CONDANNA
Consegna un pacco a una 17enne e la molesta, poi dopo la denuncia scatta lo stalking
Il pacco che aspettava era arrivato una mattina dello scorso settembre. Un plico con una sorpresa tutt'altro che gradita, però, Perché il corriere, sul pianerottolo di casa, le si era avvicinato con uno scatto rapidissimo stampandole un bacio sulle labbra e palpeggiandole il sedere. Poi si era dileguato in tutta fretta dicendole: «Dopo ti scrivo, ti chiamo».
Una ragazzina di 17 anni, Nadia (la chiameremo così), Eppure, battagliera e consapevole: aveva rivelato subito ai genitori ciò che era successo, e il giorno dopo era già stata presentata una denuncia. Non avrebbe immaginato, però, di riavere qualche mese dopo un incontro ravvicinato con il corriere molesto, appostato vicino a casa. Ma già dalle prime ore di quella mattina aveva chiamato più volte anche il suo fidanzato, oltre che il padre. L'obiettivo? Convincere lei o chi le stava vicino a ritirare la denuncia per violenza sessuale. Tentativo fallito, visto che il procedimento sta andando avanti (e comunque nemmeno una remissione di querela l'avrebbe bloccato), ma intanto ieri è arrivata la condanna per stalking: 8 mesi. Pena scontata di un terzo grazie alla scelta del rito abbreviato. Il ragazzo - 23 anni, residente a Casalmaggiore, tuttora sottoposto al divieto di avvicinamento alla ragazzina - dovrà anche versare 3.000 euro di risarcimento a Nadia, che si era costituita parte civile.
Si era rifatto vivo cinque mesi dopo l'aggressione sul pianerottolo di casa, perché nel frattempo aveva saputo della denuncia. Aveva capito di essere finito in un mare di guai. Eppure, era passato al contrattacco. L'11 febbraio, pensando che il numero in calce all'ordine online del pacco fosse quello di Nadia, aveva chiamato il fidanzato della ragazzina. Ma nella stessa giornata aveva telefonato più volte anche al padre, di cui aveva il numero perché si erano sentiti dopo le molestie di quel giorno di settembre. «Nadia», aveva pronunciato nella prima chiamata riattaccando subito. Ma il padre aveva riconosciuto la sua voce, che poi aveva avuto modo di risentire ancora quel giorno: «Verrò sotto casa vostra», era stata la minaccia.
E tre giorni dopo si era appostato nel parco di fronte alla casa della ragazzina: seduto su un panchina, appena aveva visto uscire Nadia con la sorellina di 12 anni si era infilato un paio di occhiali scuri calandosi anche il cappuccio della felpa in testa. Poi le aveva seguite, camminando sul marciapiedi opposto, mentre si incamminavano verso la fermata del bus per andare a scuola. Nadia, impaurita, si era avvicinata a due donne per chiedere aiuto, e girandosi lo aveva riconosciuto.
Poco dopo lui si era allontanato, ma quattro giorni dopo aveva fatto squillare in piena notte il telefono del fidanzato di Nadia. E a fine febbraio era tornato a tempestare di chiamate il padre della ragazzina: «Ci dobbiamo vedere, le devo parlare». Si erano incontrati in un parcheggio vicino a casa. Qualche minuto, il tempo per cercare di raccontare la sua verità, prima che arrivassero i poliziotti chiamati dalla madre di Nadia: «L'ho solo toccata su un fianco e le ho dato un bacio napoletano», aveva spiegato.
Bacio galeotto, avrà voluto dire? Chissà. In ogni caso, non era desiderato.
Georgia Azzali