Povertà
Se mancano i soldi (anche) per morire
Non poter pagare il proprio funerale è uno dei risvolti più nascosti e drammatici di chi ha vissuto in povertà.
Il diritto a una sepoltura dignitosa non può essere negato a nessuno, anche a chi non ha nulla. Ma i funerali costano e non tutti possono permetterseli. La crisi economica nata nel post Covid ha portato ad un aumento delle richieste di aiuto, anche se i numeri in città, rimangono piuttosto contenuti rispetto ad altre zone d'Italia.
Il Comune - ma anche Caritas e altre associazioni - intervengono per accompagnare nell'ultimo saluto chi non ha nulla, ma le situazioni di grave indigenza sono in crescita, come denunciato di recente dalla Caritas, durante la presentazione del bilancio sociale 2023 di Fondazione Caritas Sant'Ilario.
L'obolo per Caronte
Caronte, il mitologico traghettatore dell’Ade, trasportava i morti da una riva all’altra solo pagando un obolo per il viaggio. Gli altri erano costretti a errare in eterno senza pace tra la nebbia del fiume.
Anche oggi sono sempre di più le persone che sarebbero costrette a vagare in eterno tra la nebbia se non ci fosse il Comune (o altre realtà come Caritas) a pagare l’obolo per l’ultimo viaggio a chi non possiede nulla.
I dati
Nel 2023 i funerali gratuiti in città sono stati 16 per un costo in carico ad Ade Servizi di oltre 20mila euro. Quest'anno invece, a oggi, i funerali gratuiti sono stati 15 con una spesa di 20mila euro complessivi. A spiegare il funzionamento di questa misura è Caterina Bonetti, assessore comunale con delega ai Servizi cimiteriali. «I funerali gratuiti sono a carico della nostra società Ade Servizi e quindi del Comune - precisa -. Per legge possiamo prevederli solo in determinati casi. In generale, il Comune può pagare i funerali solo a chi è nullatenente, altrimenti si configurerebbe un danno erariale».
La casistica
In realtà esistono varie casistiche in cui il Comune è chiamato a intervenire. «Oltre ai nullatenenti, ci possono essere persone sole che possiedono dei beni - spiega la stessa Bonetti - ma se i loro parenti, una volta morte, rinunciano a tutto, il Comune procede coi funerali per poi recuperare le somme o i beni disponibili. In questi casi può anche essere un'associazione benefica o gli amici, se ci sono, ad accollarsi le spese del funerale». Il Comune interviene anche nel caso in cui una persona è indebitata, priva di beni, o comunque, in una condizione di indigenza. Ma cosa si intende per indigente? La risposta arriva dal regolamento di Ade. «È considerato indigente il defunto che percepiva in vita, dall’Amministrazione comunale, il sussidio integrativo al minimo vitale». Un'altra situazione che si può verificare è il cosiddetto disinteresse da parte dei familiari. «Il disinteresse deve essere espressamente manifestato (ossia i familiari, devono rinunciare a recuperare eventuali beni o somme possedute dal defunto)» e, a livello di tempi, deve avvenire entro sessanta giorni dal decesso.
Le agevolazioni
La crisi continua a far sentire tutto il suo peso. Per venire incontro a chi non è nullatenente ma troppo povero per potersi permettere un funerale, sono previste delle agevolazioni. Bisogna però avere un Isee sotto i 15 mila euro. Nel 2023 a Parma hanno beneficiato dei funerali «sociali» cinque persone. Quest'anno invece, almeno per il momento, nessuno ha usufruito di questa agevolazione economica. «L'intento - spiega l'assessore Bonetti- è quello di andare incontro a chi non è nullatenente, ma non è in una condizione economica tale da potersi permettere un funerale. É doveroso fare in modo che tutti vedano garantito il diritto a una sepoltura dignitosa».