LIRICA

I burattini nell'«Elisir d'amore»

Lucia Brighenti

Bargnocla, Fasolino e Colombina lasciano baracca e burattini per entrare in un teatro d’opera. O per meglio dire, lasciano solo la baracca perché i Burattini, quelli dei Ferrari, ci sono tutti e saranno coprotagonisti de «L’Elisir d’amore» in scena al Teatro Regio di Parma da venerdì (ore 20). Per il secondo appuntamento della Stagione Lirica 2024, accanto ai cantanti in carne e ossa – Nina Minasyan (Adina), Francesco Meli (Nemorino), Roberto de Candia (Dulcamara), Lodovico Filippo Ravizza (Belcore) e Yulia Tkachenko (Giannetta) – salgono infatti in scena trentatré pezzi storici della collezione del Castello dei burattini, animati dall’arte di Daniela e Giordano Ferrari. L’idea è di Daniele Menghini, regista che firma l’allestimento, con le scene di Davide Signorini, i costumi di Nika Campisi e le luci di Gianni Bertoli. Nell’occasione, Sesto Quatrini dirige l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna e il Coro del Teatro Regio di Parma (maestro del coro Martino Faggiani).

È la prima volta che i Burattini dei Ferrari entrano a far parte ufficialmente di un’opera lirica, ma qual è stato, nel corso della storia, il loro rapporto con la musica?

«La musica per noi Ferrari è un elemento dominante sin da Italo, che chiamava grandi musicisti a suonare in diretta davanti al teatrino. – racconta Daniela Ferrari – Facciamo uso di musica di tipo classico e di musica popolare (mazurke, valzer…). In passato abbiamo anche fatto spettacoli come “Verdi, merli e cucù”, dove i burattini interagivano con i cantanti lirici mentre interpretavano arie di Verdi; o “Il gatto con gli stivali”, per La Toscanini, in cui i cantanti in buca doppiavano i burattini cantando pagine di operette…».

Quale funzione avranno i burattini in “Elisir d’amore”?

«Il regista ci ha voluti in questo spettacolo perché ha scelto un taglio molto particolare, moderno, raffinato e romantico. Distribuiti lungo tutto il corso dell’Opera ci saranno interventi di marionette, burattini e pupi che sono parte dei nostri spettacoli o del nostro museo, qui impiegati in chiave lievemente comica, unendo romantico e buffo».

Come verranno messi in scena?

«Meneghini ha voluto togliere il trucco e la copertura del burattinaio e del marionettista: si svolgerà tutto a vista, quindi io e Giordano diventeremo anche attori. Una bella sfida, perché per noi è un modo di lavorare nuovo».

Quali pezzi avete scelto per l’Elisir d’amore?

«Ci saranno alcuni pezzi storici come due marionette, di cui una di fine Settecento e una di inizio Ottocento, e alcuni pupi ottocenteschi. Chi la farà da padrone, però, sarà il nostro Bargnocla, cui il regista ha deciso di rendere omaggio attraverso Dulcamara. Altri personaggi appartengono alla Commedia dell’Arte (Arlecchino, Balanzone, Rosaura e Colombina) o sono tipici del teatro dei burattini, come l’antieroe Fasolino».

A Salisburgo le marionette hanno una lunga tradizione operistica, che questo sia l’inizio anche per i burattini dei Ferrari?

«Penso di no, perché trovo che burattini debbano vivere nel loro habitat sarcastico e comico. La prima caratteristica della marionetta è che imita l’uomo, ne riproduce alla perfezione i gesti e quindi riproduce anche fedelmente l’opera lirica. I Burattini invece deformano l’uomo e la vita, li rendono comici, rompono gli schemi classici. Quindi dico sì al prendere parte ad altre opere liriche ma senza mai tradire l’essenza del burattino».

Lucia Brighenti