I PRIMI RISCONTRI DELL'AUTOPSIA

Alessandra, nessun segno evidente di violenza sul corpo

Georgia Azzali

Più di tre ore su un corpo aggredito dal tempo. Eppure ci sono ancora tanti punti interrogativi su cosa sia accaduto ad Alessandra Ollari, perché quel cadavere in avanzato stato di decomposizione non restituisce certezze. Per ora.

Omicidio? Morte per cause naturali? Una risposta netta sembrerebbe azzardata al momento, anche se non sarebbero emersi segni evidenti di violenza. Già in base al sopralluogo del 2 febbraio scorso, quando il cadavere era stato ritrovato in via Sidoli, si può tuttavia ipotizzare che la morte possa risalire al periodo in cui Alessandra è scomparsa, il 29 giugno. E da ottobre c'è un fascicolo aperto per omicidio volontario a carico di ignoti. Sul cadavere, così come previsto, sono stati effettuati vari prelievi dai quali si potrà verosimilmente avere certezze sulle cause della morte. Da valutare anche eventuali patologie concomitanti di Alessandra, 53 anni, che stava vivendo un periodo di grande fragilità psicologica. Così come un altro aspetto che potrebbe rivelarsi fondamentale è quello se la morte sia avvenuta lì, in quell'area verde tra via Sidoli o via Zoni, oppure il corpo sia stato trasportato in una fase successiva, benché l'ipotesi di uno spostamento sembrerebbe abbastanza inverosimile considerando che la zona è circondata da condomini e a lato scorre una strada trafficata.

Dopo l'autopsia di ieri, condotta dal medico legale Donatella Fedeli e a cui hanno preso parte i consulenti Nicola Cucurachi (per Ermete Piroli, compagno di Alessandra) e Luca Tomassini (per Franca e Rossella Ollari, le cugine), saranno necessari ulteriori accertamenti, tra cui anche gli esami tossicologici. E forse verranno nominati anche altri specialisti. I 60 giorni stabiliti per il deposito della relazione da parte del medico legale paiono destinati ad allungarsi.

Su quel prato forse da mesi, perché ormai il corpo non restituisce più nulla dei suoi tratti. Eppure nessuno si è accorto di nulla, finché un cane ha trascinato il suo padrone tra quelle sterpaglie. Poveri resti, ma non era stato necessario effettuare l'esame del Dna per arrivare a un nome. Alessandra era stata identificata grazie agli indumenti, alla borsetta e ad alcuni effetti personali che erano stati ritrovati, tra cui un mazzo di chiavi. La maglietta scura, i jeans e anche un vecchio paio di scarpe che indossava il giorno della sua scomparsa, il 29 giugno scorso: vestiti e accessori descritti nella denuncia di scomparsa presentata dal compagno, Ermete Piroli, il giorno successivo ai carabinieri di Calestano. Ed era stato lui a riconoscere nelle foto che gli investigatori gli avevano mostrato nei giorni scorsi gli oggetti e gli effetti personali della donna.

Il nome, l'unica risposta tragicamente definitiva. Tutte le altre domande restano aperte.