SEMI PIONEER
Sissa, Corteva investe oltre 9 milioni di euro per un impianto di ultima generazione - Videointervista
Un impianto unico in Europa, da tecnologia tedesca, frutto di un investimento di 10 milioni di dollari (oltre 9,2 milioni di euro). Un essiccatoio di ultima generazione per il mais che permette di ottimizzare i processi produttivi e i consumi di energia e portando la qualità dei semi prodotti a livelli ancora più alti. Sono questi i contorni dell'investimento di Corteva Agriscience nello stabilimento di Sissa.
Video-intervista a Gabriele Burato: l'investimento e le novità
Nel suo genere «è come una Ferrari», sintetizza Alfredo Martani, production location manager di Corteva e responsabile del sito produttivo di Sissa. Il nuovo impianto è stato presentato ieri alla stampa, dopo un taglio del nastro con le autorità locali a porte chiuse, nei giorni scorsi. Più Martani scende nei dettagli del progetto, più emerge l'emozione nel descrivere un impianto con innovazioni prime nel loro genere in Europa. Innovazioni realizzate a Sissa, in uno stabilimento che si occupa di mais ma anche soia, girasole e colza invernale. «Siamo gli unici in Europa ad avere quattro colture diverse nello stesso plant».
Hanno presentato l'investimento Gabriele Burato, country leader di Corteva Italia, il direttore di produzione italiano Alfredo Martani, Francesca Paparo, regional supply chain leader, e il customer marketing manager Matteo Piombino.
L’essiccatoio di ultima generazione ne ha sostituito due obsoleti ed è stato costruito in circa quattro mesi. «Aumenterà l’efficienza delle sementi a marchio Pioneer prodotte a Sissa - è stato detto - e contribuirà ad evitare danni al seme preservandone la capacità di germinazione, per ottenere un raccolto sano e abbondante». Burato rimarca infatti come una delle caratteristiche sia «la grande delicatezza con cui viene trattato il seme, dall'inizio alla fine del processo, mantenendo al massimo le qualità germinative del seme che ne risulta». Questa tecnologia, aggiunge, «è presente in Sudamerica e negli Stati Uniti ma è la prima volta per l'Europa. Questo ci rende ancora pieni di orgoglio ed è un riconoscimento alla grande professionalità che per oltre quarant'anni questo stabilimento ha mostrato nella produzione».
Fra gli obiettivi: ottimizzare i consumi di gas ed elettricità ridotti del 30% (con un risparmio nell'ordine delle centinaia di migliaia di euro l'anno) e «portare ad altissimi livelli di sicurezza il lavoro degli operatori», definito dai responsabili «il primo valore per la società». Sul fronte della sostenibilità, inoltre, i responsabili dell'azienda rivendicano l'aumento dal 2% al 25% dell'irrigazione a goccia nei campi e la riduzione di oltre il 50% della plastica utilizzata per i bancali.
Nello stabilimento di Sissa, Corteva controlla tutto il ciclo produttivo del mais, che arriva dai suoi campi in Romagna (il 50% del totale), Veneto (25%) e dalla zona di Cremona, Lodi e Piacenza. Si procede con le varie fasi di lavorazione delle pannocchie, fra cui l'essiccazione per abbassare il livello di umidità. Ed è qui che entra in campo l'innovativo essiccatoio. Nei vecchi impianti ogni «cella» poteva ricevere due autotreni; ora sono quattro. Ognuna ha il proprio ventilatore e un bruciatore. L'impianto è fatto in modo da ottimizzare l'uso dell'aria e i consumi di energia. Su quest'ultimo fronte l'azienda investe anche per rendersi più autonoma.
A Sissa si lavora per installare un impianto fotovoltaico, che entrerà in funzione nella primavera 2025 e permetterà allo stabilimento di essere autosufficiente nei 9 mesi in cui non c'è la campagna del mais.
«La società ha investito tantissimo qui - aggiunge Martani -. Si lavora da primi di agosto a fine marzo, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, con 200 persone fra tempo indeterminato (70, ndr) e stagionali. Siamo cresciuti a 5 linee produttive negli ultimi due anni e serviamo i clienti complessi. Siamo all’avanguardia in Europa». Gli stagionali lavorano da agosto a marzo.
«Abbiamo un notevole impatto sul territorio», nota Martani. Ci sono opportunità per studenti universitari che a ottobre riprendono le lezioni, ad esempio, ma non solo. Anche in questo settore, però, dalla pandemia in poi è diventato più difficile reperire personale.
L'Italia è il primo mercato di sbocco per i prodotti realizzati a Sissa. Il gruppo comunque ha una presenza internazionale. Come spiega Paparo, ha altri 6 impianti di proprietà in Francia, Austria, Ungheria, Romania, Turchia e Ucraina. Uno stabilimento a nord-est di Kiev che nonostante il conflitto «è attivo e serve il mercato ucraino».
Nonostante il contesto internazionale instabile, tuttavia, in generale Burato si dice ottimista.
Di fronte a ogni nuovo problema, sottolinea, «ci si accorge quanto il cibo sia qualcosa che troppe volte si dà per scontato. Non viene data sufficiente priorità alla messa in sicurezza alimentare. L’agricoltura italiana ha una prospettiva molto buona. Negli ultimi 10-15 anni siamo diventati importatori netti di prodotti legati a importanti lavorazioni zootecniche e prodotti Dop. Abbiamo la possibilità di riportare in Italia un po’ di produzione e abbiamo una stabilità di consumo che fa ben sperare. Vedo positività per l’Italia».
Andrea Violi