ALLUVIONE
Le testimonianze: «Giorni terribili, allagamenti troppo frequenti»
L’ondata di piena causata dalla pioggia caduta nei giorni scorsi è passata ma restano ancora problemi e molta acqua nei campi tanto che non sarà possibile procedere alla semina in diversi punti.
C’è chi se l’è vista brutta, nella notte fra sabato e domenica, e l’unica frase che si sente ripetere da più parti è «questa volta è andata bene». Un problema che sembra non avere una soluzione nel breve periodo e richiede comunque l’attenzione delle istituzioni fino ai livelli più alti.
«Stamattina presto (ieri per chi legge, ndr) stava tracimando il canale Boccacava - afferma Valentino Peri, presidente del caseificio Ramoscello - alle 8 fortunatamente stava già rientrando. Nei giorni scorsi ci è andata molto bene, siamo stati graziati perché l’acqua non è entrata ma abbiamo dovuto integrare le pompe con una turbina collegata a un trattore per tenere vuoti i tunnel delle caldaie».
Vicino alla trattoria «Al Cacciatore» di Frassinara è tracimato il canale Terrieri, mentre a Enzano e Coenzo si pensava di evacuare le persone: l’acqua ha invaso un campo vicino ma non ci sono stati danni e nemmeno allagamenti al locale.
Situazione diversa invece per l’azienda agricola di Gianluca Bragazzi, in via Certosino ovvero al confine fra Parma e Sorbolo Mezzani.
«Il cortile si è asciugato - afferma il titolare, 49enne nato in campagna - ma i campi sono ancora pieni e domani (oggi per chi legge, ndr) è prevista ancora pioggia. Non abbiamo dormito per 48 ore per continuare a tenere fuori l’acqua dalla casa in cui si trovano i contatori dell’elettricità che serve per far funzionare la stalla, con circa 50 bovini, e il pozzo. L’acqua è arrivata in fondo alla stalla, sono riuscito a controllarla con una pompa elettrica. Fino a quando riusciremo a tenere sotto controllo la situazione?».«In strada Certosino e in zona Castelletto c’è ancora molta acqua, in qualche punto non si riesce nemmeno a mettere le pompe per farla defluire. Il foraggio dovrà essere buttato mentre i campi erano pronti per la semina ma non ci si potrà fare nulla per lungo tempo, significa che non ci sarà un raccolto. In un giorno e mezzo è andato in rovina il lavoro di un anno».
La situazione non è stata facile, per abbeverare le mucche è stato necessario far passare un tubo, ottenere un permesso e dei cartelli stradali arrivati dalla Protezione Civile ma è servito molto tempo, normale visto il momento di crisi. «Abbiamo contenuto l’alluvione - afferma Bragazzi - con assi di legno e schiuma per intercapedini: un amico mi ha aperto il magazzino all’una di notte. Sono stato avvisato quando la piena era a Chiozzola, ho avuto due ore circa per organizzarmi».
«Il problema è strutturale - prosegue il titolare dell’azienda agricola - si mette sempre più asfalto e si fanno aziende sempre più grandi ma fossi e canali sono quelli di 60 o 100 anni fa, fatti con il badile dai monaci. I mezzi ora ci sono, occorrono le pompe nei punti critici, paratoie e tutto quel che serve per contenere fenomeni simili. Nessuno a memoria d’uomo ricordava qui un’esondazione simile specie del Fumolenta, 40 anni fa le terre si sono allagate perché si era rotto l’argine. L’ultima alluvione è stata nel 2014, non abbiamo ottenuto nessun indennizzo per i danni. Ora precipitazioni simili sono sempre più frequenti. Senza mezzi adeguati sembra di lottare contro i mulini di vento, la motivazione viene meno e il rischio è che le campagne vengano abbandonate».
Silvio Marvisi