tragedia di Vignale

Chiara, che dopo il parto è andata a bere con le amiche

Come sempre sono i dettagli che fregano. Perché si possono sopportare le tragedie se le si vedono da lontano, se ci si ferma allo sguardo d'insieme. Ma se poi ci si avvicina, se si osserva per bene, allora, il male ti schianta. Come è nel caso di Chiara Petrolini, 21 anni, la ragazza della porta accanto con i boccoli, la baby sitter referenziata e carina che tutte le mamme di Traversetolo si contendevano: «Dove la trovi una altra che piace cosi tanto ai ragazzini?».

Ora, che lei avesse partorito e sepolto nel giardino della villetta gialla di Vignale i suoi due bambini ormai lo si sapeva, la supposizione purtroppo era diventata notizia. Ma ieri mattina, quando in procura gli investigatori hanno raccontato che la ragazza era stata arrestata e portata ai domiciliari, che l'accusa era confermata e, soprattutto, hanno svelato i retroscena di una storia tanto terribile da contagiare di sgomento l'intera cronaca tutti sono rimasti smarriti, quasi increduli. Perché nessuno è pronto a specchiarsi in un dolore così grande.

«Chiara è una ragazza difficile da decifrare», ha dichiarato il procuratore Alfonso D'Avino iniziando la sua difficile conferenza stampa. La stanza della procura, in quel momento, era invasa di telecamere, taccuini e cronisti con la scorza dura di chi ne ha viste e raccontate tante: ma decifrare tutto quel male non è difficile. E' impossibile.

Perché Chiara Petrolini, studentessa di Scienze dell'educazione, quindi con un futuro segnato tra e con i bambini, ha sicuramente ucciso almeno una volta e sepolto due volte i bimbi che ha portato in grembo. E lo ha fatto da sola, con una freddezza che lascia increduli e che pare impossibile in una ragazza - lo hanno ripetuto in tanti in questi giorni - «dolcissima e solare».

L'ultima volta è successo nella notte tra il 6 e il 7 d'agosto: alle tre di mattina Chiara ha capito che il momento era arrivato. E con il cellulare in una mano e una forbice presa dalla cucina nell'altra ha affrontato il travaglio. Appena il bambino è nato lei ha tagliato il cordone ombelicale e, stremata, ha forse perso i sensi. Quando ha riaperto gli occhi il piccolo era morto per quello che il referto definisce shock emorragico. In altri termini, il sangue è sfuggito, il cuoricino ha rallentato il battito e il bambino che, lo ha dimostrato l'autopsia, per un po' aveva respirato è morto.

La ragazza, allora, lo ha avvolto in un asciugamano giallo ed è andata a deporlo in una buca che i cani di casa avevano scavato nel giardino: lei era troppo debole e stanca per scavare. Ma non, dopo una manciata d'ore, per rispettare l'appuntamento dall'estetista preso in vista delle imminenti vacanze. Poi, nonostante la notte sconvolgente appena vissuta, eccola pronta a tuffarsi in una giornata d'estate come quelle di tutte le ventenni: un aperitivo con le amiche, una degustazione di vino in una azienda a due passi da casa, l'ultimo bicchiere della staffa prima di andare a letto. Stanca ma abbastanza carica per una sveglia di buon'ora in vista del viaggio della famiglia con gli Usa.

Sarebbe un quadro che atterrisce: ma c'è molto altro. Si, perché una simile situazione Chiara l'aveva già vissuta. Per la precisione il 12 maggio del 2023, quando la ragazza aveva partorito una prima volta un bambino arrivato ad una quarantina di settimane di gravidanza. Quella volta non era notte: il padre e la madre di lei erano fuori a seguire il saggio di pianoforte del fratello, più piccolo di qualche anno, e lei si era inventato un brutto mal di schiena per restare a casa. Le serviva tempo e una stanza per partorire. Anche in quel caso il corpicino, che non si sa ancora se fosse vivo o già morto al momento di vedere la luce, era finito nel giardino, seppellito sotto le finestre. «Lo volevo tenere vicino», ha detto lei ai carabinieri, come se fosse una spiegazione.

Ma per arrivare a questo cadavere i militari hanno dovuto seguire una pista leggera ma spaventosa: per mesi la ragazza, frugando freneticamente in rete come fanno tutti i ragazzi, ha cercato una via di uscita, una scappatoia: «Come indurre il parto», ha scritto cercando sui motori di ricerca. «Come provocare un aborto in casa? «Quali erbe fanno abortire?», «Quali conseguenze da un pugno nella pancia?», ha provato a scoprire interrogando internet. E le tracce di queste ansiose consultazioni sono rimaste sul cellulare che gli investigatori hanno analizzato con cura. Scoprendo anche ulteriori domande che lasciano smarriti: «Dopo quanto puzza un cadavere?», ha chiesto prima di guardare un orribile video sulla decomposizione di un corpo umano.

Tutto questo, lo abbiamo detto, in silenzio assoluto, senza che nessuno sapesse o si accorgesse di qualcosa. Chiara, infatti, ha continuato la sua vita: frequenta le amiche, si incontra nei locali per l'aperitivo, lavora la domenica mattina in un negozio di abbigliamento, fa la baby sitter per diverse persone che, oggi, ripensando a quando le hanno affidato i figli rabbrividiscono. Ma non solo: intanto si vede con il fidanzato, padre dei due bambini, che nulla ha mai saputo e sospettato pur condividendo con lei i giorni e le notti, si concede una canna per una serata sopra le righe. E anche quello lo certifica internet dove cercava informazioni su quale sia la «quantità per uso personale di marijuana».

La famiglia intanto nulla poteva immaginare: la posizione dei genitori, dopo una fase iniziale in cui doverosamente sono inseriti tra gli indagati, viene stralciata, loro hanno scoperto tutto solo al momento del ritorno dagli Stati Uniti. Ed è facile immaginare che adesso si stiano interrogando su quello che è accaduto. E che mai avrebbero potuto prevedere e comprendere.

Quando ieri mattina Chiara è stata portata nella caserma di via delle Fonderie per poi essere riportata a casa - ma stavolta in stato di arresto con le accuse gravissime di omicidio volontario aggravato e premeditato oltre che per soppressione di cadavere - è apparsa una ragazzina come le altre, le unghie rosse laccate e un foglio bianco sventolato davanti al volto per proteggersi dalla invadente presenza di una macchina fotografica.

Ma nessuna immagine, è certo, riesce a spiegare questa vicenda, a dare un senso verosimile ad un dramma con molte domande e pochissime risposte. Le indagini, è vero, hanno ricostruito i fatti, hanno evidenziato delle responsabilità, messo in fila i fatti: ma per ora nulla serve a chiarire il perché. Il procuratore, ricostruendo gli interrogatori della ragazza, ha ricordato che in alcune occasioni Chiara ha ceduto all'emozione, si è abbandonata alle lacrime. Ma per il resto il dramma di Vignale rimane comunque una inchiesta senza un movente, una specie di mistero con una persona indagata. E assai poco altro.

«Perché ho tenuto nascosto le gravidanze? Perché temevo il giudizio dei miei genitori e del mio fidanzato», ha dichiarato Chiara agli investigatori aggiungendo che i figli li avrebbe voluti tenere. «Ma erano nati morti». Nel secondo caso, è certo, non è vero e sul primo stanno lavorando gli esperti anatomopatologi e la loro risposta potrebbe, se si scoprisse che è stato ucciso, rendere se possibile ancora più grave la situazione di Chiara. Lei adesso è nella casa di famiglia impossibilitata ad avere contatti con altri che non siano i genitori, lontano da Vignale e dai pettegolezzi. Forse adesso avrà tempo di riflettere, di capire, di affrontare il dolore. Chiara è giovane, è forte. Ma lo abbiamo detto: guardandosi dentro, affrontando lo specchio il male diventa enorme. E questo è un macigno che può schiantare.