Due donne ottantenni

West Nile, due morti a Parma

Da metà luglio sono stati confermati quattro casi positivi al virus West Nile a Parma e provincia. E purtroppo due di queste quattro persone infettate sono morte: si tratta di una 80enne residente in città e di una 83enne residente in un comune della pedemontana, che erano ricoverate all'ospedale Maggiore e che presentavano diverse patologie pregresse. Sono finora le uniche due vittime del virus nella nostra regione. Le altre due persone sono fuori pericolo.

L'Emilia Romagna è fra le regioni più colpite dal virus West Nile, assieme a Veneto e Friuli Venezia Giulia. È proprio nella nostra regione, in provincia di Modena, che è stato individuato il primo caso umano di infezione all'inizio di questa stagione estiva, lo scorso giugno.

Dei 171 casi rilevati in tutta Italia da quando è scattata la sorveglianza a maggio (durerà per tutto ottobre), e fino al 21 agosto scorso, quelli in Emilia Romagna sono stati più di 80. Sono stati 63 i casi di forme neuro-invasive, 12 i casi in cui è comparsa febbre, 11 i casi asintomatici scoperti in donatori di sangue. La diagnosi avviene infatti prevalentemente con test su siero, come su fluido cerebrospinale, per la ricerca del genoma virale e degli anticorpi.

Sintomi leggeri dell'infezione da West Nile si presentano nel 20% delle persone infette, e sintomi più gravi in meno dell'1%. La maggior parte delle persone è asintomatica, ed è ragionevole pensare che i numeri della diffusione del virus siano più consistenti di quelli scoperti.

«La circolazione del virus, come era da aspettarsi, è aumentata con il progredire dell'estate, basti pensare che solo nella settimana dal 15 al 21 agosto si sono registrati, a livello nazionale, 72 casi - spiega Silvia Paglioli, direttrice del Servizio igiene e sanità pubblica dell'Ausl di Parma - In questo momento restiamo in una fase di elevata circolazione virale che ha fatto scattare, lo scorso mercoledì, nuove indicazioni regionali preventive ai sindaci, alle Ausl, ai medici e ai veterinari».

Poiché non esiste un vaccino per la febbre West Nile, così come non c'è una terapia specifica, è importante lavorare sulla prevenzione.

Fra le misure raccomandate dalla Regione ci sono interventi di lotta antilarvale di competenza con «i prodotti larvicidi usati in ambito urbano, che sono generalmente attivi sia nel contrasto della zanzara tigre che verso la Culex», principale vettore del West Nile.

Viene anche chiesto di «intensificare le attività di controllo e sostegno alle attività effettuate dai privati; di effettuare interventi straordinari preventivi con adulticidi qualora sia in programma una manifestazione che comporti il ritrovo di molte persone nelle ore serali in aree all’aperto», regola che vale anche per le manifestazioni in aree verdi urbane.

Infine «garantire un’adeguata manutenzione dei parchi pubblici con particolare attenzione alla rimozione dei potenziali focolai larvali eliminabili e al trattamento di quelli non eliminabili».

Previsti anche trattamenti disinfestanti adulticidi con cadenza settimanale, fino al 30 settembre, nelle strutture socio-assistenziali e negli ospedali nei Comuni dove è più elevata la circolazione del West Nile.