AVEVA 87 ANNI

Addio a Giorgio Bruno Montanari, l'ingegnere che amava la montagna

È deceduto il 27 settembre a 87 anni nella sua casa di Parma l’ingegnere Giorgio Bruno Montanari, tecnico nel packaging dell’agroalimentare, soprannominato dai compagni e amici di montagna «Dai Dai». Nato a Montecchio, quinto figlio maschio, ebbe l'occasione di studiare ingegneria a Padova e iniziare subito a lavorare come ingegnere meccanico. Il suo primo incarico fu alla Ferrari, il suo sogno, poi via verso il mondo dell'industria come dirigente e consulente di importanti ditte del territorio come la Fa.Ba, poi l'occasione della progettazione dell'Incam. Nella sua lunga carriera seguì la costruzione di stabilimenti di inscatolamento in Italia e nel mondo.

«Oggi le scatolette di tonno con apertura easy open o le bottiglie in Pet ci sembrano esistere da sempre, ma non è così - prosegue la figlia Laura nella lettera-ricordo dedicata al padre - le prime bottiglie italiane in Pet nacquero proprio dalla linea di produzione della Fa.Ba di Reggio Emilia».

Il suo tempo libero era dedicato al suo grande amore, la montagna. Nell’estate del 1977, al bivacco Fiorio, val Ferret, nel massiccio del Monte Bianco a 2810 metri, insieme a Elia Monica, Marzia Buzzani, Andrea Spaggiari e Paolo Sacchetti, durante un'escursione nacque l'idea di aprire e fondare la scuola di sci alpinismo del Cai di Parma. Nel 1978 aprirono i primi corsi di sci della sezione parmigiana. «Dai Dai», tra lavoro e montagna, seguì attivamente la crescita del movimento dello sci alpinismo a Parma insegnando l'etica e il rispetto verso la montagna.

«Tanti corsi, tante avventure meravigliose in un periodo dove la montagna rappresentava più che mai un luogo di fratellanza: sarà forse per l'altitudine e per le difficoltà, ma in montagna ci si apre, ci si racconta e ci si confida con più spontaneità - racconta -. Giorgio era un uomo d’altri tempi, formale e rigoroso come sanno essere gli ingegneri, ma in quota e in escursione pretendeva che gli dessero del «tu», ma una volta tornato in pianura, tolto il piumino e indossata camicia e cravatta, ritornava più serio e austero».

Le escursioni alpinistiche, prosegue la figlia, «diventarono un luogo di crescita, il gruppo era la forza che faceva andare avanti nelle condizioni più difficili, in quota si condivide tutto, riserve di cibo, notti in rifugio o in bivacchi di fortuna, animati da quello spirito che unisce uomo e natura. Cieli stellati, paesaggi imponenti, il sole che si riflette sulla neve scintillante, le sfumature del manto nevoso che affinano i sensi, nevicate di fiocchi continui dove non si distingue più terra e cielo. Erano ancora i tempi del cuoio e del legno, di bussola e cartina, di istintivo orientamento per scendere a valle fino a incontrare un confortevole rifugio».

Il legame fra Bruno Montanari e la montagna è stato viscerale, come si può ben capire dalla lettera-ricordo della figlia. «“Dai Dai”» è un motto, Su! Via! Andiamo avanti! Un incitamento valido in montagna, un luogo bello e difficile, che è metafora della vita di tutti noi. Ciao “Dai Dai”, instancabile lettore, viaggiatore e magnifico marito e padre».