Traversetolo
Vignale, la madre del neonato ha fatto tutto da sola?
Ha fatto tutto da sola, la giovane madre del neonato trovato morto a Vignale il 9 agosto? Oltre alle risposte che verranno dall'autopsia da poco eseguita se ne attendono altre: e saranno gli inquirenti a doverle trovare. Intanto, Medicina legale dovrà fornire responsi basati su riscontri scientifici, come quelli che, grazie alla comparazione del Dna ricavato dai reperti analizzati dai carabinieri del Ris, hanno portato all'individuazione di colei che avrebbe dato alla luce il piccolo. Dall'équipe diretta dalla professoressa Valentina Bugelli ci si aspetta di sapere innanzitutto se quel corpicino di neonato (o forse non-nato) abbia mai respirato. La gravidanza era stata portata a termine, ma questo non garantisce che il bimbo trovato con il cordone ombelicale ancora attaccato e senza apparenti segni di violenze sia venuto al mondo vivo. Se sì, però, quando ha cessato di battere il suo piccolo cuore e per quale causa? Subito o magari, ed è l'ipotesi più straziante, ore dopo l'abbandono nel giardino della bifamiliare di strada Baietta?
Ma tutta la vicenda è un intrico di quesiti, e molti non potranno certo essere risolti negli asettici locali dell'istituto di Medicina legale. Le domande etiche che una tragedia di questo tipo fa inevitabilmente sorgere (prova ne sia l'attenzione con la quale il caso viene seguito anche da chi di solito non si lascia coinvolgere dalla cronaca) si sovrappongono a quelle legate al Codice penale. Quali le responsabilità? Chi dovrà risponderne? La famiglia giorni fa ha nominato un legale, anche se finora non si ha notizia di persone iscritte nel registro degli indagati. La diga eretta dal procuratore Alfonso D'Avino e dal sostituto Francesca Arienti, titolare delle indagini condotte dai carabinieri di Traversetolo e del Reparto operativo di via delle Fonderie, non lascia filtrare nulla: facile immaginare che la delicatezza del tema stia imponendo un silenzio ancora più rigoroso di quello abituale, linea guida in vicolo San Marcellino anche in inchieste dagli aspetti umani meno dolorosi. Ma è scontato ipotizzare che gli inquirenti stiano cercando di completare il quadro, per poi capire, sulla base dei risultati dell'autopsia, in quale direzione procedere.
Difficile immaginare che la madre del piccolo, maggiorenne ma comunque giovanissima, abbia potuto mantenere la gravidanza nascosta fino all'ultimo agli occhi della famiglia con la quale vive. Avrà potuto contare sui genitori o comunque su un parente nelle fasi del travaglio? Non si può nemmeno escludere che al suo fianco sia stato qualcuno con competenze in materia. In tal caso non può che essere stata una persona di assoluta fiducia, vicina da tempo: altrimenti, la segretezza di ciò che a tutti i costi andava nascosto al mondo (questa la tragedia nella tragedia) sarebbe stata messa a repentaglio. Infine, c'è un aspetto che lascia interdetti. La ragazza sarebbe partita con la famiglia subito dopo il parto per una vacanza che richiede almeno la prenotazione dei voli. Saremmo di fronte a un parto (difficile da programmare, ancora più se domestico), a un abbandono del neonato e a una partenza. Tutto nel giro di poche ore.
r.c.