PIAZZALE SALSI
Ucciso con una bottigliata, pena confermata ma ridotta in appello per l'aggressore: 5 anni
Una serata al parco ad alto tasso alcolico. E protagonisti con qualche amnesia e incertezza di troppo, quel 14 giugno 2021 in piazzale Salsi. Ma anche per i giudici d'assise d'appello fu Moncer Rabhi, accusato di omicidio preterintenzionale, a scagliare una bottigliata in testa ad Ali Bouali facendolo finire in ospedale, dove morirà una settimana dopo. Condanna ridotta ma confermata: da 6 anni e 8 mesi a 5 anni. E rimangono intatti anche i risarcimenti: 80mila euro di provvisionale sia per la moglie che per il figlio di Bouali, un ragazzino di 15 anni, e 30mila euro a testa per il fratello e la sorella, tutti costituiti parte civile. La Corte, presieduta da Orazio Pescatori, ha concesso a Rabhi, 41 anni, anche lui tunisino, le attenuanti generiche, dopo che già in primo grado gli era stata riconosciuta quella dello stato d'ira. Il sostituto procuratore generale Massimiliano Rossi, pur mettendo in luce alcune incongruenze, aveva comunque chiesto la conferma della condanna. Che lascia, invece, molto perplesso il difensore, Michele Cammarata: «Sono insoddisfatto della sentenza che ha confermato la ricostruzione del primo grado ritenendo i due testimoni attendibili, pur in presenza di molteplici dubbi sorti dalle innumerevoli contraddizioni emerse nelle loro dichiarazioni. Contraddizioni - spiega l'avvocato - emerse anche nella lunga requisitoria del procuratore. Sono però soddisfatto del riconoscimento delle attenuanti generiche, chieste in via subordinata. E' abbastanza raro che vengano riconosciuti due sconti di pena per due attenuanti, stato d'ira e generiche».
Ora, trenta giorni per il deposito delle motivazioni. E poi la difesa deciderà se tentare l'ultimo passo in Cassazione. Ma finora i giudici non hanno avuto dubbi su chi aveva ridotto in fin di vita Rabhi. Quella sera d'estate, nell'area verde di piazzale Salsi, si erano ritrovati in tre: oltre a Bouali - 47 anni, tunisino - anche altri due amici, connazionali, Hafed Kaddachi e Mohamed Slimani. Rabhi sarebbe arrivato in un secondo momento, dopo aver telefonato a Kaddachi, perché aveva saputo che da poco aveva perso la moglie. Si sarebbe trattenuto un po', se ne sarebbe andato e poi sarebbe tornato nuovamente. Rabhi ha invece raccontato di essere arrivato in piazzale Salsi perché chiamato da Kaddachi. Ma perché Bouali sarebbe stato colpito? E soprattutto da chi? Sono Kaddachi e Slimani, fin dal primo momento, a puntare il dito contro Rabhi. E le loro dichiarazioni, secondo i giudici di primo grado, «risultano pienamente credibili, in quanto precise, dettagliate e sostanzialmente coerenti». Rabhi si sarebbe toccato le parti intime ridacchiando: un gesto che avrebbe infastidito molto Bouali. E dopo qualche parola accesa, Bouali avrebbe schiaffeggiato Rabhi. La sua reazione? Prima le minacce, poi il lancio della bottiglia di birra piena.
Un punto centrale, per la difesa, quello del colpo, che invece sarebbe stato sferrato a distanza ravvicinata. «In realtà - avevano scritto i giudici di primo grado nella sentenza - il consulente ha solo riferito che appariva più probabile che il colpo fosse stato inferto impugnando la bottiglia, per la difficoltà di centrare la testa con il lancio di una bottiglia».
Ma determinante per la prima condanna è stata la ricostruzione di quella sera fatta da Rabhi: «Totalmente inverosimile e non credibile», aveva sottolineato la Corte d'assise di Parma. La stessa idea che con ogni probabilità si sono fatti anche i giudici d'appello.