PASQUA SOLIDALE
Cena in stazione per i più fragili. L'idea è nata da un giovane scout
I lunghi tavoli in legno sono apparecchiati, ci sono già le posate e il pane sulla tovaglia. Poi ecco arrivare i piatti pieni fumanti che passano da una mano all'altra, secondo una catena di lavoro perfetta. «Spaghetti alle zucchine» suggerisce intanto Rosi a chi è seduto al tavolo «fidatevi, sono buonissimi». Appena tutti hanno davanti il piatto pieno di pasta, scoppia un applauso fragoroso, che ha la stessa sostanza di un grazie collettivo.
«Grazie» al servizio dell'Assistenza Pubblica del Pulmino di Padre Lino e ai ragazzi e alle ragazze del gruppo scout di Morbegno, della Valtellina, che venerdì sera hanno organizzato in stazione una cena per le persone maggiormente in difficoltà, tra cui tante senza dimora. L'idea è venuta in mente a Davide Bossi, un giovane scout della Valtellina, a Parma per studiare ingegneria: «Stando a Parma per studio, mi sono imbattuto nel servizio dell'Assistenza Pubblica, so che anche a Natale propongono questa cena - spiega il ragazzo -, così mi sono proposto di organizzarne una anche nel periodo pasquale: un momento di solidarietà per stare tutti insieme e aiutare chi ha bisogno». Da qui ha coinvolto il suo gruppo scout, composto da giovani dai 17 ai 20 anni, che da Morbegno sono arrivati negli spazi della chiesa del Sacro Cuore, dove hanno alloggiato e cucinato i pasti caldi da servire in stazione. Quindici giovani protagonisti di un gesto di solidarietà condiviso con oltre 30 volontari dell'Assistenza Pubblica di Parma: «Quattro sere a settimana siamo in stazione a portare dei pasti e per cercare di agganciare ai nostri servizi la fragilità sul territorio, in tutte le sue forme - dichiara Andrea Galletti, coordinatore del servizio Pulmino di Padre Lino-. Quando qualcuno desidera partecipare, noi siamo contentissimi». Un momento «di grande condivisione - aggiunge Galletti - per fermarsi, sedersi a tavola insieme e ascoltarsi». Tante le famiglie con bambini piccoli, persone in difficoltà, tante da riempire due lunghe tavolate adibite nel bel mezzo del piano terra della stazione.
Alla cena c'è chi è arrivato più di mezz'ora prima dell'inizio («temevo di non trovare posto» confida qualcuno). Qualcun altro, invece, ha deciso di fermarsi dopo essere passato di lì per caso: «Bella sorpresa» sorride un giovane, dopo aver timidamente accettato l'invito di sedersi a tavola.
Così, tra un piatto di pasta e l'altro - «c'è anche il pollo con il purè e le mele e la colomba» tiene a sottolineare il vicino di piatto - ecco che i primi silenzi d'imbarazzo iniziano a trasformarsi in un fiume in piena di emozioni e di racconti. Le vite iniziano a intrecciarsi, a scoprirsi e sembra davvero che il resto possa non contare più, per un momento.
«Era tutto buonissimo» dicono in tanti, alla fine. L'ingrediente segreto? La naturale predisposizione ad amare l'altro anche se sconosciuto. Quell'attitudine - ormai rara -al bene senza alcuna condizione.
Anna Pinazzi