LE ANALISI DEL RIS

Vignale, il primo neonato forse sepolto nudo: le fibre ritrovate attorno alle ossa di un telo poi fatto sparire

Georgia Azzali

Il suo primo figlio. A soli 20 anni. Eppure, Chiara Petrolini sembra aver superato tutto: il dolore, la paura, lo smarrimento. Anche quel 12 maggio 2023, secondo quanto hanno accertato i carabinieri incrociando vari dati investigativi, avrebbe partorito in solitudine. In casa. Mentre i genitori erano al saggio di pianoforte del fratello minore. Un bambino venuto alla luce forse nella stessa camera della taverna, dove poi è nato il secondo, e sotterrato poco dopo nell'aiuola sotto la finestra della sua stanza. Ma il primo neonato potrebbe essere stato adagiato nudo nella terra, dopo essere stato avvolto in un asciugamano o in un panno: è quanto emerge dalle prime analisi del Ris di Parma. Attorno alle ossa del piccolo, ritrovato il 7 settembre scorso, erano infatti presenti delle fibre, che fanno ipotizzare uno scenario: dopo il parto, Chiara avrebbe coperto il bimbo (anche per evitare eventuali sguardi dei vicini, oltre che per asciugare il corpicino) e poi l'avrebbe deposto nella buca. Sicuramente più larga e profonda di quella del secondo neonato, ritrovato ad agosto: forse perché la ragazza sapeva di avere più tempo (essendo anche certa che i familiari sarebbero rimasti per un determinato tempo al saggio dell'altro figlio), mentre - nel secondo caso - il parto è avvenuto di notte e a poche ore di distanza dalla partenza per le vacanze negli Stati Uniti con la famiglia. Inoltre, scavare nella terra arsa dal sole d'agosto deve essere stato maledettamente più complicato che a maggio.

La salvietta bruciata?
Cotone, lana, materiale sintetico: sarà la cosiddetta caratterizzazione a definire la tipologia delle fibre ritrovate accanto alle ossa. Ma questo è solo il primo passo, perché poi sarà fondamentale la comparazione, ossia si cercherà di trovare una corrispondenza tra quei residui avvolti allo scheletro del piccolo e ciò che avrebbe potuto rilasciarli. Un asciugamano, un panno o qualche altro oggetto di cui nel frattempo Chiara potrebbe essersi liberata, magari bruciandolo. Ma, se così fosse, in casa potrebbe esserne ritrovato uno della stessa serie, ammesso che esista.

Nuovi dettagli per tentare di capire qualcosa in più di quel primo parto. Dell'inizio dell'abisso. Perché si sa solo che anche quel bimbo era un maschio, figlio di Chiara e di Samuel, l'ex fidanzato. Ma come sia morto è ancora un mistero, perché la ragazza poco o nulla ha spiegato. E anche l'analisi antropologica sulle ossa per accertare le cause della morte si preannuncia molto complicata.

Il sangue che non c'è
Ma nei laboratori del Ris continuano anche le analisi sulle forbici che Chiara ha indicato agli investigatori come quelle con cui avrebbe reciso il cordone ombelicale: un taglio rimasto «aperto», che ha provocato un'emorragia fatale per il bambino. Sulle lame non sono state trovate tracce ematiche, ma si stanno effettuando accertamenti anche sulle parti interne delle cesoie, che sono state smontate. Il fatto che non sia stato trovato sangue sulle forbici non significa necessariamente che Chiara abbia mentito: potrebbe averle lavate accuratamente prima di riporle, tuttavia i residui misti di sangue, acqua e detersivo potrebbero essere poi rintracciati nelle parti interne.

Attesa per il Riesame
Piccole tessere di un puzzle che è già stato in gran parte ricostruito. Perché gli inquirenti restano convinti che Chiara, studentessa e baby sitter modello, abbia organizzato e portato a termine i suoi piani di morte da sola, tanto è vero che anche la posizione dei genitori, tuttora indagati, sarebbe destinata ad essere archiviata. Mentre per Chiara, sotto inchiesta per omicidio premeditato e aggravato dal rapporto con il discendente, oltre che per la soppressione di entrambi i cadaveri (anche se il gip ha ritenuto che, nel caso del bimbo ritrovato ad agosto, si tratti «solo» di occultamento), la prospettiva potrebbe farsi più pesante, seppure in tempi non brevissimi. Da due settimane ai domiciliari, rischia però di finire in cella. La procura ha infatti presentato appello al tribunale del Riesame contro l'ordinanza del gip che ha detto no al carcere. L'udienza non è ancora stata fissata, ma i giudici hanno venti giorni di tempo dalla presentazione dell'istanza per decidere. Tuttavia, anche se dovessero accogliere l'appello del pm, fino alla decisione della Cassazione Chiara rimarrebbe ai domiciliari. Accanto a lei, i genitori. Con cui - forse - non ha ancora condiviso tutti i suoi segreti. Gli enigmi che si porta dentro.

Georgia Azzali