Sanità
Medici di famiglia in affanno: tanti pazienti (in media 1400)
Sono attualmente 274 i medici di medicina generale, in convenzione con l'Ausl, che lavorano negli ambulatori di Parma e provincia: 267 quelli incaricati, sette i provvisori.
Complessivamente, sono un paio di medici in più rispetto ad un'analoga rilevazione dello scorso febbraio, ma decisamente meno rispetto - ad esempio - al 2010, quando erano 303.
Di conseguenza, è cambiato il rapporto medio di assistiti in carico per ogni professionista: 14 anni fa erano 1.267, oggi 1.444.
Numeri che disegnano una professione in cambiamento, che vede la concentrazione dei pazienti su un numero più ristretto di professionisti.
Effetto anche, spiega Faissal Choroma, direttore del dipartimento aziendale cure primarie dell'Ausl di Parma, «di una riorganizzazione della rete territoriale che va nell'ottica dell'associazionismo. Oggi i medici in gruppo (ossia associati in un unico stabile, che si interfacciano su un unico sistema e si prendono cura tutti di tutti i pazienti), o quelli in rete (collegati in modo informatico, anche se ciascuno visita nel proprio studio), sono l'89% del totale. E fin dal corso di specializzazione di medicina generale, i medici sono indirizzati ad un'organizzazione improntata ad una logica di gruppo e di integrazione».
Inoltre il nuovo accordo collettivo nazionale della medicina generale, entrato in vigore lo scorso aprile, confermando il numero massimo di assistiti in 1500 a medico, introduce una nuova percentuale di deroghe (dal 5% al 20% del totale) che innalzano il numero massimo di pazienti a 1800.
Le deroghe sono stringenti, spiega Paola Marchesi, direttrice dell'unità operativa personale convenzionato Ausl, e applicabili in caso di ricongiungimenti familiari, domiciliati ma non residenti, zone limitrofe ad altre regioni (come ad esempio Sorbolo, paese diviso fra Parma e Reggio), cittadini extracomunitari con regolare permesso di soggiorno.
Nella nostra provincia, spiegano dall'Ausl, vi è solo un medico con 1.800 assistiti e un altro che ne ha pochi meno (un dato «dinamico» riferito al giorno dell'intervista).
«Rispetto alle criticità degli anni passati, oggi la copertura territoriale dell'assistenza di medicina generale e la disponibilità di posti sono migliorate - dice Choroma - Sono 23.231 i posti disponibili a Parma e provincia, garantiti da 56 medici di famiglia. E anche il distretto Valli Tari e Ceno, che in passato presentava problematicità di copertura, oggi può contare su 12 medici che possono ancora accogliere complessivamente oltre 5.800 assistiti. E nel distretto sud est 15 medici offrono disponibilità per oltre 7.500 assistiti».
Di recente il panorama della medicina di base è cambiato anche con l'innalzamento volontario dell'età pensionabile, passata da 70 a 72 anni. Su 26 medici andati in pensione finora nel 2024, sei hanno chiesto all'Ausl - e ottenuto - di restare. Una scelta che è effetto della longevità e della migliore qualità di vita nella terza età, ma dettata anche, dice Marchesi, «dall'esigenza di garantire continuità ai pazienti mentre si ricerca un sostituto definitivo». Una decisione che potrebbero prendere anche alcuni dei 31 medici che, fra il 2025 e 2026, compiranno 70 anni.
Ma non ci sono solo i massimalisti. Ai medici di medicina generale è anche data la possibilità di auto-limitare il numero di assistiti (per problemi di salute, ad esempio, o per accudire neonati), optando per una riduzione del massimale, comunque non inferiore a 1.300.
Vi sono inoltre i medici corsisti, cioè medici in corso di formazione di medicina generale, che in base all’anno di frequenza hanno massimali differenti (primo anno 1.000, secondo 1.200 e terzo fino a 1.500, tutti senza deroghe).
Vi sono infine medici che hanno optato di esercitare anche la libera professione, quindi con massimale di 500 (due professionisti a Parma e provincia). Complessivamente a Parma e provincia i medici autolimitati sono 48.
Infine, i compensi dei medici di medicina generale. Il compenso forfettario annuo per assistito è di 42,14 euro. «Ma sul compenso complessivo conta anche l'assistenza domiciliare, retribuita di più, alcune prestazioni e l'adesione ai tanti progetti sulle cronicità che coinvolgono i medici di famiglia in un'assistenza integrata con ospedale e territorio», dice Choroma.