INCHIESTA
Videogiochi: sempre più ragazzi a rischio dipendenza
Quando gli schermi divorano hobby, amicizie e bisogni. Quando la vita vera viene messa in «off» per tenere gli occhi puntati su internet, social network e videogame.
I dati dell'Iss
Sono sempre di più, anche a Parma, i giovani «schiavi» di uno schermo. A testimoniarlo sono i dati del recente studio sulle «Dipendenze comportamentali della Generazione Z», realizzato dal centro nazionale Dipendenze e doping dell'Istituto superiore di sanità (Iss). Emerge infatti che il 12 per cento degli studenti tra gli 11 e i 17 anni (480mila giovani) rischia disturbi per un uso eccessivo dei videogiochi.
I maschi sono i più colpiti: sono il 18 per cento alle medie contro il 10,8 per cento delle femmine, e il 13,8 per cento alle superiori contro il 5,5 per cento delle ragazze.
L'indagine di Unicef
Ai dati sulle dipendenze, si aggiungono quelli dell’indagine di Unicef sulla «Esposizione dei bambini e degli adolescenti a messaggi di odio e immagini violente online». L'ambiente digitale è in gran parte non regolamentato e potrebbe esporre bambini e adolescenti a contenuti inappropriati per l'età o potenzialmente dannosi.
In Italia circa il 37 per cento dei bambini e giovani sono esposti a messaggi di odio e oltre il 34 per cento a immagini cruente e violente.
Una maggiore accessibilità a Internet è associata dallo studio a un rischio più elevato di incontrare messaggi di odio e immagini violente online. Per l’Italia si nota un alto accesso ad internet con alto rischio all’esposizione dei bambini-ragazzi a contenuti dannosi.
La strategia a Parma
A Parma per occuparsi di questo tipo di problematiche, sono stati aperti due sportelli, uno in città, chiamato «Riconnettersi» e uno a Fidenza (Restart). La psichiatra Simonetta Gariboldi, responsabile del Serdp di Fidenza, sottolinea come l'obiettivo di questi sportelli sia quello di intercettare situazioni di disagio legate all'abuso di videogiochi e, più in generale, alle dipendenze tecnologiche. «A Parma lo sportello fa riferimento al centro per le famiglie - spiega - mentre a Fidenza al Serdp. Ci sono psicologici ed educatori, ma se si tratta di una patologia grave interviene anche la figura del medico psichiatra. Prendiamo in carico minorenni (dai 14 anni) o i loro familiari, per accompagnarli in un percorso di psico-educazione».
«La rete amplifica i disagi»
«C'è stato un boom dopo la pandemia - osserva la psichiatra dell'Ausl - perché il lockdown aveva messo tutti davanti agli schermi. Varie forme di ritiro sociale hanno trovato risposta nella rete. Ora la situazione è un po' rientrata, ma disagi che prima erano sotto soglia sono stati amplificati online attraverso un uso eccessivo dei social e dei videogiochi, scommesse e pornografia».
Gli effetti sulla salute»
Spesso la dipendenza nasce da un uso sprovveduto della rete, scatenando svariate problematiche che, a lungo andare, hanno effetti anche sulla salute della persona. «Notiamo difficoltà nel mantenere l'attenzione ed effetti negativi sulla memoria a breve termine, fino ad arrivare a non governare più i momenti di noia» rimarca Simonetta Gariboldi.
Tanti i progetti messi in campo dall'Ausl per le scuole, per far vivere ai ragazzi esperienze do vita reale, al di fuori della rete.
Il ruolo delle famiglie
Nel prevenire e combattere il problema la famiglia gioca un ruolo fondamentale. «La famiglia deve essere partecipe dell'esperienza di vita online dei figli - rimarca la psichiatra -. Bisogna condividere delle regole a livello familiare come, ad esempio, prevedere delle zone della casa “no device” come la tavola, ma anche spiegare ai ragazzi le regole della privacy». «Esistono poi applicazioni sul benessere digitale - prosegue- che ci aiutano a capire quanto tempo trascorriamo sulla rete. Coi ragazzi è bene condividere un'etica, un uso sano della rete e potenziare le esperienze in presenza, di vita reale».
I più piccoli
Anche i più piccoli sono a rischio. Il digitale è ormai entrato a far parte della nostra vita e, anche i bambini più piccoli, hanno a che fare con schermi e dispositivi tecnologici. «La famiglia deve darsi delle regole - ribadisce Simonetta Gariboldi - il digitale fa ormai parte della quotidianità, ma il suo utilizzo deve essere regolamentato attentamente. Spesso, dove emergono disagi significativi, dietro ci sono famiglie in grave difficoltà. Comunicare è il primo modo per governare il digitale».
Il tutto senza demonizzare sempre e comunque la rete perché «le competenze digitali sono fondamentali per creare le professioni di domani».