Gazza Ladra
Mauro Coruzzi si confessa: «La mia guerra ai chili di troppo ha un nuovo capitolo»
Ma si può essere così schiavi del cibo? Se non è maledizione questa, ditemi voi... Chiedo scusa per portare a condivisione un problema personale, ma so che è comune a molti, il peso, i chili di troppo sono per tanti un nemico e per combatterlo si può ricorrere a metodologie, regimi alimentari salutari, diete o restrizioni, salvo poi che è facile vincere una sola battaglia per poi perdere una guerra.
Fin da ragazzo, la compulsione alimentare, il «rifugio cibo», l’esagerazione è stata un tranquillante, un calmante, salvo che poi, ad ogni periodo di contrizione, ne ho fatto un successivo di natura contraria, fino a che, appena prima che il Covid s’impossessasse delle nostre vite (e pesavo 185 kg) decido di dare un taglio netto al passato (e anche allo stomaco, facendomene asportare una parte, e mica piccola...) con la chirurgia bariatrica, che, lo dico con convinzione, è davvero assai efficace... Poi, che la vita e la sua «scaletta» ci possano mettere di fronte altri ostacoli, che possono diventare non facili da superare, l’avrei vissuto sulla mia pellaccia affrontando l’ictus ischemico, la semiparesi e le concomitanti difficoltà nell’esprimermi a parole, il ricovero ospedaliero (i miei «curanti» mi dicono che il più probabile tra i colpevoli dell’attacco al cervello sia stato lo stress, insieme al peso o alla pressione sanguigna...) ma c’è evidentemente, anche in uno sfaticato come me, la voglia di riprendersi la vita nel suo insieme e con la riabilitazione che si sta rivelando molto efficace, pare sia sulla buona strada. Nel frattempo, in questo anno e mezzo, dove sia la mobilità che l’occupazione si è convertita più in smart working che altro, il peso, pian piano, è risalito un po’, un altro po’ fino a farmi venire una specie di psicosi: intendiamoci, è solo colpa mia, basterebbe un pelo più di regolarità nella routine alimentare, una volontà più decisa a non sgarrare, mentre, sbagliando, la mia sedentarietà mi spinge verso il peccato, insomma, per farvela breve, sono andato dal mio medico di «famiglia», un asceta nemmeno trentenne con già una triade di pargoli (un rarissimo esempio di controtendenza al calo delle nascite), il quale, senza se e senza ma, mi manda da un endocrinologo: «Ma come? - chiedo io - Cosa ci vado a fare da uno specialista in ormoni? Mica voglio fare il cambio di sesso, o aumentare il tasso di testosterone (scherzo ma nemmeno troppo...)». E lui, serafico: «Tu fai il tuo di lavoro e ora che lavori meno se vuoi tornare a darci dentro, anche con più vigore e forza, fidati e non argomentare facendo la tua solita caciara perché quando sei di fronte ad un bivio ti fermi, paralizzato dalla paura del doverla davvero fare una scelta, guitto mangione che non sei altro». Mesto e ferito nell’amor proprio vado dall’endocrinologo, un simpatico ometto non altissimo, buffo nei modi ma pragmatico nell’andare all’obiettivo: «Le prescrivo un farmaco che ha un principio attivo, il semaglutide, che agisce sul sistema endocrino per regolare appetito e sazietà, dovrà fare un’iniezione alla settimana, sotto costante controllo medico vedrà che se si comporta bene per il Natale prossimo un paio di fette di cotechino se le mangerà con piacere, uno zampone intero ovviamente no...». Chiedo nuovamente scusa se ho utilizzato questo spazio per condividere una scelta privata ma ciò che mi ha fatto scattare la molla è stato che basta informarsi per bene, rivolgersi a chi ne sa e non fare da soli e incamminarsi verso un traguardo raggiungibile, vediamo poi se risolutivo o meno... Ah, dimenticavo, la prima iniezione la farò domenica prossima... Intanto decido per la cena di stasera al ristorante... Non è proprio fame, è voglia di... Buona domenica.
Mauro Coruzzi