Colorno
«Mio padre sta ancora male ma voglio ringraziare l'Arma»
Ha avuto grande risonanza mediatica, soprattutto per l’inusuale modalità di approccio, la brutta vicenda di cui è stato vittima un 92enne residente da molti anni a San Polo di Torrile. Tutto è iniziato infatti con la ricerca da parte dell’uomo di una colf che lo aiutasse nelle faccende domestiche.
Gli «imprevisti»
Contattato da una donna che sembrava interessata al lavoro, il contratto non è mai stato formalizzato per una serie di «imprevisti». Con tutta probabilità, però, il ruolo dell’aspirante colf era un altro: perlustrare la casa per pianificare un furto. Furto che si è però trasformato in rapina: indotto a pensare che alla porta si trovasse la nipote, l’anziano aveva aperto con fiducia avanti si era ritrovato una seconda complice che lo ha stordito senza nemmeno dargli il tempo di reagire. E non solo: probabilmente per fargli rivelare dove si trovava la cassaforte con i gioielli di famiglia, l’anziano è stato malmenato. Ad accorgersi di quanto è accaduto, la mattina dopo, era stato il figlio Simone, che era corso a casa sua allarmato dal fatto che il padre non rispondesse alla consueta telefonata di «buongiorno».
La denuncia
La denuncia fatta ai carabinieri di Colorno, come riportato dalle pagine di cronaca dei giorni scorsi, ha portato in pochissimo tempo all’arresto di quattro persone facendo tirare un sospiro di sollievo non solo alla famiglia presa di mira dai balordi ma a tutta la comunità.
L'indagine
Un risultato che non è stato dettato solo dalla buona riuscita dell’indagine, portata avanti con scrupolo dagli uomini dell’Arma. A conferma di questo Simone, il figlio dell’aggredito, ha voluto affidare a una lettera aperta i suoi ringraziamenti ai militari colornesi. «Ho sempre creduto che chi fa il carabiniere avesse come scopo solo quello di portare a casa uno stipendio “facile”, senza curarsi troppo del resto. Sinceramente, se mi avessero chiesto “secondo te li prenderanno?” avrei scosso la testa, diciamo. Oggi, e non solo per l’eccellente lavoro d’indagine che ha portato all’arresto, posso dire che mi sbagliavo di grosso e mi sento di chiedere scusa per la poca considerazione che in passato ho avuto nei confronti di chi veste la divisa dell’Arma. Grande merito in questa mia “conversione” credo vada dato alle persone che ho avuto modo di incontrare per questa triste vicenda: dal comandante della stazione di Colorno al suo vice e al brigadiere, che hanno dato loro per primi esempio di professionalità, correttezza e umanità. Quando sono stati chiamati per denunciare il furto, la loro prima preoccupazione, appena arrivati a casa, è stata la salute di mio padre: sono stati loro a chiamare la Pubblica Assistenza di Colorno per far controllare il suo stato di salute. E per fortuna! Mentre mio padre diceva di stare bene, i medici hanno riscontrato traumi tali da doverlo ricoverare in terapia intensiva per quasi due settimane, e la convalescenza non è ancora finita».
Il racconto
«Solo una volta assicurato mio padre ai sanitari, hanno iniziato il loro lavoro investigativo, controllando, chiedendo e ascoltando la ricostruzione dei fatti. Per come erano andate le cose, era difficile credere al racconto: mai, nel Parmense, si era sentita una dinamica del genere. Ma tutti si sono messi “a testa bassa” per trovare i colpevoli e, da lì a poco, li hanno arrestati. Io spero che in tutte le stazioni carabinieri d’Italia, i militari si comportino e lavorino in questo modo; ma non posso non pensare anche che a Torrile e Colorno siamo davvero fortunati ad avere al nostro fianco persone di questo valore. Oggi mi sento più tutelato e protetto, e di questi tempi non è poca cosa. Ancora una volta, quindi, grazie di cuore».
Chiara De Carli