ESPERIENZA

Servizio civile, un anno di emozioni e solidarietà per cento giovani

Laura Ruggiero

Si è conclusa con una grande festa l’esperienza di Servizio civile per oltre cento giovani che, nell’arco di un anno, hanno contribuito al benessere della città mettendosi in gioco all’interno di uno dei 50 enti coinvolti nei progetti del Copesc, il Coordinamento locale che riunisce associazioni, cooperative, scuole ed enti pubblici.

Dopo la caccia al tesoro per le vie del centro storico è avvenuto, nella biblioteca monumentale del complesso di San Giovanni Evangelista, il tradizionale passaggio del testimone tra i ragazzi che hanno concluso il servizio civile e i prossimi che lo inizieranno a metà giugno. «Questo è un evento molto importante – commenta Daria Jacopozzi , assessora alla partecipazione, associazionismo e quartieri – perché chiude l’anno del servizio civile universale che ha visto più di un centinaio di ragazzi di Parma e provincia impegnati in attività legate al terzo settore. Un impegno che ha portato un grande arricchimento reciproco. Sono esperienza di felicità, grazie alle numerose relazioni che si intrecciano». Un’occasione anche per valorizzazione le proprie potenzialità e orientarsi verso il futuro. «Queste esperienze – prosegue Jacopozzi – vengono spesso svolte nell’intermezzo, per comprendere e scegliere meglio quale strada intraprendere. Il Comune sostiene il servizio civile con molta forza. È importante che venga raccontato sempre meglio per stimolare i giovani ad intraprendere questa strada». I cento ragazzi hanno festeggiato l’esperienza appena conclusa, lasciando il posto ad altrettanti giovani che dedicheranno un anno della propria vita a servizio del bene comune. «La loro – afferma Ettore Brianti, assessore alle politiche sociali – è una scelta nobile. È sempre una giornata molto emozionante, soprattutto quest’anno perché viene collocata in un luogo particolarmente significativo della città, che rispecchia l’importanza del loro impegno». Il servizio civile rappresenta per i giovani un’esperienza di crescita personale, ma anche l’occasione per acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro.

«Questi progetti – racconta Paola Valinotti, presidente Copesc – durano un anno e hanno come obiettivo quello di dare un contributo alle nostre comunità. È una scelta che cambia a loro la vita, ma la cambia anche ai luoghi che li accolgono. Il loro contributo è molto diversificato e hanno modo di entrare a contatto con bisogni e fragilità».

I giovani che aderiscono al servizio civile hanno tra i 18 e i 28 anni e le ragioni di questa scelta sono molto diverse tra loro. «Alcuni ne sentono parlare e si buttano in questa esperienza – racconta Valinotti - che dopo pochi mesi si trasforma in un momento magico. È un modo per mettersi alla prova e dare modo ai propri talenti di arricchirsi di senso».

Laura Ruggiero