Anniversario
Alluvione del Baganza, la rabbia del comitato: «Rimborsi con il contagocce»
A dieci anni dall'alluvione del Baganza - oggi cade l'anniversario - resta ancora tanta amarezza tra quelli che, dopo aver perso tutto (o quasi) si sono visti arrivare i rimborsi con il contagocce. «Il rimborso, alla fine, è stato pari a 7-8% di quanto è stato danneggiato», sbotta Pierluigi Saldina, presidente del Comitato alluvionati che ha «raccolto quattromila adesioni», durante la giornata di studi organizzata ieri al Campus per il decennale dell'alluvione che ha sommerso i quartieri Montanara e Molinetto. Il convegno, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli (che è stato anche uno degli organizzatori) è stato realizzato grazie alla collaborazione dell'Università (Dipartimento di ingegneria e architettura) e del Comune.
«Sistema da rivedere»
«Il Comune aveva rendicontato 10 milioni di euro di danni al patrimonio edilizio privato. Ma la somma era maggiore, perché su 233 domande di risarcimento, ne erano state accolte 187 - prosegue Saldina -. Alla fine, dallo Stato sono arrivati rimborsi solo per 1,5 milioni. E pensare che Fondazione Cariparma e Munus, da sole, avevano garantito un milione per le auto danneggiate. È evidente, il sistema dei rimborsi è da rivedere totalmente».
Ripercorrendo il complesso iter burocratico, Saldina ricorda che era escluso dal risarcimento danni «ciò che era nei garage e nelle cantine, i lavori fatti in autonomia non documentabili con scontrini o fatture e i garage staccati dal corpo di fabbrica principale». Condizioni molto penalizzanti per i danneggiati, sostiene. «Vi rendete conto di quanta roba è stata esclusa dai rimborsi?». E ancora: «Veniva garantito un contributo di 300 euro a vano. Troppo poco per chi, ad esempio, aveva perso tutta la camera da letto».
Michele Alinovi, assessore ai Lavori pubblici e Urbanistica dell'epoca dell'alluvione, ricorda gli sforzi fatti a favore dei danneggiati. «Il Comune, anche in via ufficiale, ha segnalato più volte al governo Renzi che bisognava allargare le maglie dei rimborsi. Ricordo una mia lettera al riguardo che è rimasta inascoltata». Per cercare di sveltire le procedure, l'amministrazione Pizzarotti, all'epoca, decise di gestire direttamente i rimborsi. «L'impegno - assicura l'ex assessore - è stato massimo».
La grande opera
La cassa di espansione sul Baganza è l'opera più attesa per mettere al riparo Parma dalle alluvioni. «I lavori sono completati al 54%. Speriamo di arrivare alla fine del 2026 con l'opera completata», si augura Mirella Vergnani, in qualità di responsabile unico di procedimento (Rup) della cassa che avrà un ingombro di 66 ettari. Al momento, il suo costo si aggira attorno ai 114 milioni di euro, ma il prezzo è lievitato nel corso degli anni: il progetto definitivo parlava di 55 milioni, poi saliti a 80 con l'esecutivo. Vergnani non vuol sentir parlare di ritardi: «Cantierizzare una diga in sette anni è un unicum. Tempi record per un'opera di questo tipo».
«La cassa non avrà un uso plurimo», dice rispondendo ad una richiesta dell'assessore comunale all'Ambiente Gianluca Borghi, il quale allarga il discorso sull'acqua e parla dell'imponente piano di rinnovamento della rete idrica «per ridurre le perdite sotto il 20%, dall'attuale 34%, entro il 2030».
Tornando alla cassa, Alinovi sottolinea un dato politico: «La sua realizzazione è merito di Stefano Bonaccini, all'epoca presidente della Regione, e dell'ex sindaco Federico Pizzarotti».
Ma la cassa non basterà per mettere in sicurezza anche Colorno. Ed è per questo che Andrea Colombo, dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, parla di due aree, una a nord e una a sud del paese, per contenere l'acqua che tracima dall'argine maestro sulla Parma, della risagomatura dell'alveo e dell'abbassamento del piano golenale.
Soccorsi più pronti
Il rischio zero non esiste, ma il sindaco Michele Guerra assicura: «Oggi, grazie all'esperienza accumulata nel 2014, abbiamo un sistema di Protezione civile più pronto ed efficiente nel rispondere alle emergenze». Il sindaco poi pensa al 2025, quando Parma, dal 20 al 23 maggio, diventerà la capitale internazionale dell'acqua. «Sarà un'occasione per fare passi avanti nella conoscenza».
Il nodo del Naviglio
Francesca Mantelli, presidente del Consorzio di bonifica, lancia un avvertimento sul canale Naviglio: «A nord del centro città alcuni tratti sono particolarmente aggrediti dagli insediamenti residenziali e produttivi, che impediscono una corretta manutenzione. Nei momenti di maggiore criticità potrebbero quindi essere allagati garage e cantine». In questo caso l'attenzione è concentrata sulla zona di via Naviglio Alto.
Pierluigi Dallapina