Una 74enne nel mirino
La nuova truffa? Viaggia su Whatsapp
La schermata del cellulare della 74enne parmigiana è di una impressionante, diabolica «normalità»: si apre Whatsapp e nell’intestazione di una delle chat compaiono il nome e il cognome esatti della figlia e a seguire, una conversazione informale e plausibile durata più di un’ora. Chi non avrebbe vacillato davanti a un tentativo di truffa così raffinato e personalizzato?
Dopo la lunga sequela di telefonata da finti carabinieri e di sms di finti parenti che chiedono di fare versamenti per le ricariche, stavolta è un'altra tipologia di raggiro quella che raccontiamo. E allarmante.
Sono le 11.23 di martedì mattina quando la 74enne si trova catapultata via chat in mezzo alla disperazione e all’affanno della (sedicente) figlia che le racconta di aver smarrito il cellulare. Non fa caso al fatto che il messaggio iniziale sia costituito da un unico punto inviato dal proprio telefono: pensa probabilmente di essersi sbagliata o che sia la fine della conversazione precedente. Che le compaia il nome preciso della persona con cui si scambia quotidianamente messaggi e non un numero sconosciuto, allontana comprensibilmente qualsiasi sospetto. «Che casino, oggi proprio ci non voleva», legge. «La rabbia è che ho dovuto bloccare il bancomat e tutto. Ora sono al negozio di telefonia per vedere se riescono a localizzarlo. A breve ti aggiorno». Tono informale, frasi tra persone che sono in confidenza.
Tanto che la donna risponde e si preoccupa; «Quando lo hai perso?». «Poco fa - le compare pochi secondi dopo -. Purtroppo non riescono a localizzarlo perché avevo la localizzazione spenta del telefono. L’unica cosa che posso fare è farmi recuperare tutti i dati». Sensato no?
Ecco perché le difese restano ancora bene abbassate quando arriva il cruciale «Ora mi servirebbe un tuo aiuto». E lei, da mamma, si mette a disposizione: «Cosa devo fare?». Siamo al momento clou: la «figlia» spiega di aver visto, nell'attesa, un cellulare in promozione. «Potresti aiutarmi a acquistarlo - fra tre giorni ti restituisco tutto». Seguono un «Per favore» e punto interrogativo per accelerare.
Come dire di no? E infatti la vittima si fa dare istruzioni. «Il commerciante mi dice che accettano pagamenti con ricarica mooney che si effettua dal tabaccaio. Oppure bonifico istantaneo». «Ho i contanti» risponde lei, ma nella chat si insiste: più veloce dal tabaccaio, e subito arrivano i dati per il versamento, la richiesta di avvisare quando è là e di inviare una foto del pagamento «da mostrare al commerciante». E lei va, e di fretta, perché aspetta a pranzo il nipote e vuole tornare in tempo.
Se alla fine la 74enne si salva dalla truffa è perché trova casualmente il tabaccaio «sbagliato» ma in realtà provvidenziale: quello non in grado di eseguire l’operazione richiesta dai malviventi. E di fronte all’inghippo la chiamata di chiarimento alla figlia vera, in ufficio, fa il resto. Da quel momento, e per 45 minuti, i messaggi sono a senso unico. «Mamma fammi sapere» «Mamma» «Mamma?».
«Se lo segnaliamo - racconta la famiglia - è per evitare che altre persone ci cadano. E per chiedere ai tabaccai di farsi carico di avvisare le persone del pericolo truffe quando chiedono trasferimenti di denaro istantanei».
Chiara Cacciani