EDITORIALE
L'astensionismo la vera grande incognita delle elezioni
Domenica sera, alla prima proiezione, comincerà la solita disputa sui "sondaggi che sbagliano". Non accadrà solo se gli indecisi delle rilevazione prima del divieto si ripartiranno fra i votanti e i non votanti e fra i partiti esattamente come era stato "previsto", altrimenti infurierà la tempesta: i politici accuseranno i sondaggisti di aver sbagliato. Eppure, tutte le volte non si tiene conto di alcuni fattori. Bloccare la pubblicazione dei sondaggi quindici prima del voto può essere - ed è - discutibile, ma se anche si potessero pubblicare fino al giorno del voto ci potrebbero essere differenze fra la "fotografia" della rilevazione e l'esito effettivo delle elezioni. Numerosi studi ci spiegano che già nel 2006-2008 la quota di elettorato che decideva se e per chi votare all'ultimo momento (entro le 24-48 ore dalle elezioni, o addirittura all'ingresso nella cabina) era pari all'8-9%. Percentuale che è aumentata col tempo: fra i quattro e i sei milioni di persone non sanno cosa faranno; quindi, come possono gli istituti garantire che tutti gli intervistati, indecisi compresi, confermino quanto hanno detto quindici giorni prima (o anche uno o due giorni prima, se i sondaggi fossero pubblicati fino alla fine)?
Considerando poi che l'affluenza delle politiche, delle regionali, delle amministrative e anche delle scorse europee si è drasticamente ridotta, avvicinandosi pericolosamente al 50% degli aventi diritto, si capisce che gli indecisi pesano parecchio. I partiti lo sanno, quindi provano a comunicare tramite i social network anziché coi mezzi tradizionali, perchè l'elettore più prezioso è quello strappato all'astensione o al partito concorrente. C’è chi non sa se andrà (magari c'è il sole: si può fare una gita e lasciar perdere il seggio) o, se andrà, per chi voterà (di solito gli indecisi si muovono in un'area politica; quindi, la lotta è fra partiti vicini fra loro, ma ci sono anche gli indecisi "a tutto campo", che entrano in cabina e votano il primo simbolo che gli ispira simpatia). Tutte queste persone sono individuabili prima delle elezioni? Ovviamente no, ma sono loro che cambiano le carte in tavola. Certo, se il sistema fosse bloccato come nella Prima repubblica, i rapporti di forza fra i partiti si saprebbero in partenza, perchè erano immutabili. Ma oggi il sistema si è stabilizzato, dopo i frenetici anni Dieci durante i quali tutti hanno votato di tutto? Quest'ultimo è il grande interrogativo delle europee 2024: se le percentuali dei partiti non varieranno rispetto alle politiche - sia pure con un'affluenza che noi supponiamo inferiore, dati i precedenti - avremo un sistema dei partiti nuovamente stabile, quindi abbastanza impermeabile anche al voto "last minute" (che, in quel caso, si distribuirà equamente fra le forze politiche e l'astensione nella stessa misura delle risposte ai sondaggi pre-elettorali). Ci sono, infine, i votanti "intermittenti", cioè coloro i quali vanno alle urne a seconda dell'interesse che hanno per la competizione: per esempio, vanno per politiche e comunali, non vanno per europee e regionali. Oppure vanno una volta, non vanno la seguente, poi tornano a votare. Questi sono voti difficilmente prevedibili, anche perchè, ricordiamolo, i sondaggi non sono previsioni, ma fotografie dell'esistente: se il corpo elettorale si sposta, la foto che esce dalle urne è "mossa" rispetto a quella di quindici giorni prima, ma la colpa non è di chi scatta la foto.