IL MINISTRO

Lollobrigida: «Difendere il Made in Italy nel mondo»

Pierluigi Dallapina

Tanto amato quanto copiato. Ma il Parmigiano Reggiano non è la sola eccellenza alimentare Made in Italy a dover fare i conti con la concorrenza sleale. Per questo Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura e della sovranità alimentare, torna con forza a chiedere ai Paesi stranieri di tutelare le indicazioni geografiche, perché il Made in Italy continua ad essere sinonimo di prodotti ben fatti, di qualità e che molto spesso racchiudono un sapere antico.

«Questa mattina alle ore 11 (ieri mattina per chi legge, ndr) avevo già fatto nove incontri bilaterali con Paesi di tutto il pianeta, alla Fao. Erano Paesi in via di sviluppo che ci chiedevano aiuto - spiega il ministro Lollobrigida, al termine della cerimonia al Regio per i 90 anni del Consorzio del Parmigiano Reggiano -. A tutti abbiamo offerto con generosità, com'è tipico di noi italiani, il massimo sostegno per la ricerca, per la tecnologia, per la meccanizzazione. Ma abbiamo anche chiesto una cosa in cambio di questi aiuti: la protezione delle indicazioni geografiche, perché quelle sono il nostro nome e il nostro cognome, che non va svilito, come purtroppo è successo in tante nazioni, con prodotti che tentano di imitarci, non giocano la partita della qualità. Tentano invece di appropriarsi di quello che i nostri padri, i nostri nonni, per generazioni hanno saputo costruire».

Basta ingannare i consumatori in giro per il mondo con prodotto che sembrano italiani, ma non lo sono. «Questa è l'unica cosa che chiediamo al mondo - afferma con decisione Lollobrigida - proteggere il valore di quello che abbiamo realizzato per permettere alla nostra piccola Italia di rappresentare un'eccellenza che viene riassunta in un termine che è ben percepito nel mondo e che significa bene, bello e buono, cioè Made in Italy»

Tra le eccellenze italiane il ministro annovera anche quello che viene definito il re dei formaggi. «Il G7 lo abbiamo aperto con il Parmigiano, onorando i 90 anni del Consorzio. Una forma di Parmigiano ha aperto DiviNazione, che era l'Expo legato al sistema Italia, un sistema che è anche agroalimentare, così come lo sono la cultura, la tradizione e il Parmigiano Reggiano, che racconta la storia della nostra Italia. Una storia intesa come radici che hanno millenni di storia e che mettono insieme tanti elementi monumentali, musicali, culturali, capacità di produzione e di trasformazione, filiere che oggi riescono a dare valore e a ripartirlo in maniera sempre più equa e convincente, a tutela del territorio».

Quello delle filiere è un tema chiave, perché può legarsi al territorio, inteso come aree che resistono allo spopolamento grazie a prodotti d'eccellenza. Non è un caso che la maggior parte del territorio di produzione del Parmigiano Reggiano (ben il 70%) sia in collina e montagna.

«La presenza di un prodotto di valore - prosegue il ministro - garantisce anche il mantenimento e l'antropizzazione di aree che, quando vengono colpite dagli effetti del cambiamento climatico, subiscono effetti meno impattanti rispetto a quelle aree che sono state abbandonate e desertificate». Il Parmigiano Reggiano può quindi essere visto anche come un prodotto che, evitando lo spopolamento di alcune aree periferiche, come la montagna, favorisce la cura del territorio. Quello stesso territorio che permette di produrre un'eccellenza alimentare riconosciuta in tutto il mondo.

Un ultimo accenno il ministro lo dedica ancora all'importanza delle filiere. «La filiera è l'unica strada per dare al prodotto un valore che supera il valore intrinseco del prodotto stesso. Bisogna avere filiere che diano valore ad ogni loro parte. Aumentando il valore di un prodotto durante la distribuzione, si riesce a pagare meglio anche il produttore iniziale. Il latte, come lo pagano i produttori di Parmigiano, non lo paga nessuno».

Pierluigi Dallapina