IL PERSONAGGIO
Le pizze di Enzo De Santis conquistano New Orleans
Enzo De Santis, «l’americano». Il titolare del ristorante pizzeria Il Gabbiano è appena tornato da due settimane negli Stati Uniti, dove è stato protagonista assoluto, e applauditissimo, di uno show cooking – naturalmente a tema pizza – al ristorante Miss River del Four Season di New Orleans. Un’esperienza indimenticabile, per Enzo: una «tappa» lavorativa inserita all’interno di due settimane oltreoceano durante le quali, accompagnato dalla nipote Antonella, è stato ospite dello chef israelo-americano Alon Shaya, legato alla famiglia De Santis da quasi 15 anni di amicizia.
«Abbiamo creato un menù totalmente legato alla vera pizza italiana che iniziava con una giardiniera preparata alla maniera classica e proseguiva con una degustazione di pizze tradizionali: margherita, prosciutto, salame piccante e la “Pizza Enzo”, con mozzarella, acciughe, aglio, olio piccante e mortadella, che Alon mi ha voluto dedicare e che, durante la serata, è stata la più gettonata».
«L’unica variazione “americana” è stata la pizza con salsiccia piccante e miele, ma poi abbiamo riportato tutti in Italia con il tiramisù», ride Enzo, raccontando le giornate americane che, qualche giorno dopo, lo hanno portato a trovarsi fianco a fianco con i «top chef» del mondo. «Alon gestisce il “Safta 1964”, ristorante che si affaccia sul giardino del Wynn di Las Vegas che ha ospitato i migliori chef del mondo arrivati in Nevada per partecipare alla cerimonia del “World 50’s Best Restaurants” e scoprire la classifica 2024». Così Enzo si è trovato fianco a fianco con due grandi tristellati: Enrico Crippa, che ha piazzato il Piazza Duomo di Alba al 38° posto, e Mauro Uliassi, entrato anche lui nella top 50. «Non potevo farmi scappare l’occasione per invitarli a Parma da me» ha rivelato Enzo, certo che nemmeno le star della cucina possano resistere alla golosità della sua pizza.
Ma la soddisfazione più grande sembra essere stata quella di vedere il ragazzo arrivato da lui per imparare a fare la pizza muoversi su una strada di grande successo. «Tutto è iniziato per caso quasi 15 anni fa, quando Alon Shaya è arrivato a Bergamo per imparare trucchi e segreti della nostra cucina. Durante una pausa, gli è stato servito uno strolghino proveniente dal Podere Cadassa di Vedole e lui ha staccato dal salume i recapiti del produttore e ha telefonato a Enrico Bergonzi. Pochi giorni dopo era già nella cucina della trattoria “Al Vedel”, ma voleva anche imparare a fare la pizza».
Ed è così che Enrico lo manda da Enzo il quale, inutile dirlo, lo accoglie in famiglia: lavorano insieme al ristorante e vivono nella stessa casa. «Oltre ad essere un bravissimo cuoco, Alon ha imparato velocemente i segreti della pizza: dalla scelta delle materie prime ai movimenti per stendere l’impasto». Tornato oltreoceano, Alon apre il suo primo ristorante a New Orleans, la sua città; oggi, 14 anni dopo, i locali gestiti dallo chef sono cinque, anche se al posto della pizza prepara la pita, il pane tradizionale del suo Paese d’origine. «Alon è l’unica persona a cui ho visto fare esattamente gli stessi movimenti dello zio Enzo – ha detto quasi meravigliata Antonella –. Vederli lavorare fianco a fianco era uno spettacolo». Ma la riconoscenza di Alon non si ferma al nome di una pizza durante uno show cooking: ad «Enzo il pizzaiolo» è infatti dedicato anche un intero capitolo del libro «Shaya: An Odyssey of Food, My Journey Back to Israel» che racconta il successo (e le ricette) dello chef e dove ogni riga «trasuda» gratitudine e affetto per Enzo e per tutta la sua famiglia. Sentimenti che si rinnovano ogni volta che si vedono. «Da New Orleans siamo partiti per Las Vegas dove, al di là del farci stare fianco a fianco con i più grandi chef del mondo, Alon ci ha fatto vivere un’esperienza indimenticabile tra hotel di lusso estremo e gite a bordo di una magnifica Mustang decappottabile – ha detto Enzo –. L’unica “pecca” di questa esperienza è stata quando ci hanno servito del prosciutto di Parma, che non era prosciutto di Parma. Lì, lo ammetto, mi sono arrabbiato parecchio».
Chiara De Carli