Il libro

Vita e carriera di Tedeschi scritte insieme a Luca Campana

Giovedì, alle 21, nel cortile del Municipio di Fidenza verrà presentato il libro «Da borgo a città europea – La trasformazione di Fidenza 1980-2004» scritto da Massimo Tedeschi – scomparso lo scorso 22 giugno che di Fidenza è stato sindaco dal 1991 al 2004 – insieme al giornalista parmigiano Luca Campana.

A lui chiediamo quando è nata l’idea di questo libro. «L’idea di scrivere un libro che raccontasse la sua esperienza amministrativa a Fidenza, prima, e, successivamente, a Salsomaggiore dopo la parentesi romana, in Parlamento, nasce nel 2016 quando Tedeschi chiede a Massimiliano Franzoni se conoscesse qualcuno che potesse affiancarlo nel lavoro di ricerca e di ricostruzione storica di quegli anni. Franzoni fa il mio nome e una sera Tedeschi mi chiama esponendomi la sua idea. Ci vediamo dopo pochi giorni e decidiamo come sarebbe dovuto essere il libro: una raccolta di testimonianza raccolte tra chi aveva vissuto quel periodo storico così importante per Fidenza, non un’agiografia che preparasse una sua rentrée in politica – non ha mai pensato di ricandidarsi o di riproporsi come amministratore – e neanche un libro “contro”, qualcosa o qualcuno con cui consumare vendette più o meno fredde. Nel libro spesso vengono formulati i giudizi su periodi storici, su ideologie e anche su politici, che non sono sempre positivi o lusinghieri – lascio però ai lettori il gusto di scoprirne i nomi – ma è stato chiaro fin da subito che con questo libro Tedeschi non volesse regolare conti rimasti in sospeso».

Qual è la motivazione che ha spinto Tedeschi a realizzare questo libro?

«Me lo sono chiesto spesso e ancora continuo a chiedermelo: purtroppo non ho più la possibilità di chiederlo direttamente a lui. L’idea che mi sono fatto – ma non sono sicuro che sia quella giusta – è che ad un certo punto Massimo abbia sentito la necessità di fare chiarezza, storicizzandolo, su un periodo della storia recente di Fidenza che spesso viene volutamente ignorato perché politicamente scomodo per chi, pur affondando le proprie radici culturali e politiche in esso, oggi vuole apparire completamente nuovo. Penso che Massimo volesse rendere giustizia a quel periodo storico nel quale pur tra luci e ombre, pur tra contraddizioni e, forse, errori, sono state prese decisioni importanti per il futuro di Fidenza e del suo territorio. E poi perché, penso, aveva voglia di reincontrare vecchi compagni di strada con i quali è sempre stato legato anche da un profondo affetto. Soprattutto, Claudio Rossi e Giovanni Mora che non a caso saranno presenti alla presentazione del libro, suoi predecessori che gli sono stati fraternamente vicini anche negli ultimi mesi, sostenendolo nel lavoro di revisione delle bozze che diventava ogni giorno più difficoltoso.

Com’è stato lavorare con lui?

«Per me che non sono di Fidenza lavorare con lui è stata l’occasione per conoscere una città che prima non conoscevo. Il libro è ricco di aneddoti che riguardano circostanze vissute da Tedeschi come sindaco e personaggi che lui ha incontrato nel corso degli anni, anche se devo ammettere che i più gustosi alla fine non sono poi finiti nel libro».

Le ha mai parlato di delusioni o di decisioni che avrebbe preso in maniera differente?

«Tedeschi era una persona positiva e non parlava quasi mai delle delusioni che aveva patito durante la sua esperienza amministrativa. Non saprei proprio indicarne una più cocente delle altre anche se immagino che quelle che gli siano pesate di più sono quelle che gli sono arrivate da persone che lui reputava amiche e che, poi, per convenienza, gli hanno girato le spalle. Penso che abbia conosciuto molto da vicino l’ingratitudine: la mancanza di riconoscimento del lavoro svolto forse era la cosa che gli faceva più male».

Che idea si è fatto del Tedeschi sindaco?

«Non spetta certo a me giudicare il suo operato ma mi sento di dire che Massimo è stato un sindaco coraggioso e che i suoi interventi si possono definire “alla francese” e, cioè, opere senza compromessi e senza tentennamenti, che magari possono non piacere, ma che di certo non peccano di indecisione».

E del Tedeschi uomo che idea si è fatto?

«Rispondo con le poche righe che ho voluto aggiungere all’introduzione quando il libro era già in tipografia: “Permettetemi, infine, di dire due parole su Massimo Tedeschi. Massimo è una brava persona”. E questo non è una cosa da poco, almeno per chi, come lui, ha fatto per anni il mestiere della politica. Con questo non voglio dire che tutti i politici non lo siano, anzi. Ma tanti anni in politica possono far crescere quel “pelo sullo stomaco” che impedisce, poi e per sempre, di emozionarsi e di credere che sia possibile cambiare le cose. Massimo, invece, lo ha sempre creduto a cominciare, proprio, da quando era sindaco e ha deciso di fare quel “mestiere” a modo suo. Poi, ha continuato a crederlo anche quando quel mestiere lì qualcuno ha deciso che non lo potesse o dovesse fare più, preferendogli altri “cavalli” che sulla carta dovevano essere vincenti. E ha continuato a crederlo, decidendo di dare alle stampe un libro di ricordi che ha voluto togliere da un cassetto dove riposava da qualche anno in attesa di altri ricordi, più freschi, che sarebbe stato bello poter raccontare insieme ancora una volta».

r.c.