GLI ESPERTI
«Fiumi in piena, la città salvata dalla cassa di espansione sulla Parma»
Una città completamente sott'acqua. «Cosa sarebbe successo, dieci anni fa, se non ci fosse stata la cassa di espansione sul torrente Parma? Non si sarebbero allagati solo i quartieri Montanara e Molinetto. L'acqua avrebbe superato ponte di Mezzo, allagando sia la sponda sinistra (l'Oltretorrente, ndr), che quella destra. L'acqua sarebbe arrivata in piazza Garibaldi, piazza Duomo e alla ferrovia», spiega Alessia Ferrari, ricercatrice dell'ateneo, mentre mostra al pubblico del Centro congressi del Campus una mappa in cui il blu dell'acqua ricopre la quasi totalità delle strade di Parma.
Ma quel lunedì pomeriggio, con il Baganza fuori controllo e il diluvio caduto in mattinata sulla Val Parma, non fu semplice governare la cassa di Marano. «Ero in auto, stavo tornando da Torino. Mi chiamarono al telefono e mi spiegarono cosa stava accadendo. Dato che non erano previste altre precipitazioni, decidemmo di chiudere il più possibile la cassa sulla Parma e ci è andata bene. Passammo da 200 a 80 metri cubi al secondo in uscita», racconta Gianluca Zanichelli, direttore di Aipo. La cassa di Marano, in pratica, venne trasformata in una diga per trattenere più acqua possibile. La decisione fu presa al volo e il rischio era enorme, ma quell'azzardo ragionato si rivelò decisivo per mettere in sicurezza sia la città che Colorno.
Ma non basta. «Il nostro territorio non è ancora del tutto sicuro», dichiara in una nota a margine del convegno, il vicepresidente dell’assemblea legislativa regionale ed esponente della Lega, Fabio Rainieri, che invoca a gran voce la cassa di espansione sul Baganza. «Tempi infiniti», attacca pensando alla realizzazione della grande opera. E poi: «C’è un problema di normative che ostacolano la pronta ed estesa manutenzione dei corsi d’acqua».
P.Dall.