Il caso
Movida rumorosa, condannato il Piano A
Movida amara per uno dei suoi locali storici. Il titolare del Piano A Drink & Kitchen di piazzale San Lorenzo è stato condannato per disturbo della quiete pubblica, dopo essere stato denunciato da alcuni residenti nel periodo pre-Covid per un eccesso di decibel proveniente dalla piazza. Di per sé, l'ammenda è tutt'altro che esorbitante (250 euro); diverso invece è il discorso relativo alle spese processuali che Cosimo Albano dovrà pagare: si parla di decine di migliaia di euro. Da aggiungere alle provvisionali (in attesa della causa parte civile) di tremila euro da versare a ognuno dei due residenti costituiti parti civili nel processo.
Assolti, invece, i titolari dell'enoteca Canistracci, a loro volta chiamati a rispondere della medesima ipotesi di reato. Uno quasi attaccato all'altro, confinanti con i loro plateatici, il Canistracci e il Piano A seguono gli stessi orari, ospitano più o meno la stessa clientela (che nella movida si mescola ed è nomade per «contratto» e ha soprattutto nella strada il proprio palcoscenico). Vicini nel piazzale, accostati nello stesso fascicolo giudiziario, dalla prospettiva del tribunale i due locali finiscono in dimensioni ben diverse per quanto riguarda la sentenza. Per questo Sandro Milani, avvocato delle parti civili, non appare del tutto soddisfatto. «D'accordo, sostanzialmente è stato riconosciuto il disagio arrecato - dice il legale - ma la sentenza lascia un po' di delusione: i due locali sono contigui e non si capisce come mai solo uno sia responsabile di quanto denunciato. Aspettiamo le motivazioni della sentenza per saperne di più. Anche il risarcimento del danno è a mio avviso modesto, ma rappresenta pur sempre un punto di partenza per la causa civile».
Milani racconta come i suoi assistiti, una coppia che abita al secondo piano di un palazzo all'angolo tra borgo Giacomo e piazzale San Lorenzo si sia più volte lamentata di non riuscire a riposare. «E ad altri, che ne avevano la possibilità, nemmeno spostare la zona notte all'interno è bastato per rendere tollerabile il disagio» aggiunge. Il periodo in questione riguarda un'altra «era» della vita notturna della nostra città, ossia gli anni dal 2016 al 2020, conclusi con la pandemia. In quel periodo, furono una ventina i residenti della zona che firmarono esposti al Comune contro locali che, a loro dire, rendevano faticose le notti nelle loro abitazioni. Il Comune richiese l'intervento dell'Arpae. I tecnici, trovando ospitalità nell'appartamento di chi si era lamentato cominciarono a misurare il tasso di rumorosità del piazzale per nove giorni, dal 18 al 27 maggio 2018, dalle 22 alle 2,30. Diversi gli sforamenti registrati, specie nelle serate di venerdì e di sabato, fino a un più 13,9 decibel il 25 maggio. A questi dati, inoltre, si aggiunsero i video girati dagli stessi residenti: prove atipiche, ma comunque ammissibili (e tutte sono finite nel fascicolo).
Anche le mode poi cambiano. Nomade, la movida non lo è solo nel corso delle sue serate, ma anche nelle abitudini: ora la geografia della «chiacchiera nel bicchiere» è più spostata in altre zone. Anche per questo è forse ancora più amareggiato il titolare del Piano A. «La sentenza è giunta come un fulmine a ciel sereno - dichiara Albano -. Mi stupisce come possa essere stato ritenuto responsabile, unico, della presenza rumorosa della gente in piazzale San Lorenzo: non credo di essere stato io il creatore della movida a Parma. Sono veramente affranto, perché le conseguenze economiche di una tale sentenza rischiano di mettere in forte discussione la prosecuzione della mia attività, che ho svolto sempre con dedizione e rispetto degli altri».
Roberto Longoni