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Asili nido e scuole materne, Parma è la più cara dell'Emilia

Pierluigi Dallapina

Parma ha un poco invidiabile primato: quello di essere la città emiliana con le rette degli asili nido e delle scuole dell'infanzia più alte. Guardando le tariffe pubblicate sui siti dei vari Comuni, si ha la conferma: Reggio Emilia, Modena e Piacenza sono più economiche. Ad esempio, se in città la retta massima per il nido è di 663 euro, a Piacenza il massimo che una famiglia può pagare si ferma a 290 euro al mese.

La differenza di prezzo con le altre città emiliane si assottiglia, ma la forbice resta sempre ampia, come si sono rese conto le tante famiglie che nelle scorse settimane hanno iscritto i figli o al nido o alla scuola materna (ora chiamata scuola dell'infanzia). Famiglie che, in più occasioni, hanno iniziato a protestare, come si legge nelle loro lettere inviate in redazione. Proteste che però non porteranno ad alcuno sconto.

L'assessora Caterina Bonetti (Servizi per l'infanzia) ricorda che solo chi ha un Isee sopra i 50mila euro pagherà oltre 660 euro di retta per l'asilo nido e che circa la metà delle famiglie con figli al nido o alla materna sono nella fascia di mezzo, cioè con tariffe più basse. E poi ci sono quelli che, a causa delle condizioni economiche o pagano il minimo o pagano zero. Questa però non è una peculiarità di Parma: tutte le città coinvolte nel confronto prevedono rette su misura in base all'indicatore Isee di ogni famiglia.

Esiste un caso particolare ed è quello di Piacenza: qui le scuole materne pubbliche non sono comunali bensì statali. Risultato: le famiglie pagano i pasti consumati e non una vera e propria retta come accade altrove.

Il caso Parma

Le tariffe massime e minime sia per i nidi che per le materne sono rappresentate nella tabella in alto, ma è utile dare qualche spiegazione in più. Partiamo con gli asili nido. La retta massima di 663 euro è pagata da chi ha un Isee sopra i 50mila euro o da quelle famiglie che pur non essendo residenti a Parma iscrivono il proprio figlio in un servizio della fascia 0-3 anni della città. Sempre per quanto riguarda i nidi, le rette viaggiano tra i 393 e i 554 euro per chi ha un Isee compresa fra i 26 e i 36mila euro. Chi ha un Isee di poco superiore ai 6mila euro ha una retta super scontata di 75 euro.

Passando in rassegna le scuole dell'infanzia si scopre che la retta massima (314 euro) viene pagata da chi presenta un Isee sopra i 36mila euro oppure da chi è residente fuori città.

L'assessore

«Certo, la tariffa massima, soprattutto per quanto riguarda i nidi, è alta, però è anche quella che ci permette di applicare la tariffa più bassa a chi è in difficoltà economica», spiega l'assessora. «Il problema è sempre e solo uno, i soldi. Il costo vivo di ogni bambino al nido è di 1.000 euro, quindi è chiaro che la retta pagata dalle famiglie, anche la retta massima, non copre il costo sostenuto dal Comune».

Bonetti poi sposta l'accento sul dato politico. «Sono contenta che il Governo abbia introdotto incentivi per il secondo figlio, però ha tolto gli aiuti a chi di figli ne ha solo uno. Poi ricordo un annuncio del tipo “nido gratis per il secondo figlio all'asilo”. Da allora, da parte del Governo, non ho visto nulla di concreto».

Resta un punto. Perché a Parma si paga di più che altrove? Su questo Bonetti non azzarda ipotesi, limitandosi a far notare che «ogni Comune fa sistema a parte, ad esempio Reggio ha le fondazioni che investono nei servizi educativi, mentre Piacenza ha tante statali e una grossa convenzione con i privati».

A proposito di convenzioni: «Per le scuole dell'infanzia abbiamo siglato un accordo con le paritarie per calmierare le tariffe. Vedremo a dicembre se avrà anche raggiunto l'obiettivo di ridurre le liste d'attesa».

Le «curve» Isee

Rette alte, ma non al massimo per tutti. Qui l'assessora fa alcune precisazioni. «Nel 2022, per i nidi - rivela - solo l'11% delle famiglie pagava la retta massima, mentre il 16% pagava o nulla o il minimo. Il 58% aveva un Isee tra i 7 e i 26mila euro». In questi casi la retta non supera i 230 euro.

«Per quanto riguarda le scuole dell'infanzia - continua - il 21% delle famiglie, sempre nel 2022, pagava il massimo, avendo un Isee sopra i 36mila euro, mentre il 18% o non pagava o pagava il minimo. Il 51% degli iscritti aveva una retta attorno ai 200 euro».

Per le famiglie con l'Isee più alto, da diversi anni il privato ha prezzi che possono competere con il pubblico. Il Comune non pensa di reintrodurre il quoziente familiare, «anche perché esiste già una serie di riduzioni», puntualizza l'assessora, che ammette: «Sarebbe bello poter garantire a tutti il miglior servizio a prezzi bassi». Ma alla fine è sempre questione di soldi.