INTERVISTA
Johann Marzani nuovo presidente di Federconsumatori: «Tutelare le fasce più deboli»
Per raccontare questa fase della vita, Johann Marzani, neo presidente di Federconsumatori Parma, prende a prestito un’espressione utilizzata solitamente dalle suore: «Torno alla casa madre».
Già vicesindaco e poi per due legislature sindaco a Fornovo, successivamente vicepresidente della Comunità Montana Valtaro Valceno e per dodici anni alla presidenza dell’interporto Cepim, Marzani aveva mosso i primi passi nella Cgil partendo dalla Valtaro Valceno, diventando segretario provinciale dei tessili della Filtea Cgil e poi ripartendo nella «sua» valle come funzionario del patronato Inca.
Settantatré anni, è stato eletto nei giorni scorsi all’unanimità durante l'Assemblea Generale dell'associazione consumatori. Il mandato dura dodici mesi e il ritmo se l’è imposto subito: «Concentreremo l’energia e le sfide, che sono tante, influiscono sul quotidiano delle persone, e in alcuni casi riguardano bisogni in crescita che richiedono risposte nuove».
Ne cita due, in particolare. La prima è sotto gli occhi, o meglio: sulle bollette. «La liberalizzazione del mercato dell’energia è in realtà una finta liberalizzazione: la stiamo affrontando con il controllo delle bollette e dei contratti di chi si rivolge a noi per chiedere aiuto a capire. Spesso apriamo contenziosi con diverse società che si occupano di questo settore». E poi quello che definisce un tema «delicatissimo e che è in aumento: l’indebitamento delle famiglie. Riguarda gli interessi bancari e un rapporto non sempre trasparente tra banche e utenti. In questi casi a volte si raggiunge una conciliazione, ma altre si arriva alla causa».
Restano poi i campi tradizionali: i rapporti con le assicurazioni, le truffe, i rapporti con la sanità e la Pubblica amministrazione in generale. «Tentiamo di fare una tutela delle fasce più deboli ed esposte – continua Marzani -. A Parma l’associazione è ben insediata da 10 anni, ha fatto un ottimo lavoro con il supporto del mio predecessore, Fabrizio Ghidini e può offrire un nutrito team di legali con diverse specializzazioni. Insomma, la struttura c’è e affrontiamo le sfide che ci aspettano». «Ciò che manca, invece, l’ho avvertito subito, sin dalle settimane in cui, dopo la proposta arrivata dalla segretaria generale della Cgil Parma Lisa Gattini, mi sono mosso per cercare di capire il contesto attuale».
Cosa manca dunque? «Una legge all’americana. In Italia abbiamo copiato tante cose positive dagli Stati Uniti, ma non quella di una legge forte sulla class action. Tutelerebbe meglio, con costi minori e con più efficienza i consumatori quando sono esposti al mercato di qualunque tipo: dalle auto ai farmaci, ai servizi. E potrebbe, a maggior ragione in un mondo globalizzato come il nostro, mettere spalle al muro i gruppi e le multinazionali che hanno comportamenti scorretti verso i consumatori».
Sarebbe il sogno di mandato, ammette. Che certo non si realizza a Parma, ma «per la sua importanza concreta dovrebbe essere nei prossimi programmi elettorali nazionali e europei. Ci vuole la volontà politica per portare a casa il risultato».
E sulla volontà politica sì, anche da Parma qualcosa si può provare a fare.
Chiara Cacciani