Tribunale

Prosciugò il conto dell'amica anziana, condannata

Roberto Longoni

Una donna di 56 anni e l’altra 89enne nel 2016. Figlia e madre avrebbero potuto essere, e quasi lo diventarono. Alla base dell’amicizia, uno dei valori fondanti della società: la pecunia. La prima delle due era dipendente dell’istituto di credito del quale l’altra era cliente, insieme con il marito. Abile nel far fruttare gli investimenti della coppia, la bancaria conquistò sempre più la fiducia degli ottuagenari. Così, quando il consorte morì, l’anziana - che non aveva figli, ma solo nipoti - decise di intestare alla 56enne l’assicurazione del marito fino ad allora a suo nome. Non solo. Per agevolare la tutor nelle operazioni bancarie, acconsentì che anche lei avesse la firma sul proprio conto (in aula sarebbe inoltre emerso che la donna intendeva lasciarle parte dell'eredità).

Andò bene per un paio d’anni, fino a quando nel 2018 qualcuno non consigliò all’anziana risparmiatrice di verificare lo stato delle cose in banca. Fu allora che il conto si mostrò alquanto alleggerito: numerosi erano stati i prelievi al bancomat da 1.500 euro, mai richiesti dall’anziana (per la quale erano più che sufficienti i 900 euro mensili della pensione). Difficile stabilire l'esatto ammanco, perché sul conto finivano anche entrate della bancaria, ma si ritiene che almeno 30mila euro siano spariti all’anziana. L’amicizia era diventata ingombrante: troppe le due firme per un conto solo. La cliente, ormai 91enne, denunciò.

Ieri, la sentenza. La dipendente della banca - oggi 64enne - è stata condannata a due anni di reclusione (pena sospesa) dal giudice Paola Artusi, dopo che il pm Antonella Destefano aveva chiesto un anno e quattro mesi. La parte offesa non conoscerà mai questa «resa dei conti»: è morta nel 2021.

Roberto Longoni