G-talk

Social e sport: rapporto necessario, ma da usare con cura

«I social non sono antagionisti dei media tradizionali: sono al contrario un'opportunità che va sfruttata e maneggiata come “buttadentro” per catturare la platea di chi, come i giovani, ma non solo, viaggia a velocità sempre più alte nel consumo delle notizie».

Parole di Lorenzo Dallari, giornalista di lunga esperienza che è direttore editoriale e social della Lega calcio serie A. Pronunciate durante la tavola rotonda moderata dal direttore della «Gazzetta di Parma» Claudio Rinaldi che ha concluso ieri pomeriggio all'Auditorium Paganini il G-talk «Diritti nel web» e che aveva come tema «Sport, social media e influencer: valori positivi e comunicazione responsabile».

Gli sportivi e i social

Ad animare la tavola rotonda c'erano, oltre a Dallari, Silvia Salis, vicepresidente vicario del Coni nazionale, Aldo Serena, ex calciatore e commentatore televisivo e Giulia Ghiretti, campionessa parmigiana di nuoto paralimpico. Ayomide Folorunso, impegnata proprio ieri sera in un meeting di atletica, e il capitano del Parma Enrico Delprato, assenti giustificati, hanno invece contribuito con interviste preregistrate. E proprio sul rapporto tra i campioni dello sport e i social Salis ha ricordato che «per un atleta oggi i social sono una vetrina, ma possono farli più facilmente diventare bersaglio degli haters. E quindi, anche se difficile, dovrebbero viverli con un certo distacco, tenendo sempre presente che si tratta di una realtà virtuale». Giulia Ghiretti ha raccontato di «una diffidenza che avevo all'inizio, perché ho un carattere schivo. Poi ho capito l'importanza di raccontarsi e di creare un rapporto più diretto coi tifosi e la gente, però quello che pubblico è frutto di un'attenta riflessione». Distaccato invece il rapporto di Delprato: «Non mi impegno molto nei social, anche se ne comprendo l'importanza. Però preferisco i rapporti diretti e pubblico solo cose selezionate e che riguardano la squadra o momenti con la mia fidanzata. Ma non sono ossessionato dai followers o dalla ricerca dei “like”». La Folorunso, invece, ha detto che «i sociali li uso sia per tenermi in contatto con i tanti amici che ho in giro per il mondo oltre che comunicare momenti della mia vita e utilizzo in particolare Instagram e lo Stato di whatsapp, in cui posto le cose più riservate, visto che lo può vedere solo chi ha il mio numero di telefono. In generale però ritengo i social utili, anche se il loro utilizzo va governato per non diventarne vittima anziché protagonista».

Serena e il calcio «antico»

Aldo Serena, attaccante degli anni Ottanta di cui il nostro direttore ha ricordato sorridendo «il contributo decisivo allo scudetto dei record dell'Inter», ha sottolineato la differenza tra il calcio attuale e quello della sua epoca. «Pensate che dopo la partita, mentre eravamo negli spogliatoi, entrava un dirigente che ci diceva “stanno arrivando i giornalisti” e noi facevamo interviste a caldo oggi impensabili». Da parte propria ha confessato «di utilizzare fra i social solo twitter, che però mi è stato utile per contattare e conoscere persone con i miei interessi. Io sono poco “social”, ma credo sia uno strumento utile per i campioni di oggi, senza però abusarne, perché si rischia di diventarne dipendenti, soprattutto se si è giovani e si è raggiunto il successo».

Infine, l'appello di Silvia Salis: «I social hanno abbassato di molto il livello di attenzione soprattutto dei giovani. Ecco, il rischio è che di fronte alle imprese dello sport ci si fermi solo alla facciata del successo e non alle storie umane che ne sono state la premessa importante e necessaria».

Gian Luca Zurlini