LA CLASSIFICA

Parma è la più cara d'Italia, i rincari pesano 435 euro in più. Ecco perché: spiccano ristorazione e spese per la salute

Luca Molinari

Parma è la città più cara d'Italia. L'Istat ha reso noti i dati dell'inflazione di maggio e l'Unione nazionale consumatori ha stilato la top ten delle città più care del nostro Paese.

In testa alla classifica ci sono Parma e Rimini che si contendono il primato con un'inflazione pari all'1,6 per cento. Una crescita che si traduce in una maggior spesa su base annua, per famiglia, di 435 euro.

La classifica

Medaglia d'argento per Venezia, dove il rialzo dei prezzi dell'1,4 per cento, determina un incremento di spesa annuo pari a 369 euro a famiglia. Medaglia di bronzo per Firenze che con +1,4 per cento, ha una spesa supplementare pari a 366 euro annui per una famiglia media. Appena fuori dal podio Cagliari (+1,5 per cento, pari a 312 euro), poi Padova (+1,2 per cento, +308 euro), Trieste (+1,2 per cento, +293 euro), al settimo posto Milano ex aequo con Napoli +286 euro, poi Verona (+1,1 per cento, +283 euro) e Perugia (+1,1 per cento, +270 euro). Chiude la top ten Roma (+0,9 per cento, +233 euro per le famiglie della capitale).

I più virtuosi

Guardando la classifica dal basso, si notano tre città che sono in deflazione. Al primo posto c'è Aosta con una deflazione pari a -0,6 per cento che si traduce in un maggiore risparmio per famiglia pari a 156 euro annui. Medaglia d'argento per Campobasso (-0,5 per cento, -104 euro), seguita da Ancona (-0,2 per cento, -44 euro per famiglia).

Le regioni più costose

In testa alla classifica delle regioni più care, con un'inflazione annua a +1,3 per cento, c'è il Veneto che registra un aggravio medio per famiglia pari a 324 euro su base annua. Segue la Toscana, dove la crescita dei prezzi dell'1,1 per cento implica un'impennata del costo della vita pari a 272 euro, terza l'Emilia Romagna (+0,9 per cento e +237 euro). Viceversa, le regioni in deflazione sono la Valle d'Aosta (-0,8 per cento, pari a un risparmio di 208 euro) e il Molise (-0,4 per cento, -83 euro). Variazione nulla invece per l'Abruzzo.

L'indice dei prezzi

Come si fa sentire il peso dei rincari sul carrello dei parmigiani? I rincari maggiori riguardano la ristorazione (e i servizi ricettivi, +5,6) e le spese per la salute (+5). Viceversa, i cali più sensibili toccano la voce «Abitazione, acqua, energia elettrica e altri combustibili» (-7,3) e le comunicazioni (-7,2).

I dati sono quelli che emergono dall'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, utilizzato dall'Istat per calcolare l'entità dei rincari. A Parma la variazione dei prezzi calcolata sul mese precedente (maggio su aprile) fa segnare un +0,2 per cento, che diventa un +1,6 per cento se si calcola rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.

Le singole voci

Guardando le singole voci, i costi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche sono cresciuti dell'uno per cento; quelli di bevande alcoliche e tabacchi dell'1,6 per cento; quelli di abbigliamento e calzature del 2,3 per cento (rispetto ad aprile c'è stato però un calo dello 0,3 per cento); stabili i prezzi di mobili, articoli e servizi per la casa (+0,5 per cento), aumentano invece quelli dei trasporti (+3 per cento) e quelli per l'istruzione (+2,5 per cento) e «Ricreazione, spettacoli e cultura» (+2 per cento). Chiude l'indice la voce «Altri beni e servizi» che fa segnare un +4,6 per cento.

Più in generale, dai dati Istat su Parma, emerge che il costo della vita è schizzato in alto, facendo segnare una crescita continua anche se meno decisa rispetto ai mesi passati.

Difficile prevedere cosa accadrà nei mesi a venire, l'unica certezza sono i soldi in più che ogni famiglia ha dovuto finora sborsare per far fronte al caro vita.

Luca Molinari