PARMA
Bar San Marco: i Morelli passano il testimone
Ne ha viste di tutti i coloro la famiglia Morelli in oltre mezzo secolo vissuto dietro il banco del bar San Marco in via Abbeveratoia: ma come tutte le avventure, anche questa lunga vicenda umana si appresta a scrivere la parola «fine». Infatti nel mese di marzo la gestione passerà in altre mani.
Correva l’anno 1971, quando Aramis Morelli, insieme alla moglie Alba Bertolini, rilevò l’esercizio dal precedente titolare, Eugenio Bigliardi: «Allora - ricorda Lancillotto Morelli - il San Marco era un bar di quartiere come tanti, qui di fronte non c’era l’ingresso dell’ospedale, c’era solo il cancello per l’uscita dei funerali. C’era una sala biliardo, si giocava a carte, si viveva vendendo caffè dalle 5 di mattina alle 2 di notte, ma c’era anche una vasta clientela di studenti universitari. Dopo l’Istituto tecnico, a 17 anni, mi sono aggregato ai miei genitori nella gestione, che è rimasta sempre familiare. Nel 1987, mio padre ha lasciato e sono diventato titolare, con mia moglie Lucia Ghizzardi come coadiuvante».
Nel frattempo in via Abbeveratoia le cose stavano radicalmente cambiando, con l’apertura del monoblocco e con il nuovo ingresso dell’ospedale. Così il San Marco si trasformò da esercizio di quartiere a bar di servizio: «E’ stata una nuova avventura - afferma Lancillotto - nei primi tempi portavamo persino il caffè alle mamme che assistevano i bambini in chirurgia pediatrica. Il bar divenne un crocevia quasi obbligato per chi usciva da una notte di assistenza in ospedale come per chi festeggiava una nascita, ma anche per centinaia di studenti italiani e stranieri. Fra i nostri clienti ci sono stati medici, infermieri, primari come i professori Cocconi, Roncoroni, Bobbio, Delsignore. Da qui sono passati anche Orietta Berti, Iva Zanicchi, Fred Buongusto di passaggio dal Maggiore, e quasi tutte le domeniche diversi giocatori del Parma Calcio, che facevano la passeggiata in via Abbeveratoia prima di andare a pranzo da Cocchi».
Ma fra i tanti clienti abituali, Lancillotto ne porta nel cuore uno particolare: Corrado Marvasi, con il quale condivideva la passione per il Parma Calcio: «Da ragazzino scavalcavo il muro della scuola in via Puccini per entrare al Tardini - ricorda il barman -, con Corradone ho seguito il Parma ovunque, anche in trasferta, e lui tutte le mattine alle 6,30 veniva da me a prendere il caffè».
Una vita trascorsa fra famiglia e bar, quella di Lancillotto Morelli, accanto alla moglie a tempo pieno: «Un tempo - fa notare - non c’era neppure il giorno di riposo, si cominciava all’alba e si finiva a notte fonda, ma la gestione era meno stressante. Poi il bar è cresciuto insieme all’ospedale: negli ultimi decenni abbiamo ristrutturato tre volte i locali, e abbiamo dovuto attrezzarci per la cucina veloce, per seguire le nuove abitudini. Oggi non si vive solo di caffè e bevande».
Ma è giunto il tempo di chiudere con un’avventura familiare durata 53 anni: «Le nostre due figlie fanno altro nella vita - dice Lancillotto - fortunatamente hanno fatto scelte diverse: Elisa è ingegnere con la passione per la musica, Giulia lavora a Rai Cultura. Alle soglie dei 70 anni è tempo di lasciare. Io potrò dedicarmi alla pesca e affiancherò mia moglie nella gestione della casa museo dello zio pittore Pietro Ghizzardi, a Boretto, di cui lei è erede e presidente della fondazione».
Ma non finisce l’avventura del bar San Marco, che continuerà in buone mani: «Sarà gestito da una giovane famiglia parmigiana, che ha già esperienza di ristorazione - conclude Morelli - ho voluto così, rifiutando offerte da stranieri che avrebbero cambiato la natura di quello che per me resta il bar di famiglia. Qui abbiamo sempre mescolato italiano e dialetto, abbiamo cercato di dare continuità per il rispetto del locale».