Terremoto

Le scosse non si fermano: trema la Val Baganza

La tregua dello sciame sismico è durata meno di quattordici ore. Dopo le sei scosse della notte, la più forte di magnitudo 2.5 con l’epicentro situato a circa cinque chilometri da Felino, la mattina e il primo pomeriggio di ieri hanno concesso una sosta anche ai pennini dei sismografi, che hanno ripreso a oscillare alle 16,04 circa con una nuova scossa di magnitudo 3, percepita dalle persone, soprattutto ai piani alti degli edifici.

Un breve sussulto che si aggiunge ai terremoti di magnitudo superiore o uguale a 3 della lunga scia sismica avviata il 7 febbraio scorso con circa duecentosettanta eventi.

La zona interessata dalle scosse di ieri è la Val Baganza dove si raccordano i limiti amministrativi dei comuni di Felino, Terenzo e Langhirano. Dopo l’avvio dello sciame concentrato nei primi giorni sul versante della Val Parma, poco distante dal capoluogo di Langhirano, nei giorni successivi ad essere interessata è la zona della Val Baganza, con maggiore ricorrenza di eventi fra Marzolara, Cella di Palmia, San Vitale e Tordenaso.

Rispetto alla frequenza dei terremoti avvenuti nella prima settimana dello sciame, in questi ultimi giorni gli eventi si stanno diradando, però con sussulti percepiti come quello di ieri, che però non hanno causato, come del resto i terremoti dello sciame, danni a cose o a persone. Tuttavia, la reiterazione degli eventi tellurici continua a suscitare preoccupazione fra le persone per una catena di eventi che sembra non avere fine. La sorgente dei terremoti, cioè l’ipocentro, si mantiene in una zona ben definita, localizzata a una profondità di circa 20 chilometri, tranne poche eccezioni. Il terremoto di ieri, di magnitudo 3, registrato dalla sala sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica di Roma, si è originato a una profondità di circa 18 chilometri, con l’epicentro equidistante di sette chilometri da Felino, Langhirano e Calestano e nove da Sala Baganza, Lesignano Bagni, Terenzo e Fornovo Taro. I sismi di ieri hanno prodotto diverse magnitudo, che hanno oscillato da 1.7, 1.9, 2.2, 2.5 e, appunto, 3. Una variabilità di energie rilasciate nel sottosuolo che, al momento, rientrano nelle caratteristiche dello sciame sismico.

Una dinamica conseguente a quella che si sta manifestando in profondità, con tensioni prodotte fra le superfici di accavallamento tettonico, con spinte orientate verso nord-est. Un quadro che, più in generale, rientra nel contesto della fase edificatoria dell’Appennino, iniziata alcuni milioni di anni, che ha prodotto e sta producendo l’effetto di una rotazione antioraria, che migra a una velocità stimata di uno-due millimetri l’anno.

E anche i terremoti di questo sciame, come altri prodotti in passato, confermano la vivacità dell’Appennino. A ricordarlo, è l’incisione nell’architrave della chiesa di San Vitale Baganza, che ricorda la sua distruzione a seguito del terremoto del 4 luglio 1834, riedificata nel 1841.

Valentino Straser