Calcio
Giorgino e quel gol del trionfo a Reggio: «Che notte magica»
La promozione. La vittoria del campionato di serie B per la prima volta nella storia. «Ma vincere il derby può essere la ciliegina sulla torta della stagione. Anzi il finale perfetto di un film». Le parole sono quelle di Davide Giorgino, ex centrocampista crociato nelle annate in D e in C. E chi se non lui che, contro la Reggiana, ha trovato il primo gol con la maglia del Parma e proprio nella cornice del Mapei Stadium, in quella che è stata l’ultima vittoria dei Ducali a Reggio Emilia, il 19 dicembre 2016: «Un ricordo bellissimo». Insomma, l’ultimo step prima di salutare la cadetteria è proprio il derby: «È la partita di Parma, inteso come città».
Giorgino, sarà a Reggio Emilia venerdì?
Forse è meglio che non vada (ride, ndr). A parte gli scherzi, non andrò ma la guarderò da casa sperando di gioire ancora.
Lei alla Reggiana fece il primo gol con il Parma.
È stata una partita tanto importante, non avevo mai segnato a Parma e venivamo da un periodo non bellissimo. Un ricordo magnifico il gol e ogni volta che ci penso, o mi mandano immagini, mi faccio trasportare da tantissime emozioni positive che porterò sempre dentro. Io sono sempre stato uomo derby perché non ho mai segnato tantissimo in carriera ma spesso in quelle gare lì.
Come ha vissuto il derby?
È sempre stata una rivalità importante e l’ho vissuta in prima persona quando sono arrivato. Il primo pensiero dei tifosi è sempre stato il derby a prescindere dal campionato. Quella sera lo abbiamo vinto in casa loro facendo una grande prestazione. Ora arriva in un momento giusto per la squadra, perché in tanti potrebbero pensare a un calo di tensione ma non può essere così. Sono consapevoli di quello che li aspetta, non solo per l’ambiente ospite, ma anche per quello che rappresenta per la città. Ne hanno avuto un assaggio nella gara d’andata e vorranno donare l’ennesima gioia della stagione alla tifoseria. L’importante è vincerlo.
Sulla pressione...
La pressione fa parte del gioco. Poi c’è chi la subisce e chi la trasforma in energia positiva. Quindi sono partite belle da giocare e ci vorrebbero tutte le domeniche. Con l’obiettivo già raggiunto vedo una pressione positiva per far gettare il cuore oltre all’ostacolo ai ragazzi.
Sperando di poter assistere a una bella partita in campo e fuori.
Fuori spero la gente si comporti in maniera corretta e si goda lo spettacolo in campo, con gli sfottò del caso ma senza sfociare nella violenza. Nel derby in C siamo stati assaliti con pietre e bottiglie sul pullman e sono cose che non fanno parte del calcio, ma di un piccola cerchia di persone che vogliono rovinare la bellezza di questo sport.
Dal derby alla festa in Piazza: i tifosi sono stati l’arma in più?
«La mia prima esperienza a Parma è stata in D e ho sempre detto che la piazza si è unita tanto a noi, sempre in maniera positiva e mai negativa. Hanno sempre incitato e anche nelle difficoltà la gente di Parma si è sempre unita, come è stato l’anno del fallimento. L’unione ci ha portato a fare la scalata che poi abbiamo fatto. In questo caso è successa la stessa cosa. Dopo i playoff persi col Cagliari, ma già prima, si è creata questa sinergia portata avanti per tutto l’anno fino alla festa della promozione. Questo ritorno in serie A spero spinga ancor di più l’entusiasmo per riempire lo stadio anche l’anno prossimo».
Ha seguito la squadra quest’anno?
«Sono venuto a vedere qualche partita. Il derby d’andata, poi Venezia e Brescia. Ho seguito il Parma durante tutto l’anno ed è stato quello della consacrazione per quanto riguarda la cadetteria e di tanti giocatori che avevano bisogno di capire la categorie e le insidie che c’erano nell’affrontarla venendo da Paesi diversi. Gli acquisti di quest’anno sono stati proprio per portare quel pizzico d’esperienza in più«.
Cosa l’ha colpita di più?
«La cosa che mi ha colpito è la consapevolezza acquisita dei propri mezzi da parte dei giocatori anche nel seguire le indicazioni di Pecchia».
E il giocatore maggiormente cresciuto?
«Per me è stato Bonny, considerando anche l’età. Rispetto all’anno scorso è migliorato tanto, abbina forza fisica a una buona tecnica. Può essere considerato il prototipo dell’attaccante moderno, penso come termini di paragone a Thuram dell’Inter. Movenze, potenza negli appoggi, un po’ lo ricordo poi ovviamente parliamo di giocatori diversi soprattutto in termini di esperienza. Ma con il lavoro può consacrarsi anche in A».
Ma il preferito?
«Sicuramente Bernabé. Una classe fuori categoria, un tocco di palla che si vede in pochi altri calciatori. È cresciuto in settori giovanili importanti e può essere determinante anche in massima serie, anzi forse può fare addirittura meglio».
Iniziano già a esserci voci di mercato sui vari talenti.
«È una piazza importante. Ha una storia importante alle spalle e una proprietà che sta cercando di progettare il futuro per dare solidità al club e spero che i risultati arrivino di pari passo. Normale quando uno gioca vuole ambire ad arrivare sempre più in alto, ma ci sono degli step da fare. Parma in serie A è già un grosso step».
Quanto è stato importante Pecchia per questa squadra?
«È un allenatore vincente e lo dice la sua carriera. È stato collaboratore di Benitez al Real e al Napoli. Ha un’esperienza enorme e ha meritato tutti i complimenti ricevuti e anche la riconferma, non tanto per i risultati ottenuti, ma per il gioco espresso dalla squadra e per la capacità di creare questo gruppo».
Ci sono analogie tra il suo e questo Parma?
«Poche direi. L’unico punto in comune è la vittoria del campionato e averlo dominato come avevamo fatto noi in D. Era un’altra categoria con un modo diverso di interpretare e fare calcio».
Cosa rappresentano per lei la città e il Parma?
«Per me rappresenta tanto perché per il mio percorso è stata una rinascita. La mia carriera è stata un po’ come andare sulle montagne russe e la chiamata del club è arrivata in un momento importante ed è stata l’opportunità della vita. Ho sempre cercato di dare il massimo. Mi legano alla città tantissimi ricordi sportivi belli, ho sempre vinto, forse avrei evitato volentieri qualche infortunio. Rappresenta comunque una parte importante della mia vita calcistica e mi rimarrà sempre nel cuore. Da quando ho smesso, faccio parte di Parma Legends, quindi continuo a indossare la crociata».
Simone Brianti