Inchiesta

La spesa sotto casa? Per molti parmigiani il market è troppo lontano

Anna Pinazzi

Il 36,9% dei parmigiani può raggiungere, a piedi, un negozio alimentare in 15 minuti. Un dato che posiziona la nostra città al 47° posto su 107 capoluoghi italiani, secondo il progetto Urban Pulse del Centro studi Tagliacarne, in collaborazione con il Sole24Ore: ci troviamo, in sostanza, nelle prima metà della classifica. Ma attenzione, i numeri, come fanno notare da Ascom, rivelano anche l'altro lato della medaglia: un parmigiano su due non riesce a raggiungere un negozio a piedi.

«Parma si trova nella prima metà della classifica e, tra le città di media grandezza, è tra quelle con il miglior risultato - commenta Chiara Vernizzi, assessore al Commercio -. Parma si trova sopra alla media delle città che hanno, all'incirca, le sue stesse dimensioni: un dato confortante». Sopra a Parma si trovano «metropoli» come Milano, Napoli, Roma, ma anche città di minori dimensioni come Barletta (al primo posto della classifica), Matera, Pescara, La Spezia. Il motivo, secondo l'assessore, andrebbe ricercato proprio nelle dimensioni della città: «Le città hanno quartieri che sono, a loro volta, piccole città con tutto ciò che serve - spiega Vernizzi - e quelle piccole, invece, proprio per le loro dimensioni ridotte sono per definizione “di prossimità”: ecco, allora, che le città di medie dimensioni sono quelle che tendono a scivolare più in basso: ma Parma si “difende” bene».

«Montanara, quartiere modello»
«Il Pug (Piano urbanistico generale, ndr) lavora proprio nella direzione della prossimità e dei servizi» fa sapere Vernizzi. «Parma ha dei quartieri che sono davvero un modello, in questo senso - afferma -: pensiamo al Montanara, lì possiamo trovare tantissimi servizi perfettamente raggiungibili a piedi: dai negozi, ai servizi di ristorazione, fino alla casa della salute». Si porta, dunque, al centro anche l'importanza della qualità dei servizi offerti, oltre che l'accessibilità: «Il commercio è fondamentale, ma anche la qualità e la differenziazione dei servizi» riflette l'assessore.

Ma il nostro capoluogo, si posiziona poco oltre la metà della classifica sia per la raggiungibilità dei supermercati (55° posto) che dei piccoli negozi (58° posto). Questo dato è stato definito «meno drammatico di altri, ma comunque preoccupanti» dal presidente di Ascom Parma, Vittorio Dall’Aglio.

La risposta dei commercianti
«I dati dicono che a Parma solo 1 cittadino su 2 riesce a raggiungere un negozio alimentare nell’arco di 15 minuti. - prosegue Dall'Aglio-. A conferma quindi dell’esistenza di interi quartieri in cui non ci sono più, o comunque sono troppo pochi, i servizi di vicinato alimentare». Per migliorare la situazione, «se vogliamo perseguire l’obiettivo di vivere in aree urbane che puntano ad un’alta qualità della vita - dichiara il presidente di Ascom Parma - bisogna inevitabilmente, come chiediamo da tempo, ripensare ad una politica che privilegi il rilancio dei negozi e dei supermercati di vicinato e abbandoni i grandi progetti di centri commerciali esterni alle aree urbane». In questo senso «la nuova legge regionale degli Hub Urbani può essere la grande occasione per ridisegnare commercialmente le nostre città - aggiunge Dall'Aglio - e al contempo rivitalizzare i piccoli centri della provincia che devono essere serviti da un’adeguata rete commerciale alimentare di prossimità».

Commenta la classifica anche Confesercenti: «La realtà è che la nostra città risulta avere una florida composizione commerciale, ben più capillare rispetto ad altri contesti urbani sia in centro storico che nei quartieri - sottolinea il direttore Confesercenti Parma, Antonio Vinci -. Al netto delle statistiche, come Confesercenti auspichiamo la tenuta e lo sviluppo del commercio di prossimità in quanto si integra perfettamente nel sistema “Città di 15 minuti”. Le attività fronte strada hanno oggi più che mai un forte valore sociale ed economico: favoriscono la coesione comunitaria, creano spazi di incontro e stimolano l'economia locale. Inoltre, contribuiscono alla vitalità urbana, migliorano la qualità della vita e riducono l'impatto ambientale legato agli spostamenti, promuovendo di fatto un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo».

La nostra «è una realtà cittadina dove già esistono esempi virtuosi di mini economie circolari di prossimità, come nel quartiere Montanara - continua Vinci- da replicare in altri contesti urbani, soprattutto in un Paese che invecchia e avrà sempre più bisogno di servizi di prossimità».

Quindi, cosa si può fare? «Sarà fondamentale che istituzioni, associazioni e imprese diano vita a strategie condivise e politiche attive a supporto delle micro attività - chiosa il direttore - anche per incentivare il ricambio generazionale e garantire servizi a Km 0 a tutti i cittadini».

La situazione a livello nazionale
Dallo studio emerge che il 39% degli italiani raggiunge un punto vendita alimentare in pochi minuti a piedi dalla propria abitazione, dato medio che aumenta fino al 60% solo in alcune province del Mezzogiorno. Sono Barletta-Andria-Trani, Bari e Cagliari le tre province dove è più facile trovare un negozio alimentare sotto casa. Più in generale, sono province del Mezzogiorno 14 delle prime venti, nessuna tra le ultime venti. Gli ultimi posti sono occupati da Belluno (l'ultima), Udine, Rieti e Treviso, dove la prossimità viene garantita a meno di un cittadino su quattro.

L'immagine è, dunque, quella di una geografia capovolta, un'Italia «spaccata» in due e in cui Parma si trova - quasi perfettamente - a metà.

Anna Pinazzi