IL CASO

Demolizione delle baracche abusive nel Baganza: il Comune chiede 300mila euro ai «furbetti»

Anna Pinazzi

È iniziata la fase di «recupero» delle risorse. Il Comune chiederà, infatti, la restituzione delle spese sostenute per la demolizione degli insediamenti abusivi lungo la sponda destra del torrente Baganza: denaro che, negli anni, l'amministrazione ha dovuto spendere a causa dell'inottemperanza da parte dei privati, che avrebbero dovuto da tempo demolire le loro «baracche» non in regola e sgomberare l'area. La zona, dopo i rilievi dei tecnici del Comune, si è scoperto non essere mai stata liberata, come richiesto proprio dal Comune in un'ordinanza confermata anche dal Tar. I proprietari che dovranno restituire oltre 300mila euro sono 14: una bella cifra da dividersi.

Oltre 300mila euro

Proprio per loro, i proprietari non in regola, arriva quindi l'ultimatum, che burocraticamente «passa» per una delibera approvata di recente dalla Giunta comunale: una volta eseguiti e contabilizzati gli interventi di demolizione e ripristino dell'area, i privati dovranno restituire oltre 300mila euro. In particolare, 94.973 euro all'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile e 232.880 euro al Comune.

Ma chi recupererà le somme? Il Comune e l'Agenzia regionale hanno stipulato un accordo collaborativo: sarà il Comune a farsi carico di tutte le attività di recupero. La somma complessiva verrà poi così distribuita: circa il 70% andrà al Comune e il restante 30% all'Agenzia.

Un passo indietro

Ma facciamo un passo indietro: la lotta all'abusivismo sul torrente Baganza dura da diverso tempo (in pratica, dall'esondazione del torrente nell'ottobre del 2014). Circa dieci anni fa, l'amministrazione comunale aveva messo in campo il «Piano attuativo di contrasto all'abusivismo edilizio sul torrente Baganza» che ha fornito una mappatura dettagliata del territorio, verificando la presenza di ben 45 siti abusivi e oltre 90 fra baracche e fabbricati «illegittimi». È proprio a seguito di questa mappatura che sono stati avviati (o in certi casi riavviati) i procedimenti amministrativi e giudiziari nei confronti dei 45 siti abusivi, eseguite diverse ordinanze di demolizione, poi effettuate da privati e demolizioni d'ufficio finanziate e realizzate dal Comune (come già detto, per sopperire alle inottemperanze dei privati).

In dieci anni, sono stati demoliti fabbricati e strutture abusive in 24 siti - compresa la grande lottizzazione vicina alla tangenziale sud composta da 23 baracche - mettendo in campo anche interventi di «desigillazione» dei suoli e «rinaturalizzazione» dei terreni.

La lotta all'abusivismo è stata sostenuta fortemente anche da Effetto Parma, che nel 2023 ha portato in consiglio comunale una mozione di bilancio per «Parma città sostenibile». Una mozione approvata all'unanimità per fare proseguire i lavori di demolizione degli abusi edilizi lungo il Baganza e favorire le delocalizzazioni degli «insediamenti incongrui». Azioni che sono state inserite tra gli «obiettivi strategici» del Comune e nella sezione operativa del «Documento unico di programmazione 2024-2026».

«Tuteliamo l'ambiente»

«Il senso della mozione e del percorso intrapreso - dichiara Michele Alinovi, presidente del consiglio comunale ed esponente di Effetto Parma - è quello di proseguire con le politiche virtuose degli ultimi dieci anni e di togliere gli abusi dal Baganza». L'obiettivo è chiaro: «Più natura e meno cemento - sottolinea Alinovi - per tutelare sia l'ambiente che il paesaggio». Per fare questo «è necessario, per la sicurezza dei cittadini e del territorio ridare al torrente il suo spazio».

La recente delibera, proprio perché approvata all'unanimità dal consiglio comunale, rende ancora più chiara l'intesa tra le diverse forze politiche sul tema.

«Il progetto è in linea con gli strumenti di pianificazione - afferma Chiara Vernizzi, assessora alla Rigenerazione urbana e al Commercio -. Se da un lato, infatti, c'è la demolizione degli abusivi e il monitoraggio dei procedimenti amministrativi, dall'altro c'è il contestuale desigillamento dei terreni. All'interno del Pug - specifica - si sta ragionando molto sul tema dei piani di delocalizzazione». Questa nuova fase della lotta all'abuso edilizio «è un pezzo importante - chiosa Vernizzi - del percorso partito dieci anni fa».

Anna Pinazzi