sia la più seria candidata alla serie A; l'altra, il Como, può giocarsi le sue carte fino in fondo. Sabato sarà davvero una bella sfida».
Chi vede favorita tra le due?
«Il Parma ha qualche sicurezza in più, dettata anche dal momento, mentre il Como è alle prese con il primo vero momento di appannamento da quando c'è Fabregas. Il ko di Palermo suona come un piccolo campanello d'allarme: indica che bisogna trovare qualche soluzione nuova».
Quindi dice Parma?
«Sì, vedo leggermente favoriti i crociati. Del resto, le caratteristiche di questo match si sposano bene con la filosofia del Parma: una squadra che gioca, abilissima nelle ripartenze e che tende a sfruttare la velocità dei suoi attaccanti».
Per il Parma, in questa stagione, ben dieci punti sono arrivati oltre il novantesimo: che cosa significa?
«Che la squadra ha uno spirito, indomito e battagliero, non comune. A questo aggiungiamo poi la mentalità e l'esperienza del suo allenatore. La scelta di puntare su Fabio Pecchia è stata a mio avviso determinante quando, dopo il primo anno di B che non era andato secondo le aspettative, la società è corsa ai ripari, apportando qualche correttivo al progetto tecnico iniziale. Pecchia ha saputo dare il giusto equilibrio, ha permesso al Parma di calarsi nella realtà di questo campionato».
Cosa la colpisce del Parma?
«Ha tanti giovani costruiti nel tempo: è un vantaggio non di poco conto. Sono arrivati qui nelle stagioni precedenti: hanno preso confidenza con l'ambiente, ne conoscono pregi e difetti, hanno acquisito maturità. Prendi gli esterni: Man e Mihaila avevano fatto vedere qualche guizzo anche in serie A, ma allora erano ancora acerbi. In B, questi due giocatori, hanno un “motore” che fa la differenza. La qualità in mezzo al campo, poi, non si discute: Sohm ha una forza fisica impressionante. Anche lui ha avuto una crescita enorme: in serie A era un jolly, ma piuttosto grezzo».
La classifica attuale rispecchia i valori reali?
«Guardi, parto proprio dal Como: ha giocatori importanti e l'arrivo di un giocatore come Strefezza conferma le ambizioni di una proprietà forte e solida. Stanno investendo molto sul settore giovanile e la stessa scelta di Fabregas era, a mio parere, programmata da tempo. Il Venezia ha un allenatore, Vanoli, che ammiro molto. Il Palermo ha grande fame: con l'entusiasmo che si respira in quella piazza, può spiccare il volo».
Parolo, parliamo un po' di lei: cosa sta facendo di bello in questo momento?
«Commento le partite su Dazn: mi diverto molto. E nel frattempo sto completando il corso di allenatore, per ottenere il patentino Uefa Pro. Vedremo se nel mio futuro ci sarà la possibilità di allenare. Intanto i primi di marzo, proprio per seguire le lezioni del corso, tornerò a Collecchio: dopo tanti anni, non vedo l'ora. Sarà una grande emozione».
Allora Parma le è rimasta nel cuore?
«Sono molto legato a Parma: una città a misura d'uomo, che ti lascia vivere. Mi piaceva girarla in bicicletta, andare al parco. E poi si mangia bene: prima dovevo stare più attento, adesso posso anche concedermi uno strappo alla regola (ride, ndr). Con un progetto importante, sarei rimasto qui ancora tanti anni. Ma poi le cose andarono diversamente».
Resta però il ricordo di una qualificazione in Europa conquistata sul campo. E lei ci mise la firma, con 8 reti belle e preziose.
«Sì, in effetti fu una stagione abbastanza prolifica per me sul piano realizzativo. Il Parma aveva un sistema di gioco che permetteva gli inserimenti da dietro, esaltando quindi le mie caratteristiche: Cassano veniva fuori molto spesso, Amauri liberava gli spazi davanti. Un'annata davvero speciale: c'era una perfetta sintonia tra squadra e allenatore».
Donadoni. Possiamo dire sia stato un punto di riferimento per lei?
«A me e ai miei compagni Donadoni ha saputo trasmettere una mentalità vincente. Esternamente non dà a vederlo, ma il mister ha un carisma incredibile: a lui devo sicuramente molto, gli sono grato».