Il ricordo delle amiche
«Alessandra Ollari, chi era davvero»
Ora che la scomparsa di Alessandra Ollari assume una più tragica definizione, accertata la sua morte con il riconoscimento dei resti rinvenuti lungo via Sidoli, due sue care amiche intendono ricordarla.Silvia Capellazzi e Paola Boni, messe in contatto dall’inchiesta per via dei rispettivi numeri salvati nella rubrica telefonica della Ollari, non si erano mai conosciute.
Incontratesi nel desiderio di un confronto, si erano lasciate con la promessa di rivedersi in tre, confidando nel ritrovamento di Alessandra.
«La scomparsa, denunciata il 29 giugno, era appena stata resa nota, quando Paola ed io - racconta Silvia - ci siamo date appuntamento in una galleria commerciale. C’erano quaranta gradi, acuiti da quella situazione surreale. Parlando di Alessandra, abbiamo tracciato il medesimo quadro, da subito d’accordo sul fatto che non fosse affatto una persona schiva, ma anzi vitale e affettuosa. Inoltre non credevamo all’allontanamento volontario. Ma il nostro maggior stupore era stato apprendere che avesse un compagno. Non solo ci aveva taciuto la relazione, ma insisteva nel farci credere di abitare a Calestano e non a Parma. Nascondeva questa convivenza».
Il legame tra Silvia e Alessandra era nato da bimbe, nei mesi spensierati trascorsi al mare, quando l’estate significava vacanze e risate. Poi si erano riabbracciate tra i corridoi del liceo classico Romagnosi.
Durante l’intervallo, Silvia faceva capolino dalla sezione C e Alessandra dalla A.
«Alla maturità - continua l’amica d’infanzia - prese sessanta sessantesimi. Del resto lei era bravissima in tutto: precisa, puntuale, affidabile. Aveva frequentato le medie al conservatorio Arrigo Boito. Infatti aveva il pianoforte in casa, nella graziosissima villetta dove andavo a trovarla a Calestano. I suoi genitori, Elvira e Mario, erano molto cari e protettivi con lei. Abbiamo continuato a frequentarci negli anni dell’università: a Economia prendeva tutti 30 e lode. Quanti viaggi indimenticabili insieme. Le piaceva anche venire dai miei parenti a Firenze: era socievole, affettuosa, curiosa di tutto. Seguendo gli interessi legati agli studi classici, visitavamo monumenti e musei. Adorava camminare, percorreva tragitti lunghissimi. Il suo pane erano i libri: arrivava da via d’Azeglio a casa mia, dietro al Duomo, carica di fotocopie. A mia mamma Marzia, che le ha sempre voluto bene, era affezionatissima: a volte veniva giù da Calestano solo per portarle un presente. Alessandra non era affatto timida: al mio matrimonio era salita sull’altare a leggere un passo delle Scritture. In seguito si era dedicata molto ad accudire i genitori malati. Con il passare del tempo, avevamo diradato i contatti. L’avevo incontrata nel 2017: mi aveva raccontato di aver avuto tante vicissitudini, disse che viveva a Calestano e lavorava in uno studio di sole commercialiste donne a Parma. Nell’ottobre del 2022, quando ho saputo che l’avevano trovata semi assiderata, dopo esser scappata di casa per aver scoperto il tradimento del compagno, provai a chiamarla senza risposta. Il mio grande rammarico, adesso, è non aver saputo prima che abitava a Parma, a poche centinaia di metri da me: forse avrei potuto salvarla».
Paola Boni ha condiviso con Alessandra Ollari il percorso universitario alla facoltà di Economia dell’Ateneo di Parma. «Ci siamo incontrate al penultimo anno. Lei aveva grande facilità nello studio e nell'affrontare gli esami. Però, dopo la morte della mamma si era un po’ abbattuta. Credo si sentisse persa. Mentre assisteva la madre in ospedale, andavo a farle compagnia, anche solo qualche ora. Aveva dovuto portare da sola un fardello impegnativo. Nonostante cercassi di convincerla a dare gli ultimi due esami che le mancavano alla laurea, purtroppo finì per rinunciare. Sapendola sola, la raggiungevo spesso a Calestano. Dal 2015-2016 non aveva più voluto che andassi. Ci sentivamo comunque per telefono e non mi preoccupavo più di tanto. Non ho mai saputo, fino alla sua scomparsa, che avesse un compagno. Me l’aveva sempre nascosto. E pensare che avevamo un rapporto bellissimo. L’Alle era molto solare, aperta, buona con le persone. Quando ho avuto dei problemi mi è stata tanto vicina. Piuttosto, questo sì, aveva grande difficoltà a chiedere aiuto. Cercavo di spiegarle che non c’è niente di male ad affidarsi agli altri quando si fa fatica. Invece lei riusciva sempre a sdrammatizzare le proprie difficoltà, ridendoci anche un po’ su. Aveva sempre una buona parola per tutti. Guardo gli ultimi messaggi e fatico ancora a credere non ci sia più. Gli ultimi risalgono a fine 2021. Poi da marzo 2022 non sono più riuscita a mettermi in contatto con lei. Alle manca tanto: era una persona d’oro».
Claudia Olimpia Rossi