Confessione
Valeria Golino ieri a Parma: «Mi sarebbe piaciuto interpretare il personaggio di Maria Schneider in “Ultimo tango a Parigi”»
Ieri, 16 marzo, il maestro Bernardo Bertolucci avrebbe spento 83 candeline. Ne spegne, invece, 20 uno dei suoi film più iconici, «The Dreamers», proiettato nel pomeriggio in un cinema Astra al completo proprio nel giorno del compleanno del regista, produttore e attore parmigiano.
Per l’occasione la fondazione che porta il suo nome, la Fondazione Bernardo Bertolucci, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma - Ufficio Cinema, gli ha reso omaggio organizzando una proiezione speciale del suo film più autobiografico. Il capolavoro di Bertolucci torna, infatti, in sala in versione originale sottotitolata e restaurata in 4k dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Recorded Picture Company presso il laboratorio «L’immagine ritrovata». Non solo, a presentare il film è giunto a Parma un'ospite d’eccezione: l’attrice Valeria Golino, legata al regista da profonda amicizia, che ha introdotto il film assieme al giornalista e critico cinematografico della «Gazzetta di Parma» Filiberto Molossi.
«Ho conosciuto Bernardo nel 1988 a Los Angeles quando era stato candidato a nove premi Oscar per “L’ultimo imperatore” – ha detto Valeria Golino, ripercorrendo il suo rapporto con Bertolucci –. Avevo per Bernardo una specie di passione: lui decideva dove e quando dovevamo vederci e io rispondevo sempre di sì, anche perché si mangiava sempre benissimo con lui. Era di umore imprevedibile ma, con il tempo, ho imparato che per farlo divertire dovevo mostrarmi impertinente. Mi ha insegnato più cose quando mi prendeva in giro, rispetto a quando era più indulgente».
Ambientato a Parigi, nel 1968, nei mesi in cui la contestazione generale passa anche per la Cinémathèque Française, scossa dall’affaire Langlois (il tentativo governativo di sottrarre la cineteca al suo creatore), «The Dreamers» è uno di quei capolavori senza tempo che parla alla generazione del Sessantotto come a quella dei giovani d’oggi. I tre protagonisti ventenni, interpretati dagli ancora sconosciuti Louis Garrel, Eva Green e Michael Pitt, attraverso le loro avventure nella capitale francese, cercano di trasmettere alle generazioni odierne il senso di quella passione totalizzante per il cinema che a loro ha insegnato a vivere e ad amare. «Rivedendo questo film a distanza di anni l’ho amato ancora di più soprattutto perché è un film fatto di corpi, ma senza malizia e perché parla di arte e di politica, ma senza mai scadere nel retorico – ha continuato la Golino –. Rivederlo, poi, con l’occhio da regista mi ha trasformata in una ladra: prendo segretamente spunto dalle sue intuizioni e le faccio mie, rendendogli omaggio. Come faceva lui, d’altronde, con tanti altri capolavori del passato. Ho sempre voluto girare un film con lui, ma ho aspettato 35 anni invano. Ci siamo andati vicini solo in teoria perché lui mi prometteva delle cose che poi non manteneva, ma vi posso confidare che mi sarebbe tanto piaciuto interpretare il personaggio di Maria Schneider in “Ultimo tango a Parigi”».
Gloria Sanzogni