Calcio
Bojinov: «Il Parma farà un grande campionato»
Tra i doppi ex della sfida di domani sera al Via del Mare, c’è anche Valeri Bojinov, cresciuto nel Lecce del suo scopritore Pantaleo Corvino, in cui stabilì il record di più giovane straniero esordiente in serie A il 27 gennaio 2002 ad appena 15 anni, undici mesi e dodici giorni, e rinato al Parma, dove tra il 2009 e il 2011 realizzò undici gol in due stagioni (otto nella prima, tre nella seconda) riproponendosi su alti livelli dopo i due gravi infortuni rimediati al Manchester City.
Proprio dieci giorni fa è stato in visita a Collecchio per studiare dal vivo la truppa di Pecchia e avrà il cuore diviso a metà. «Sono legato a entrambe le piazze -spiega l’ex attaccante bulgaro, classe ‘86, che in carriera ha indossato anche le maglie, tra le altre, di Fiorentina, Juventus, Sporting Lisbona, Verona, Vicenza, Levski Sofia, Ternana, Partizan e Pescara- mi auguro finisca in pareggio e che nessuno si faccia male».
Cosa pensa del Parma?
«Il Parma è una squadra che gioca un calcio molto diretto, verticalizza tantissimo poi ha una rosa giovane che in tre anni, da quando è arrivato mister Pecchia, ha fatto veramente grandi cose. Si vede che c’è un’identità, un automatismo e ha le idee chiare. Non meritava di perdere con l’Udinese però nel calcio di oggi devi essere concentrato e non mollare finché l’arbitro non fischia la fine della partita. Gli episodi non sono stati dalla parte del Parma ma quando passi da 2 a 0 a 2-3 hai tanti aspetti da analizzare. Credo che a Lecce se la giocherà a viso aperto e senza timori come ha dimostrato di fare anche a Napoli».
Che Lecce si aspetta?
«Ha fatto due risultati utili consecutivi molto importanti contro il Cagliari e in casa del Torino imbattuto, dove il pareggio gli stava un po’ stretto. Gioca molto bene, non rischia tanto e prende pochi gol: non sarà facile da affrontare».
Com’è andata la giornata a Collecchio da Pecchia?
«Ringrazio il mister che mi ha dato la possibilità di assistere all’allenamento e di stare vicino alla squadra. Poi siamo stati nel suo ufficio, abbiamo parlato e chiacchierato a lungo. Devo dire che sta facendo un lavoro eccezionale, i giocatori in questi tre anni hanno avuto una crescita notevole. Dal campo ci si accorge subito che si conoscono bene e giocano a memoria: quello che mi ha impressionato è che c’è un collettivo importante con tanti giovani che hanno fame, voglia e cattiveria di voler fare un grande campionato. E sono sicuro lo faranno».
Quale giovane la intriga di più?
«I rumeni Man e Mihaila mi piacciono tanto poi Bonny è molto bravo e avrà un futuro luminoso. Almqvist e Cancellieri li reputo ragazzi molto interessanti e tra i neoacquisti anche Suzuki mi ha particolarmente colpito. In tanti hanno grandi qualità e talento, il Parma farà ottimi incassi nei prossimi anni. Ma, innanzitutto, devono fare bene in questa squadra, dare il loro contributo e far sognare i tifosi. Il Parma ha dietro una grandissima società, la proprietà è molto forte economicamente e non ha bisogno di fare cassa. Poi chiaramente il calcio sta diventando un business, il fine dei club non di prima fascia è valorizzare i propri giocatori per poi venderli a buone cifre».
Un po’ come insegna il «suo» Corvino al Lecce.
«Il direttore è la garanzia del Lecce sul mercato, un punto di riferimento per società e staff tecnico. É unico in questo settore: prende i giocatori, li valorizza e li vende perché sono bravi. L’ho avuto con me tanti anni, so cosa significa la presenza di Pantaleo (Corvino ndr) agli allenamenti ma anche prima, durante e dopo le partite. É un «vecchio lupo» di grande esperienza che si fa sentire nei momenti belli e meno belli».
Quali ricordi conserva delle due stagioni a Parma?
«Fu un’esperienza meravigliosa, voluta da me e dalla dirigenza dell’epoca. Non vedevo l’ora di arrivare perché sapevo che Parma è una realtà dove potevo fare bene e in cui tanti attaccanti in passato avevano fatto la differenza. Centro sportivo bellissimo, stadio all’inglese che ti fa vivere emozioni intense. La cosa più curiosa è che tutte le reti segnate hanno portato punti in classifica. E non posso dimenticare l’eurogol al Bari, per me da «leccese doc» ha assunto un significato speciale».
Ha qualche rimpianto in carriera?
«Potevo fare molto ma molto di più però sono contento del mio percorso. Ho subìto due gravi infortuni al ginocchio e al tendine d’Achille che mi hanno un po’ frenato ma ebbi il coraggio, la forza, la fame e la cattiveria di tornare dopo due anni di quasi totale inattività. Ringrazio Dio e tutte le squadre in cui ho giocato, sarebbe sbagliato cercare alibi perché, alla fine, nel bene o nel male, dipende tutto da te stesso».
Quale strada intraprenderà in futuro?
«Non so ancora cosa farò da «grande», se vuoi allenare a certi livelli devi partire dal ruolo di secondo o assistente per imparare, capire i tempi e i ritmi. Noi ex calciatori pensiamo di conoscere già tutto ma anche Pecchia, che è una persona molto intelligente e preparata, mi ha detto di esser stato fortunato a lavorare con Benitez. Ora giro, guardo e aspetto di decidere dove potrò farmi valere. Non ho paura a prendermi le mie responsabilità quando sarò pronto».