MUSICA

Eugenio Finardi: «Canto con l'orchestra del conservatorio»

Pierangelo Pettenati

Inizia questa sera alle 21.15 in Piazzale San Francesco il ciclo di quattro appuntamenti organizzati dal Conservatorio di Musica Arrigo Boito in collaborazione con il Comune di Parma – Casa della Musica in occasione della Festa Europea della Musica. La partenza è con «La musica è ribelle. Il Conservatorio incontra Eugenio Finardi e la sua musica»: il celebre cantautore milanese canterà le sue canzoni suonate dall’Orchestra Pop dell’istituto con gli arrangiamenti e l’orchestrazione curati dal professor Maurizio Campo e dal direttore del Conservatorio Massimo Felici, coideatore della serata e chitarrista in alcuni brani. Il concerto vedrà anche la partecipazione straordinaria di Rossana Casale. Eugenio Finardi è a Parma già da alcuni giorni per provare con l’orchestra; l’abbiamo incontrato per farci raccontare questo progetto musicale: «La proposta mi è arrivata dal Conservatorio, ma avevo già fatto cose di questo genere; recentemente ho fatto una masterclass al Conservatorio di Taranto, dove insegna il pianista del mio progetto “Eufonia”. Io nasco nella musica classica, mia madre era insegnante di canto lirico e quindi ho sempre avuto un grande amore per l’orchestrazione, soprattutto quando è ben scritta. E in questo caso lo è».

È anche una bella commistione tra più stili

«Io non sento differenza tra la musica contemporanea e la musica popolare, anche perché col tempo i significati cambiano. E poi si scoprono risvolti e possibilità dinamiche nuove. Mi è sempre piaciuto insegnare e spiegare ai musicisti che stanno suonando come hai scritto una canzone, lavorare insieme su alcuni passaggi, sono esperienze fondamentali».

La sua generazione cercava nella musica una ribellione verso il passato e verso il potere, ora suona con giovani musicisti. Come vede questo incontro di generazioni?

«È molto bello proprio perché si esprime attraverso la musica. Negli anni ‘70, in realtà, nel contesto in cui lavoravo io, cioè la Cramps e tutto il movimento che comprendeva gli Area, Battiato, PFM, il Banco, Camerini, Calloni, non consideravamo quello che facevamo “musica leggera”, tant’è che alla Cramps c’era anche John Cage. Per me è la cosa più naturale del mondo passare da una generazione all’altra. Solo oggi sta avvenendo quel cambio radicale per cui i giovani non riconoscono chi c’è stato prima e per noi è difficile capire la musica contemporanea. Oramai si usano sempre gli stessi quattro accordi e tutto è suonato in quattro quarti se non in due. Direi che oggi i giovani cercano soprattutto l’aspetto sonoro».

Che impressione ha di questi ragazzi?

«Questi ragazzi sono preparatissimi. Non lo dico perché sono qui, ma sono davvero sorpreso dell’intonazione dei corni. Io li amo e li ho usati molto nella mia musica, ma sono sono molto difficili da suonare in queste musiche; trovi grandi orchestre che hanno debolezze sui corni, ma qua non ce ne sono».

Si conferma anche il suo legame con Parma.

«Ci troviamo in un contesto molto bello, mia moglie è parmigiana, a Parma sono stato tante volte e ricordo ancora la prima volta che sono venuto al Regio, a vedere La Bohème cantata da una allieva di mia madre». Il prossimo appuntamento è per domani, alle 20 nella ì Chiesa di San Francesco del Prato con «Nascita di un’aurora al tramonto del solstizio d’estate»: Suite n. 1 in Sol Maggiore BWV 1007 di Johann Sebastian Bach con Alessandro Tagliavini al violoncello. Successivamente, lunedì 24 giugno alle 21.15 in Piazzale San Francesco con «America - a jazz songbook» e giovedì 27 giugno alle 21.15 nel Cortile d’onore della Casa della Musica con «Capolavori di due secoli»: musiche di W.A. Mozart e R. Strauss.

Pierangelo Pettenati